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Art. 1458 cc – Della risoluzione per inadempimento – Effetti della risoluzione

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Giurisprudenza:

Preliminare di compravendita – Risoluzione del contratto per inadempimento del promissario acquirente – Clausola penale – Cumulabilità con il risarcimento del danno da occupazione – In tema di contratto preliminare di compravendita di bene immobile, in caso di risoluzione per inadempimento del promissario acquirente, ai sensi dell’art. 1383 c.c., è legittimo il cumulo tra la penale per l’inadempimento e l’indennità di occupazione, svolgendo le due somme funzioni diverse: la prima, predetermina il danno da risoluzione del preliminare, il quale comprende l’interesse negativo, ossia quello a non essere coinvolti in una vicenda contrattuale che poi non ha esito e, dunque, il danno da tempo e occasioni perdute, nonché le spese sostenute; la seconda ripaga da altri pregiudizi, ossia quelli derivanti dalla … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 23-2-2023, n. 5651

 

Contratti ad esecuzione continuata o periodica – Nei contratti ad esecuzione continuata o periodica, l’esecuzione ha luogo per coppie di prestazioni da eseguirsi contestualmente e con funzione corrispettiva. Ne deriva che, in caso di risoluzione, rispetto alle reciproche prestazioni già eseguite, il rapporto deve intendersi esaurito senza alcun effetto restitutorio e con l’ulteriore conseguenza che l’eccezione di inadempimento di cui all’art. 1460 c.c.. può essere utilmente fatta valere solo allorché attenga temporalmente e logicamente alla prestazione di riferimento, rispetto alla … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 9-2-2022, n. 4225

 

Appalto – L’appalto, anche nei casi in cui la sua esecuzione si protragga nel tempo, e fatte salve le ipotesi in cui le prestazioni in esso dedotte attengano a servizi o manutenzioni periodiche, non può considerarsi un contratto ad esecuzione continuata o periodica e, pertanto, non si sottrae alla regola generale, dettata dall’art. 1458 c.c., della piena retroattività di tutti gli effetti della risoluzione, anche in ordine alle prestazioni già eseguite. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 9-2-2022, n. 4225

 

Contratto preliminare di compravendita di bene immobile – In tema di contratto preliminare di compravendita di bene immobile, l’occupazione di quest’ultimo, inizialmente legittima in presenza del consenso scritto da parte del promittente venditore, diventa priva di titolo nel momento in cui il promissario acquirente propone domanda giudiziale di recesso dal contratto per l’inadempimento del promittente venditore, sicchè da tale data va riconosciuta l’indennità di occupazione dell’immobile, laddove, nella diversa ipotesi del recesso per inadempimento del promissario acquirente cui il bene sia stato consegnato alla … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 14-10-2021, n. 28218

 

Accessione – L’istituto dell’accessione ex art. 936 c.c. presuppone che i soggetti coinvolti non siano legati da un vincolo contrattuale, sicché deve escludersi l’applicabilità della relativa disciplina allorché l’attività costruttiva costituisca non già l’esercizio di un diritto, ma l’adempimento di un’obbligazione. In tale caso, infatti, l’obbligo restitutorio ex art. 1458 c.c., nascente dalla risoluzione del contratto, è incompatibile con il diritto potestativo del proprietario di ritenere la costruzione avvalendosi dell’accessione. Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 6-10-2021, n. 27088

 

Domanda di risoluzione – Condanna alla restituzione del bene o del prezzo – Domanda di parte – La condanna alla restituzione del bene o del prezzo, quale conseguenza dell’inesatto adempimento di un contratto a prestazioni corrispettive, presuppone l’espressa domanda di parte, non essendo l’effetto restitutorio implicito nella domanda di risoluzione, né potendosi tale istanza ricondurre, in via interpretativa, alla domanda – proposta nella specie – di riduzione del prezzo che, peraltro, non rappresenta una conseguenza della domanda di risoluzione. Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 26-4-2021, n. 10917

 

Effetti della risoluzione risoluzione del contratto – Determinazione del prezzo da restituire al compratore di un’autovettura – In virtù dell’operatività del nesso sinallagmatico che connota il contratto di vendita ed in dipendenza degli effetti retroattivi riconducibili alla risoluzione contrattuale (ai sensi dell’art. 1458, comma 1, c.c., in correlazione con l’art. 1493 c.c.), nella determinazione del prezzo da restituire al compratore di un’autovettura, che abbia agito vittoriosamente in redibitoria, si deve tener conto dell’uso del bene fatto dal medesimo, dovendosi, sul piano oggettivo, garantire l’equilibrio anche tra le reciproche prestazioni restitutorie delle parti ed evitare un’illegittima locupletazione dell’acquirente, ove lo stesso abbia continuato ad utilizzare il bene (ancorché accertato come viziato ma non completamente inidoneo al suo uso), determinandone una sua progressiva e fisiologica perdita di valore. Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 28-7-2020, n. 16077

 

Domanda di risoluzione di contratto preliminare e di condanna del promittente venditore alla restituzione del doppio della caparra – Pronuncia di risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta di esecuzione, ex art. 1453, comma 2, c.c. – Violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato – Esclusione – Non sussiste violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato allorché il giudice, qualificando giuridicamente in modo diverso rispetto alla prospettazione della parte i fatti da questa posti a fondamento della domanda, le attribuisca un bene della vita omogeneo, ma ridimensionato, rispetto a quello richiesto. Ne consegue che, proposta in primo grado una domanda di risoluzione per inadempimento di contratto preliminare, e di conseguente condanna del promittente venditore alla restituzione del doppio della caparra ricevuta, non pronunzia “ultra petita” il giudice il quale ritenga che il contratto si sia risolto non già per inadempimento del convenuto, ma per impossibilità sopravvenuta di esecuzione derivante dalle scelte risolutorie di entrambe le parti (ex art. 1453, comma 2, c.c.) e condanni il promittente venditore alla restituzione della sola caparra (la cui ritenzione è divenuta “sine titulo”) e non del doppio di essa. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 15-6-2020, n. 11466

 

Contratto di associazione in partecipazione – La natura sinallagmatica del contratto di associazione in partecipazione rende applicabile la disciplina della risoluzione per inadempimento, che richiede una valutazione di gravità degli addebiti, da effettuarsi alla luce del complessivo comportamento delle parti, dell’economia generale del rapporto e del principio di buona fede nell’esecuzione del contratto sancito dall’art. 1375 c.c., che, per l’associante, si traduce, nel dovere di portare a compimento l’impresa o l’affare nel termine ragionevolmente necessario. Alla pronuncia di risoluzione consegue, oltre all’effetto liberatorio per le prestazioni ancora da eseguire, anche quello restitutorio per quelle già eseguite, con obbligo, per l’associante, di restituire l’apporto ricevuto dall’associato, non essendo l’associazione in partecipazione riconducibile alla categoria dei contratti ad esecuzione continuata. (Nella specie, la S.C. ha confermato la pronuncia di risoluzione del contratto per inadempimento dell’associante, adottata dal giudice di merito, dopo aver riscontrato plurimi inadempimenti, tra cui l’omessa destinazione all’attività d’impresa dell’apporto in denaro dell’associato, ritenuta espressiva di una condotta contraria a buona fede, per essere tale apporto strumentale all’esercizio dell’impresa oggetto dell’associazione). Cassazione Civile, Sezione 1, Sentenza 3-6-2020, n. 10496

 

Contratti ad esecuzione periodica o continuata – Nei contratti ad esecuzione periodica o continuata, se l’effetto della risoluzione per inadempimento non si estende alle prestazioni già eseguite, in ogni caso la disposizione di cui all’art. 1458, comma 2, c.p.c., è invocabile solo se esse abbiano pienamente soddisfatto le ragioni del creditore e risultino conformi al contratto. (Nella specie, la S.C. ha cassato la decisione della corte d’appello che aveva respinto la domanda di risoluzione del contratto di appalto di servizi, ritenendola preclusa per effetto della esecuzione integrale del contratto, senza considerare che il rapporto non poteva considerarsi esaurito, stante la pendenza di contenziosi e di molteplici contestazioni circa l’esatto adempimento del contratto). Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 22-10-2019, n. 26862

 

Eccezione di inadempimento – Pronuncia di risoluzione del contratto per inadempimento della parte contro cui fu sollevata l'”exceptio inadimpleti contractus”- Effetti risarcitori – L’eccezione di inadempimento, anche se sollevata in buona fede, non ha effetti liberatori ma solo sospensivi; pertanto, quando ad essa faccia seguito una pronuncia di risoluzione del contratto per inadempimento della parte contro cui fu sollevata l'”exceptio inadimpleti contractus”, gli effetti risarcitori, liberatori e restitutori della risoluzione restano disciplinati dalle previsioni dell’art. 1458 c.c. (In applicazione del principio, la S.C. ha cassato con rinvio la decisione di merito che aveva erroneamente attribuito all’eccezione ex art. 1460 c.c. un effetto liberatorio non considerando che, una volta risolto il … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 29-3-2019, n. 8760

 

Rapporto tra domanda di adempimento e domanda di risoluzione – Obbligo restitutorio ex art. 1458 cc – La disciplina dell’accessione ex art. 936 c.c. richiede, per la propria applicazione, che i soggetti coinvolti siano fra loro terzi e, cioè, non legati da un vincolo contrattuale, dovendosene escludere l’operatività ove, al contrario, l’attività costruttiva costituisca non già l’esercizio di un diritto, ma l’adempimento di un’obbligazione, nel qual caso la risoluzione del contratto che ne … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 23 novembre 2017, n. 27900