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Art. 1373 cc – Recesso unilaterale dal contratto

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Articolo 1373 codice civile

Recesso unilaterale

Se a una delle parti è attribuita la facoltà di recedere dal contratto, tale facoltà può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione.

Nei contratti a esecuzione continuata o periodica, tale facoltà può essere esercitata anche successivamente, ma il recesso non ha effetto per le prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione.

Qualora sia stata stipulata la prestazione di un corrispettivo per il recesso, questo ha effetto quando la prestazione è eseguita.

E’ salvo in ogni caso il patto contrario.


 

Giurisprudenza:

Locazione – Immobili adibiti ad uso diverso da quello di abitazione – Recesso del conduttore esercizio

In tema di locazione di immobili urbani adibiti ad uso diverso da quello abitativo, ai fini del valido ed efficace esercizio del diritto potestativo di recesso, che presuppone la specificazione del grave motivo per cui il conduttore intende cessare anticipatamente il rapporto, non è sufficiente la mera indicazione di cessazione dell’attività esercitata nei locali locati, poiché, non esternando la ragione giustificativa della cessazione, ne impedisce la riconduzione ad un fatto estraneo alla … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 9-9-2022, n. 26618

 

Contratti conclusi ‘iure privatorum’ dalla p.a. – Recesso dell’ente pubblico – Modalità e forma

I contratti conclusi dalla P.A. “iure privatorum” sono assoggettati alla ordinaria disciplina civilistica – sebbene, per la loro validità, sia sempre richiesta la forma scritta – con la conseguenza che il recesso può essere validamente espresso dall’ente pubblico in qualsiasi forma, purché pervenga nella sfera di conoscenza del destinatario, ed è sottratto al sindacato di legittimità, riservato agli atti amministrativi, anche per quanto riguarda l’obbligo di motivazione, essendo necessario e sufficiente che risulti effettuato in presenza dei presupposti previsti per il suo esercizio. Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 7-7-2022, n. 21574

 

Contratto preliminare

Anche nell’ambito del contratto preliminare si applica la regola, stabilita dall’art. 1373, comma 1 c.c., secondo cui il recesso non può essere esercitato dalla parte quando, dopo la conclusione del contratto, questo abbia avuto un principio di esecuzione, quando cioè l’effetto reale del contratto si è in tutto o in parte realizzato o la prestazione obbligatoria, come la consegna del bene prima della stipulazione del contratto definitivo o il … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 5-7-2022, n. 21198

 

Locazione ad uso abitativo – Recesso del conduttore – Forma

Il recesso del conduttore dal contratto di locazione ad uso abitativo dev’essere comunicato per iscritto, essendo tale tipo di contratto soggetto alla forma scritta “ad substantiam”, ai sensi dell’art. 1, comma 4, della l. n. 431 del 1998. Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 13-6-2022, n. 18971

 

Risoluzione del contratto per mutuo dissenso con conseguente retrocessione dell’immobile – Imposta ipotecaria e catastale – Tassazione in misura proporzionale

In tema di imposta ipotecaria e catastale, la risoluzione del contratto per mutuo dissenso con conseguente retrocessione dell’immobile deve essere tassata in misura proporzionale indipendentemente dalla pattuizione di un corrispettivo, trattandosi di un nuovo contratto avente contenuto uguale e contrario a quello originario, ed effetti di natura retro-traslativa di un diritto reale, come tale espressione di un’autonoma capacità contributiva e perciò tassabile in base alla tariffa propria di tutti i contratti produttivi di tali effetti. Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 28-9-2021, n. 26212

 

Patto di non concorrenza risoluzione unilaterale del patto per volontà del datore di lavoro – Nullità per contrasto con norme imperative

La previsione della risoluzione del patto di non concorrenza rimessa all’arbitrio del datore di lavoro concreta una clausola nulla per contrasto con norme imperative, atteso che la limitazione allo scioglimento dell’attività lavorativa deve essere contenuta – in base a quanto previsto dall’art. 2125 c.c., interpretato alla luce degli artt. 4 e 35 Cost. – entro limiti determinati di oggetto, tempo e luogo, e va compensata da un maggior corrispettivo. Ne consegue che non può essere attribuito al datore di lavoro il potere unilaterale di … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Ordinanza 1-9-2021, n. 23723

 

Clausola che prevede l’obbligo di corrispettivo per il recesso o l’inadempimento – Natura vessatoria – Esclusione

In materia contrattuale le caparre, le clausole penali ed altre simili, con le quali le parti abbiano determinato in via convenzionale anticipata la misura del ristoro economico dovuto all’altra in caso di recesso o inadempimento, non avendo natura vessatoria, non rientrano tra quelle di cui all’art. 1341 c.c. e non … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 30-6-2021, n. 18550

 

Corrispettivo previsto per l’esercizio della facoltà del recesso

La domanda dell’appaltatore volta a conseguire dal committente il corrispettivo previsto per l’esercizio della facoltà di recesso pattuita in suo favore ai sensi dell’art. 1373 c.c. presuppone l’esistenza di un patto espresso che attribuisca al committente la facoltà di recedere dal contratto prima che questo abbia avuto un principio di esecuzione, nonché l’avvenuto esercizio del recesso entro tale limite temporale, ed ha per oggetto la prestazione, in corrispettivo dello “ius poenitendi”, di una somma (“multa poenitentialis”) integrante un debito di valuta e non di valore; diversa, invece è, la domanda dello stesso appaltatore di essere tenuto indenne dal committente avvalsosi del diritto di recesso riconosciutogli dall’art.1671 c.c., la quale presuppone l’esercizio, in un qualsiasi momento posteriore alla conclusione del contratto e quindi anche ad … continua a leggere Corte di Cassazione, Sezione 2 civile, Sentenza 7 marzo 2018, n. 5368

 

Importanza e gravità dell’inadempimento dell’appaltatore

In tema di appalto, nel caso di recesso del committente – sia per l’ipotesi di recesso legale di cui all’art. 1671 c.c., esercitabile in qualunque momento dopo la conclusione del contratto e che può essere giustificato anche dalla sfiducia verso l’appaltatore per fatti d’inadempimento, sia per l’ipotesi di recesso convenzionale, ex art.1373 c.c. – il contratto si scioglie senza necessità di indagini sull’importanza e gravità dell’inadempimento, le quali sono rilevanti soltanto quando il committente, pretenda dall’appaltatore il risarcimento del danno per inadempimento, nonostante questi abbia … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 27 gennaio 2017, n. 2130

 

Domanda di risoluzione per inadempimento e di accertamento dell’esercizio del recesso

Nei contratti a prestazione continuata o periodica (nella specie, l’appalto), la domanda di risoluzione del contratto per inadempimento è alternativa alla domanda di accertamento dell’esercizio del recesso, distinguendosene per “causa petendi” e “petitum”, atteso che, mirando la prima a una pronuncia di carattere costitutivo che faccia risalire la risoluzione al momento dell’inadempimento ed essendo fondata sulla commissione di un illecito (mentre, l’altra, sull’esercizio di una facoltà consentita dalla legge), il suo accoglimento preclude l’esame delle altre cause di scioglimento del medesimo rapporto contrattuale. Ne consegue, ulteriormente, che tra dette domande non vi è rapporto di continenza, sicché possono essere proposte nello stesso giudizio, dovendo il giudice, in caso di rigetto delle domande di risoluzione, esaminare se sia fondata quella di declaratoria di legittimo esercizio del diritto di recesso. – Corte di Cassazione, Sezione 2 civile, Sentenza 6 aprile 2011, n. 7878

 

Importanza e gravità dell’inadempimento dell’appaltatore

In tema di appalto, nel caso di recesso del committente – sia per l’ipotesi di recesso legale di cui all’art. 1671 cod. civ., esercitabile in qualunque momento dopo la conclusione del contratto e che può essere giustificato anche dalla sfiducia verso l’appaltatore per fatti d’inadempimento, sia per l’ipotesi di recesso convenzionale -ex art. 1373 cod. civ. – il contratto si scioglie senza necessità di indagini sull’importanza e gravità dell’inadempimento, le quali sono rilevanti soltanto quando il committente abbia preteso anche il risarcimento del danno dall’appaltatore per l’inadempimento in cui questi fosse già incorso al momento del recesso. – Corte di Cassazione, Sezione 2 civile, Sentenza 22 aprile 2008, n. 10400