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Art. 1393 c.c. Giustificazione dei poteri del rappresentante

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Art. 1393 c.c. – Giustificazione dei poteri del rappresentante.

Il terzo che contratta col rappresentante può sempre esigere che questi giustifichi i suoi poteri e, se la rappresentanza risulta da un atto scritto, che gliene dia una copia da lui firmata.


 

Giurisprudenza:

Impugnativa stragiudiziale del licenziamento – L’impugnativa stragiudiziale ex art. 6 della l. n. 604 del 1966 può efficacemente essere eseguita in nome e per conto del lavoratore licenziato dal suo difensore previamente munito di apposita procura, senza che il suddetto rappresentante abbia l’onere di comunicarla o documentarla, nel termine di cui al citato articolo, al datore di lavoro, salvo che questi non gliene faccia richiesta prima della scadenza del termine di sessanta giorni (e comunque prima che il lavoratore agisca in giudizio) ai sensi dell’art. 1393 c.c., applicabile ex art. 1324 c.c. anche agli atti unilaterali. Cass. 1444/2019

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – In tema di rappresentanza, possono essere invocati i principi dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole allorché non solo vi sia la buona fede del terzo che ha stipulato con il falso rappresentante, ma anche un comportamento colposo del rappresentato, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di rappresentanza sia stato effettivamente e validamente conferito al rappresentante apparente. Cass. 18519/2018

 

Diffida ad adempiere – In tema di diffida ad adempiere intimata da un procuratore, la necessità che la relativa procura abbia forma scritta agli effetti risolutivi di cui all’art. 1454 c.c. non implica la sua allegazione alla diffida medesima, essendo sufficiente che tale procura sia portata a conoscenza del debitore con mezzi idonei, salvo il diritto dell’intimato a farsene rilasciare copia ai sensi dell’art. 1393 c.c. Cass. 10860/2018

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – Il principio dell’apparenza del diritto, riconducibile a quello più generale della tutela dell’affidamento incolpevole, può essere invocato con riguardo alla rappresentanza, allorché, indipendentemente dalla richiesta di giustificazione dei poteri del rappresentante ex art. 1393 c.c., non solo vi sia la buona fede del terzo che abbia concluso atti con il falso rappresentante, ma vi sia anche un comportamento colposo del rappresentato, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di rappresentanza sia stato effettivamente e validamente conferito al rappresentante apparente. Cass. 15645/2017

 

Impugnativa stragiudiziale del licenziamento – In caso di impugnazione stragiudiziale del licenziamento da parte del difensore del lavoratore licenziato, l’anteriorità della procura, che può dimostrarsi con ogni mezzo, deve essere documentata al datore di lavoro solo ove questi ne faccia richiesta ex art. 1393 c.c., istanza che, a sua volta, deve essere fatta prima della scadenza del termine di sessanta giorni e comunque prima che il lavoratore agisca in giudizio. Cass. 3634/2017

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – In tema di rappresentanza, possono essere invocati i principi dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole allorché non solo vi sia la buona fede del terzo che ha stipulato con il falso rappresentante, ma anche un comportamento colposo del rappresentato, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di rappresentanza sia stato effettivamente e validamente conferito al rappresentante apparente. Il terzo contraente ha soltanto la facoltà, e non anche l’obbligo, di controllare, a mente dell’art. 1393 c.c., se colui che si qualifichi rappresentante sia in realtà tale, sicché non basta il semplice comportamento omissivo del medesimo terzo per costituirlo in colpa nel caso di abuso della procura (o di mancanza della stessa), occorrendo, per converso, ai fini dell’affermazione che egli abbia agito senza la dovuta diligenza, il concorso di altri elementi. Cass. 9328/2015

 

Impugnativa stragiudiziale del licenziamento- L’impugnativa stragiudiziale ex art. 6 legge n. 604 del 1966 può efficacemente essere eseguita in nome e per conto del lavoratore licenziato dal suo difensore previamente munito di apposita procura, senza che il suddetto rappresentante abbia l’onere di comunicarla o documentarla, nel termine di cui al citato art. 6, al datore di lavoro, salvo che questi non gliene faccia richiesta ai sensi dell’art. 1393 cod. civ., applicabile ex art. 1324 cod. civ. anche agli atti unilaterali. A sua volta, l’anteriorità della procura rispetto all’impugnativa manifestata dal rappresentante può dimostrarsi in giudizio con ogni mezzo. Cass. 7866/2012

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – In tema di rappresentanza, possono essere invocati i principi dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole allorché non solo vi sia la buona fede del terzo che ha stipulato con il falso rappresentante, ma anche un comportamento colposo del rappresentato, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di rappresentanza sia stato effettivamente e validamente conferito al rappresentante apparente. Cass. 3787/2012

 

Diffida ad adempiere – Affinché la diffida ad adempiere, intimata alla parte inadempiente da un soggetto diverso dall’altro contraente, possa produrre gli effetti di cui all’art. 1454 cod. civ., è necessario che quel soggetto sia munito di procura scritta del creditore, indipendentemente dal carattere eventualmente solenne della forma del contratto destinato a risolversi, atteso che, come si desume anche dagli artt. 1324 e 1392 cod. civ., la diffida medesima, quale manifestazione di volontà che si sostanzia in un potere unilaterale incidente sulla sorte del rapporto contrattuale tanto da determinare la risoluzione “ipso jure” del vincolo sinallagmatico, ha natura negoziale. Cass. 14292/2010

 

Forma scritta ad substantiam – Nei contratti formali, per i quali è richiesta la forma scritta “ad substantiam”, il principio dell’apparenza del diritto non può trovare applicazione rispetto alla rappresentanza, atteso che per i suddetti contratti sussiste un onere legale di documentazione della procura, dalla cui mancanza si deve dedurre l’esistenza di una colpa inescusabile dell’altro contraente. Cass. 3364/2010

 

Forma scritta ad substantiam – Nei contratti per i quali è richiesta la forma scritta “ad substantiam”, particolare rigore è richiesto anche per la spendita del nome del rappresentato, con la conseguenza che, in mancanza di formule che consentano di individuare la spendita del nome altrui, non è ammissibile una “contemplatio domini” tacita, desunta da elementi presuntivi. Cass. 3364/2010

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – In tema di rappresentanza, l’applicabilità del principio dell’apparenza del diritto richiede che il rappresentato abbia tenuto un comportamento colposo tale da ingenerare nel terzo il ragionevole convincimento che al rappresentante apparente fosse stato effettivamente conferito il relativo potere e che il terzo abbia in buona fede fatto affidamento sulla esistenza di detto potere, non potendosi in ogni caso invocare in via analogica il diverso principio ricavabile dall’art. 2384 cod. civ., dettato per le società. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di appello la quale aveva escluso che una società assicuratrice avesse indotto nel terzo alcun affidamento in ordine al potere rappresentativo dei coagenti per la stipula di contratti di assicurazione nel ramo vita, essendo stata data idonea pubblicità — con trascrizione — alla procura, che escludeva la facoltà di concludere proprio tali contratti e che comunque sottoponeva i contratti autorizzati all’impiego di formulari a stampa predisposti,salvo deroghe da consentire dalla direzione della compagnia). — Cass. 18191 del 28-8-2007

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – I principi dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole possono essere invocati con riguardo alla rappresentanza allorché non solo vi sia la buona fede del terzo che ha stipulato con il falso rappresentante, ma anche un comportamento colposo del rappresentato, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di rappresentanza sia stato effettivamente e validamente conferito al rappresentante apparente. (Nella specie, la Corte ha confermato la sentenza di merito che aveva escluso la tutela del contraente ritenendo colpevole l’affidamento sul presupposto dell’inesistenza della delibera di nomina del «falsus procurator» e della mancata ratifica da parte della società). — Cass. 2725 del 8-2-2007

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – Il principio dell’apparenza del diritto, riconducibile a quello, più generale, della tutela dell’affidamento incolpevole, può essere invocato con riguardo alla rappresentanza allorché, indipendentemente dalla richiesta di giustificazione dei poteri del rappresentante a norma dell’art. 1383 cod. civ., non solo sussista la buona fede del terzo che ha concluso atti con il falso rappresentante, ma ci si trovi in presenza di un comportamento colposo — non meramente omissivo — del rappresentato, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di rappresentanza sia stato effettivamente e validamente conferito al rappresentante apparente. L’accertamento degli elementi obiettivi idonei a giustificare la ragionevole convinzione del terzo circa la corrispondenza della situazione apparente a quella reale — e, cioè, degli elementi richiesti perché si possa attribuire rilevanza giuridica alla situazione apparente — è riservato istituzionalmente al giudice di merito ed è censurabile in sede di legittimità solo per vizi di motivazione. (Nella specie, la S.C., enunciando il suddetto principio, ha ravvisato la correttezza della motivazione della sentenza impugnata con la quale era stata negata l’applicazione del principio dell’apparenza ed esclusa la ratifica di un contratto di locazione — stipulato da un soggetto che aveva speso il nome di una società ed era risultato privo di poteri rappresentativi — sulla scorta della congrua valutazione di una serie di indici probatori sintomatici, dai quali non era emersa l’effettiva sussistenza di elementi obiettivi idonei a giustificare l’erroneo e incolpevole convincimento nel terzo intimante invocante la circostanza che la situazione apparente rispecchiasse la realtà giuridica e che l’apparenza fosse stata determinata da una condotta positiva colposa della società indicata quale apparente rappresentata). — Cass. 408 del 12-1-2006

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – Con riferimento alla rappresentanza delle persone giuridiche, il principio dell’apparenza del diritto non può trovare applicazione a tutela dell’affidamento del terzo contraente nei casi in cui la legge prescrive speciali mezzi di pubblicità mediante i quali sia possibile controllare con l’ordinaria diligenza la consistenza effettiva dell’altrui potere, come accade in ipotesi di organi di imprese commerciali regolarmente costituiti. (Nella specie la Corte Cass. ha confermato la sentenza di merito che aveva escluso la tutela del contraente che, nello stipulare con una società di trasporti un nuovo rapporto — distinto dai rapporti commerciali intercorsi in precedenza — di ingente onere economico e gravato da un patto di esclusiva, aveva omesso di accertare la reale consistenza dei poteri del soggetto che aveva contrattato). — Cass. 10375 del 18-5-2005

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – In tema di rappresentanza, il terzo contraente ha soltanto la facoltà, e non anche l’obbligo, di controllare, a mente dell’art. 1393 cod. civ., se colui che si qualifichi rappresentante sia in realtà tale, sicché non basta il semplice comportamento omissivo del terzo stesso per costituirlo in colpa nel caso di abuso della procura (o di mancanza della stessa), occorrendo, per converso, ai fini dell’affermazione che egli abbia agito senza la dovuta diligenza, il concorso di altri elementi. Cass. 15743/2004

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – In tema di rappresentanza, l’applicabilità del principio dell’apparenza del diritto richiede che il rappresentato abbia tenuto un comportamento colposo tale da ingenerare nel terzo il ragionevole convincimento che al rappresentante apparente fosse stato effettivamente conferito il relativo potere e che il terzo abbia in buona fede fatto affidamento sulla esistenza di detto potere. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di appello che aveva escluso che una società assicuratrice avesse indotto nel terzo alcun affidamento in ordine al potere rappresentativo dell’agente per la stipula di contratti di assicurazione nel ramo vita, essendo stata data idonea pubblicità alla procura). — Cass. 13829 del 23-7-2004

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole – Il terzo contraente ha soltanto la facoltà e non pure l’obbligo di controllare, ai sensi dell’art. 1393 cod. civ., i poteri di colui che si qualifichi rappresentante, sicché- in assenza di altri elementi che dimostrino che egli abbia agito senza la dovuta diligenza — non è sufficiente ad integrarne la colpa prevista dall’art. 1398 cod. civ. il comportamento meramente omissivo, e ciò tanto se l’affidamento del terzo riguardi negozi per i quali è prevista la forma scritta ad probationem, tanto se afferisca a negozi formali. (I giudici di appello, nel confermare la sentenza di primo grado che aveva accolto la domanda proposta dall’attore per ottenere, ai sensi dell’art. 2932 cod. civ., il trasferimento della proprietà di un immobile, promessogli in vendita da una società rappresentata da soggetto privo della dichiarata qualità di amministratore, avevano ritenuto l’affidamento senza colpa dell’attore — rimasto per diversi anni nella detenzione dell’immobile in cui era stato immesso — sull’esistenza dei poteri rappresentativi di colui che aveva agito per la promittente, in considerazione anche della condotta colposa della società, che aveva indotto il promissario — che fra l’altro aveva rilasciato, in presenza di diversi soci della società, un assegno di L. 10.000.000, a titolo di acconto del prezzo — a presumere fondatamente che rivestisse effettivamente la carica di amministratore della società la persona con cui aveva trattato. La Corte ha ritenuto corretta la decisione impugnata, in applicazione del principio surrichiamato). — Cass. 6301 del 30-3-2004

 

Presupposti della colpa del terzo contraente – In tema di rappresentanza, il terzo contraente ha soltanto la facoltà, e non anche l’obbligo, di controllare, a mente dell’art. 1393 cod. civ., se colui che si qualifichi rappresentante sia in realtà tale, sicché non basta il semplice comportamento omissivo del terzo stesso per costituirlo in colpa nel caso di abuso della procura (o di mancanza della stessa), occorrendo, per converso, ai fini dell’affermazione che egli abbia agito senza la dovuta diligenza, il concorso di altri elementi, e ciò tanto se l’affidamento del terzo riguardi negozi per i quali è richiesta la forma «ad probationem», tanto se afferisca a negozi formali. — Cass. 9289 del 9-7-2001

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole –Il principio dell’apparenza del diritto può trovare applicazione con riguardo alla rappresentanza allorché si rilevi l’apparente esistenza in un soggetto del potere di rappresentare altro soggetto, tale apparenza sia fondata su elementi obiettivi idonei a giustificare l’erroneo e incolpevole convincimento in chi l’invoca che la situazione apparente rispecchi la realtà giuridica, l’apparenza sia determinata da un comportamento colposo dell’apparente rappresentato; tale regola opera anche nel caso in cui l’affidamento riguardi negozi per i i quali è richiesta la forma scritta ad probationem (nella specie un contratto di assicurazione), in quanto, a differenza che per i contratti per i quali la forma scritta è richiesta ad substantiam, non sussiste un onere legale di documentazione della procura dalla cui mancanza potrebbe discendere una colpa inescusabile dell’altro contraente. — Cass. 22-4-99, n. 3988

 

Principio dell’apparenza del diritto e dell’affidamento incolpevole –Il principio dell’apparenza del diritto, riconducibile a quello più generale della tutela dell’affidamento incolpevole, può essere invocato con riguardo alla rappresentanza, allorché, indipendentemente dalla richiesta di giustificazione dei poteri del rappresentante a norma dell’art. 1393, non solo vi sia la buona fede del terzo che abbia concluso atti con il falso rappresentante, ma vi sia anche un comportamento colposo del rappresentato, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di rappresentanza sia stato effettivamente e validamente conferito al rappresentante apparente. (Nel caso di specie, la S.C. ha ritenuto che una SIM non avesse assolto l’obbligo di informativa che aveva nei confronti delle mandanti, avendo trasmesso le informative mensili e quelle sulle operazioni non alle stesse direttamente ma a soggetto qualificato falsamente come rappresentante). — Cass. 18-2-98, n. 1720

 

Richiesta della giustificazione dei poteri del rappresentante – La richiesta della giustificazione dei poteri del rappresentante, prevista dall’art. 1393 cod. civ., costituisce per il terzo contraente una facoltà e non un onere sicché il non aver fatto uso di tale facoltà non è di per sé sufficiente a costituire in colpa il terzo stesso ai sensi dell’art. 1398 cod. civ. — Cass. 29-3-95, n. 3691

 

Richiesta della giustificazione dei poteri del rappresentante – Nel corso dell’esecuzione di un contratto a prestazioni corrispettive e ad esecuzione protratta nel tempo la parte, che abbia stipulato tale contratto con soggetto che si sia dichiarato rappresentante dell’altra, può, allorquando sorgano seri dubbi sulla esistenza e sui limiti dei poteri rappresentativi del procurator, chiedere al dominus negotii, ancorché non si sia avvalsa della facoltà ex art. 1393 cod. civ. di richiedere la giustificazione dei poteri, all’atto della stipulazione, l’accertamento della relativa situazione mediante un negozio bilaterale di accertamento o, quanto meno, attraverso un atto ricognitivo unilaterale. — Cass. 8-3-83, n. 1698