Articolo 1141 codice civile
Mutamento della detenzione in possesso
Si presume il possesso in colui che esercita il potere di fatto, quando non si prova che ha cominciato a esercitarlo semplicemente come detenzione.
Se alcuno ha cominciato ad avere la detenzione, non può acquistare il possesso finché il titolo non venga ad essere mutato per causa proveniente da un terzo o in forza di opposizione da lui fatta contro il possessore. Ciò vale anche per i successori a titolo universale.
Giurisprudenza:
Interruzione della prescrizione – Domanda giudiziale – La proposizione di una domanda giudiziale determina, sino al passaggio in giudicato della sentenza che definisce il giudizio, l’interruzione della prescrizione acquisitiva che regola il possesso “ad usucapionem”. Ne consegue che, se il giudizio si conclude con il riconoscimento del diritto del titolare, il possessore potrà invocare l’usucapione in forza della protrazione del suo possesso solo a decorrere dal passaggio in giudicato, fatte salve le ipotesi di comportamenti provenienti dal possessore medesimo e comportanti, anche implicitamente, il riconoscimento del … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 25-11-2021, n. 36627
In un contratto ad effetti obbligatori, la “traditio” del bene non configura la trasmissione del suo possesso ma l’insorgenza di una mera detenzione, sebbene qualificata, salvo che intervenga una “interversio possessionis”, mediante la manifestazione esterna, diretta contro il proprietario/possessore, della volontà di esercizio del possesso “uti dominus”, atteso che il possesso costituisce una situazione di fatto, non trasmissibile, di per sé, con atto negoziale separatamente dal trasferimento del diritto corrispondente al suo esercizio, sicché non opera la presunzione del possesso utile “ad usucapionem”, previsto dall’art. 1141 c.c., quando la relazione con il bene derivi da un atto o da un fatto del proprietario non corrispondente al trasferimento del diritto. (Nella specie, la S.C. ha confermato la decisione di merito che, ravvisando l’esistenza di un contratto di comodato, aveva escluso che l’utilizzo esclusivo del bene ed il compimento di atti di amministrazione, per la conservazione ed il miglioramento delle sue condizioni, integrasse un atto di interversione del possesso nei confronti … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 22-10-2021, n. 29594
La interversione della detenzione in possesso può avvenire anche attraverso il compimento di attività materiali, qualora esse manifestino in modo inequivocabile e riconoscibile dall’avente diritto il potere sulla cosa esclusivamente “nomine proprio”, vantando per sé il diritto corrispondente al possesso in contrapposizione con quello del titolare della cosa, come nel caso in cui sul fondo sia stata realizzata una costruzione. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 26-08-2021, n. 23458
In tema di recupero a tassazione di redditi di capitale maturati su somme detenute all’estero, ai fini dell’imposizione a titolo personale sul reddito delle persone fisiche (art. 1 TUIR) rileva la materiale riconducibilità al possessore, a prescindere dal titolo giuridico, delle liquidità versate sul conto corrente estero, non essendo necessario, a fronte della dimostrata disponibilità esclusiva dei depositi bancari, che l’Agenzia delle entrate provi l’interversione del possesso. (Nella specie la S.C. ha escluso che gravasse sull’Ufficio la prova della traslazione del possesso dei fondi “neri” dalla sfera occulta del partito politico cui sarebbero stati retrocessi, secondo la tesi del contribuente, a quella altrettanto occulta del patrimonio personale del suo segretario “pro tempore” cui erano stati notificati gli avvisi di accertamento e che era risultato possessore del conto corrente). Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 12-07-2021, n. 19832
In tema di possesso idoneo all’usucapione, la “traditio” della cosa avvenuta in forza di un contratto che, sia pure inefficace, risulti comunque diretto a trasferire la proprietà del bene costituisce elemento idoneo a fare ritenere che la relazione di fatto instauratasi tra l'”accipiens” e la “res tradita” sia sorretta dall'”animus rem sibi habendi”. (Nella specie, la S.C., in applicazione del principio sopra enunciato, ha cassato la sentenza di appello che, in un giudizio di usucapione, aveva ricondotto la materiale disponibilità di tre immobili ad un contratto di comodato, escludendo dalla ricostruzione fattuale le vicende legate ad una scrittura privata in cui l’attore aveva ceduto un terreno a terzi ricevendo in permuta il diritto di … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 17-6-2021, n. 17388
Il coerede che, dopo la morte del “de cuius”, sia rimasto nel possesso del bene ereditario può, prima della divisione, usucapire la quota degli altri eredi, senza necessità di interversione del titolo del possesso; a tal fine, però, egli, che già possiede “animo proprio” ed a titolo di comproprietà, è tenuto ad estendere tale possesso in termini di esclusività, godendo del bene con modalità incompatibili con la possibilità di godimento altrui e tali da evidenziare un’inequivoca volontà di possedere “uti dominus” e non più “uti condominus”, risultando a tal fine insufficiente l’astensione degli altri partecipanti dall’uso della cosa comune. (Nella specie la S.C., riformando la pronuncia di merito, ha escluso che possa costituire prova dell’usucapione di un appartamento la circostanza che il coerede, che già vi abitava con il padre, abbia continuato, dopo la morte di questi, ad … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 8-4-2021, n. 9359
La successione “mortis causa” non determina di per sé il mutamento della detenzione in possesso, ma può integrare quella causa proveniente da un terzo che, ai sensi dell’art. 1141, comma 2, c.c., comporta l’investitura, non importa se valida oppure no, in un diritto reale sul bene detenuto. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 9-10-2020, n. 21854
La presunzione di possesso utile “ad usucapionem”, di cui all’art. 1141 c.c., non opera quando la relazione con il bene non consegua ad un atto volontario di apprensione, ma derivi da un iniziale atto o fatto del proprietario-possessore, come nell’ipotesi della mera convivenza nell’immobile con chi possiede il bene; in tal caso, la detenzione può mutare in possesso soltanto con un atto di interversione, consistente in una manifestazione esteriore, rivolta contro il possessore, affinché questi possa rendersi conto dell’avvenuto mutamento, da cui si desuma che il detentore abbia cessato di esercitare il potere di fatto sulla cosa in nome altrui ed abbia iniziato ad esercitarlo esclusivamente in nome proprio. Tale accertamento realizza un’indagine di fatto, rimessa all’apprezzamento discrezionale del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità, purché risulti logica e congruamente motivata. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 25-10-2019, n. 27411
In una situazione di compossesso – come quella esistente tra i componenti di una comunione ereditaria in pendenza del giudizio di divisione – è ravvisabile una lesione possessoria quando uno dei condividenti abbia alterato e violato, senza il consenso e in pregiudizio degli altri partecipanti, lo stato di fatto o la destinazione del bene oggetto del comune possesso, in modo da impedire o restringere il godimento spettante a ciascun compossessore sul bene medesimo mediante atti integranti un comportamento durevole, tale da evidenziare un possesso esclusivo “animo domini” su tutta la cosa, incompatibile con il permanere del possesso altrui. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 19-2-2019, n. 4844