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Art. 948 cc – Azione di rivendicazione

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Articolo 948 codice civile

Azione di rivendicazione

Il proprietario può rivendicare la cosa, da chiunque la possiede o detiene e può proseguire l’esercizio dell’azione anche se costui, dopo la domanda, ha cessato, per fatto proprio, di possedere o detenere la cosa.

In tal caso il convenuto è obbligato a recuperarla per l’attore a proprie spese, o, in mancanza, a corrispondergliene il valore, oltre a risarcirgli il danno.

Il proprietario, se consegue direttamente dal nuovo possessore o detentore la restituzione della cosa, è tenuto a restituire al precedente possessore o detentore la somma ricevuta in luogo di essa.

L’azione di rivendicazione non si prescrive, salvi gli effetti dell’acquisto della proprietà da parte di altri per usucapione


 

Giurisprudenza:

Accertamento della proprietà e azione di rivendicazione – Differenze – In tema di azioni a difesa della proprietà, tanto nell’azione di accertamento della proprietà, quanto in quella di rivendicazione, l’ampiezza e la rigorosità della prova circa la spettanza del diritto sono identiche, mentre la differenza tra le due figure va vista nel momento finale dell’azione, che in quella di accertamento si esaurisce nella dichiarazione dell’appartenenza del diritto, laddove nella … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 3.8.2022, n. 24050

 

Atto di divisione – Prova della proprietà – Esclusione – Nel giudizio di revindica di un immobile, ai fini della prova della proprietà non è sufficiente un atto di divisione, il quale, atteso il suo carattere dichiarativo, non ha di per sé forza probante, nei confronti dei terzi, del diritto di proprietà attribuito ai condividenti, ma occorre necessariamente dimostrare il titolo di acquisto in base al quale il bene è stato attribuito in sede di divisione. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 19.7.2022, n. 22661

 

Lite tra comproprietari – Domanda di accertamento della natura comune di un bene proposta da alcuni condomini – Litisconsorzio necessario di tutti i condomini – Configurabilità – Poichè la necessità di integrare il contraddittorio nei confronti dei litisconsorti pretermessi deve essere valutata non “secundum eventum litis”, ma al momento in cui essa sorge, sussiste il litisconsorzio necessario nei confronti di tutti i condomini quando nel giudizio promosso da alcuni di loro per l’accertamento della natura comune di un bene i convenuti, costituendosi in giudizio, abbiano chiesto in via riconvenzionale di esserne dichiarati proprietari esclusivi a titolo derivativo o, in subordine, a titolo originario, in virtù di usucapione abbreviata.(Nel caso di specie, nessuna delle parti in causa aveva prospettato la natura condominiale del lastrico di copertura, rivendicandone la proprietà esclusiva, peraltro, senza darne la prova, con la conseguenza che la corte di merito ha ritenuto la proprietà comune del lastrico di copertura di un immobile in capo ai … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 16.3.2022, n. 8593

 

Estromissione dal giudizio – Indicazione, da parte del convenuto, del soggetto nel cui nome detiene il bene – Conseguenze – A norma degli artt. 1586 e 1777 c.c. – che esprimono una regola generale applicabile anche fuori dell’ambito dei contratti di locazione e di deposito – il convenuto in un’azione di revindica, che indichi il soggetto in nome del quale detiene il bene rivendicato, ha diritto di essere estromesso dalla lite e perde, quindi, la legittimazione passiva rispetto alla domanda. Ne consegue che fra tali soggetti non viene a costituirsi un rapporto di litisconsorzio necessario, neanche nel caso in cui venga disposta, sotto il profilo della comunanza di causa, l’intervento “jussu judicis” della persona indicata come l’effettivo possessore del bene rivendicato. Peraltro, l’obbligo del giudice di estromettere dalla causa il detentore originariamente citato non è incondizionato, ma a norma del citato art. 1586 c.c., presuppone che quest’ultimo dimostri di non aver alcun interesse a rimanere della lite e non si opponga, quindi, all’azione del terzo che pretende di aver diritto alla cosa; pertanto se la sentenza di primo grado, ritenendo persistere siffatto interesse, non estrometta il detentore del giudizio, ma decida la lite nei confronti sia del detentore che del possessore chiamato in causa, si verifica, in sede di gravame, un’ipotesi di causa inscindibile, con la conseguente necessità di integrare il contraddittorio nei confronti dell’interventore coatto, cui l’atto di appello non sia stato validamente notificato. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 23.2.2022, n. 5899

 

Esecuzione forzata – Terzo proprietario che vanti un diritto reale sul bene oggetto di processo di espropriazione – Mezzi di tutela – Il terzo che vanti un diritto reale sul bene immobile oggetto di esecuzione forzata, se ha partecipato al procedimento esecutivo, può proporre soltanto opposizione agli atti esecutivi mentre, se non via ha partecipato, durante il giudizio di esecuzione può proporre opposizione di terzo ex art. 619 c.p.c. e dopo la vendita e l’aggiudicazione può rivendicare il bene nei confronti dell’… continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 8.2.2022, n. 4005

 

Onere probatorio incombente sull’attore – Attenuazione dell’onere probatorio – Fattispecie in tema di comune titolo divisorio – In caso di azione di rivendica, la portata dell’onere probatorio a carico dell’attore deve stabilirsi in relazione alla peculiarità di ogni singola controversia, sicché il criterio di massima secondo cui l’attore deve fornire la prova rigorosa della sua proprietà e dei suoi danti causa fino a coprire il periodo necessario per l’usucapione, può subire opportuni temperamenti secondo la linea difensiva adottata dal convenuto. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha ritenuto attenuato il rigoroso regime probatorio della rivendicazione, nella ipotesi di provenienza del bene rivendicato dallo stesso titolo dei convenuti, un atto di divisione, atteso che quest’ultimo ha valore probatorio nella controversia sulla proprietà tra i condividenti o i loro aventi causa, con la conseguenza che la divisione, accertando i diritti delle parti sul presupposto di una comunione di beni indivisi, postula il riconoscimento dell’appartenenza dei beni in comunione). Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 19.1.2022, n. 1569

 

Prova deduzione da parte del convenuto di acquisto per usucapione – Onere della prova incombente sull’attore (probatio diabolica) – Attenuazione – Condizioni – Essendo l’usucapione un titolo d’acquisto a carattere originario, la sua invocazione, in termini di domanda o di eccezione, da parte del convenuto con l’azione di rivendicazione, non suppone, di per sé, alcun riconoscimento idoneo ad attenuare il rigore dell’onere probatorio a carico del rivendicante, il quale, anche in caso di mancato raggiungimento della prova dell’usucapione, non è esonerato dal dover provare il proprio diritto, risalendo, se del caso, attraverso i propri danti causa fino ad un acquisto a titolo originario o dimostrando che egli stesso o alcuno dei suoi danti causa abbia posseduto il bene per il tempo necessario ad usucapirlo. Il rigore probatorio rimane, tuttavia, attenuato quando il convenuto, nell’opporre l’usucapione, abbia riconosciuto, seppure implicitamente, o comunque non abbia specificamente contestato, l’appartenenza del bene al rivendicante o ad uno dei suoi danti causa all’epoca in cui assume di avere iniziato a possedere. Per contro, la mera deduzione, da parte del convenuto, di un acquisto per usucapione il cui “dies a quo” sia successivo al titolo del rivendicante o di uno dei suoi danti causa, disgiunta dal riconoscimento o dalla mancata contestazione della precedente appartenenza, non comporta alcuna attenuazione del rigore probatorio a carico dell’attore, che a maggior ragione rimane invariato qualora il convenuto si dichiari proprietario per usucapione in forza di un possesso remoto rispetto ai titoli vantati dall’attore. Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 19.10.2021, n. 28865

 

Prova deduzione da parte del convenuto di acquisto per usucapione – Onere della prova incombente sull’attore (probatio diabolica) – Attenuazione – Condizioni – Nell’azione per rivendicazione l’onere della cd. “probatio diabolica” incombente sull’attore si attenua quando il convenuto si difenda deducendo un proprio titolo d’acquisto, quale l’usucapione, che non sia in contrasto con l’appartenenza del bene rivendicato ai danti causa dell’attore; in siffatta evenienza detto onere può ritenersi assolto, in caso di mancato raggiungimento della prova dell’usucapione, con la dimostrazione della validità del titolo di acquisto da parte del rivendicante e dell’appartenenza del bene ai suoi danti causa in epoca anteriore a quella in cui il convenuto assuma di aver iniziato a possedere. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 23.9.2021, n. 25865

 

Restituzione di un bene oggetto di furto – La domanda di restituzione di un bene già oggetto di furto, svolta nei confronti del soggetto che si trova nel possesso di esso, introduce un’azione di rivendica e non di restituzione, con i conseguenti oneri probatori a carico del rivendicante. Ne consegue che, ove la domanda abbia ad oggetto un bene mobile (nella specie, un dipinto attribuito a Renoir), l’attore non può limitarsi a dimostrarne il possesso – che può derivare anche da rapporti non traslativi della proprietà – all’epoca del furto, occorrendo, al contrario, che ne alleghi e provi, a tale momento, l’avvenuto acquisto della titolarità, ex art. 1153 c.c. e, dunque, oltre al possesso di buona fede, l’esistenza di un titolo astrattamente idoneo al relativo trasferimento. Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 4.2.2021, n. 2612

 

Azione di rivendica e azione di regolamento di confini – Presupposti – Mentre l’azione di rivendica presuppone un conflitto di titoli determinato dal convenuto, il quale oppone a suo favore un titolo – anche non negoziale- diverso da quello su cui l’attore fonda la sua istanza, nell’azione di regolamento di confini il conflitto è tra fondi, in quanto il convenuto deduce che, in forza del titolo dedotto dall’attore e del titolo di proprietà del fondo a lui appartenente, il confine è diverso, a nulla rilevando, in presenza di una incertezza del confine per avvenuta usurpazione di parte del terreno, l’effetto recuperatorio di detta domanda che consegua soltanto all’eliminazione del preesistente stato di incertezza sui confini. Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 13-10.2020, n. 22095

 

Impossessamento della porzione di terreno venduta – Prova – In tema di rivendicazione, la distribuzione dell’onere della prova e la valutazione del materiale probatorio debbono essere adeguate alle esigenze della controversia: ne consegue che quando il rivendicante, dante causa mediato del convenuto, sostiene che questi si sia impossessato di una parte del suo terreno eccedente quella a suo tempo venduta, al fine di individuare se e dove fosse stata occupata altra parte del terreno rileva esclusivamente accertare – alla stregua di un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità, se correttamente e congruamente motivato – l’estensione del terreno venduto, stabilendone l’esatta individuazione e collocazione nell’ambito dell’originaria proprietà dell’attore. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 30-09-2020, n. 20880

 

Presunzione legale di proprietà comune di parti del complesso immobiliare in condominio – La presunzione legale di proprietà comune di parti del complesso immobiliare in condominio, che si sostanzia sia nella destinazione all’uso comune della “res”, sia nell’attitudine oggettiva al godimento collettivo, dispensa il condominio dalla prova del suo diritto, ed in particolare dalla cosiddetta “probatio diabolica”. Ne consegue che quando un condomino pretenda l’appartenenza esclusiva di uno dei beni indicati nell’art. 1117 c.c., poiché la prova della proprietà esclusiva dimostra, al contempo, la comproprietà dei beni che detta norma contempla, onde vincere tale ultima presunzione è onere dello stesso condomino rivendicante dare la prova della sua asserita proprietà esclusiva, senza che a tal fine sia rilevante il titolo di acquisto proprio o del suo dante causa, ove non si tratti dell’atto costitutivo del condominio, ma di alienazione compiuta dall’iniziale unico proprietario che non si era riservato l’esclusiva titolarità del bene. – Corte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 17 febbraio 2020, n. 3852

 

Rivendicazione – Difese petitorie del convenuto – In tema di azioni a tutela della proprietà, le difese di carattere petitorio opposte, in via di eccezione o con domande riconvenzionali, ad un’azione di rilascio o consegna non comportano – in ossequio al principio di disponibilità della domanda e di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato – una “mutatio” od “emendatio libelli”, ossia la trasformazione in reale della domanda proposta e mantenuta ferma dell’attore come personale per la restituzione del bene in precedenza volontariamente trasmesso al convenuto, né, in ogni caso, implicano che l’attore sia tenuto a soddisfare il correlato gravoso onere probatorio inerente le azioni reali (cd. “probatio diabolica”), la cui prova, idonea a paralizzare la pretesa attorea, incombe solo sul convenuto in dipendenza delle proprie difese. – Corte di Cassazione, Sezione 2 civile, Sentenza 16 gennaio 2020, n. 795

 

Contratti bancari – Azione di rivendica ex art. 948 c.c. di somme depositate in conto corrente bancario – L’azione di rivendicazione ex art. 948 c.c., con cui si domandi nei confronti della banca depositaria il riconoscimento della titolarità di somme confluite in un deposito bancario e individuate nel loro preciso ammontare, deve intendersi rivolta ad ottenere il possesso della “res” depositata e l’esercizio dei relativi diritti, compreso quello di riscuotere il “tantundem” dell’importo depositato, comprensivo dei frutti nel frattempo maturati; di conseguenza, il corrispondente obbligo di restituzione riguarda l’intero ammontare esistente nel conto corrente al momento della domanda giudiziale e non quello residuo al momento della decisione. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha cassato la decisione della Corte d’appello che – interpretando la sentenza di primo grado, passata in giudicato sulla qualificazione dell’azione come rivendica ex art.948 c.c. – aveva … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 3 civile, Ordinanza 19 settembre 2019, n. 23330

 

Domanda di rilascio del fondo – Proposizione in appello di un’azione volta al regolamento dei confini – Domanda nuova – Qualora in primo grado sia stato chiesto, mediante la proposizione di un’azione di rivendica (la quale involge la contestazione sul diritto di proprietà), il rilascio di un bene posseduto dal convenuto, costituisce domanda nuova, se proposta per la prima volta in appello, quella con la quale si chiede il regolamento dei confini, atteso che l’individuazione dei confini costituisce un bene giuridico diverso da quello dell’attribuzione in proprietà di un bene abusivamente posseduto dal convenuto medesimo. – Corte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 23 agosto 2019, n. 21649

 

La proprietà e gli altri diritti reali di godimento appartengono alla categoria dei cd. diritti autodeterminati, che si identificano in base alla sola indicazione del loro contenuto e non per il titolo che ne costituisce la fonte, la cui eventuale deduzione non assolve ad una funzione di specificazione della domanda o dell’eccezione, ma è necessaria ai soli fini della prova: ne consegue che l’allegazione, nel corso del giudizio inteso alla tutela del diritto di proprietà, di un titolo diverso rispetto a quello posto originariamente a fondamento della domanda rappresenta solo un’integrazione delle difese che non dà luogo alla proposizione di una domanda nuova, così come non implica alcuna rinuncia a che il primo titolo dedotto venga anch’esso preso in considerazione né influisce in alcun modo sulle conclusioni, che restano, comunque, cristallizzate nel medesimo “petitum”, consistente nella richiesta di accertamento del diritto di proprietà. (Nella specie, la parte aveva chiesto, in citazione, l’accertamento della proprietà esclusiva di un fondo, per averla personalmente usucapita e, successivamente, in comparsa conclusionale, per averla usucapita un terzo, di cui esso attore era divenuto erede “pro quota”). – Cassazione Civile, Sezione 2,  Sentenza 23-08-2019, n. 21641

 

Prova della proprietà solo di una parte dell’immobile rivendicato – Chi, nel richiedere la restituzione di un’area rivendicata, non dimostri di esserne proprietario per l’intero, ma solo in parte, ha diritto di vedere accolta la sua domanda nei limiti della raggiunta prova e non può vedersi rigettare l’istanza solo per avere … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 6 2 civile, Ordinanza 31 luglio 2019, n. 20671

 

Prova della proprietà al di fuori dell’ipotesi della rivendicazione – Al di fuori dell’ipotesi della rivendicazione, per la quale l’art. 948 c.c. prevede un regime probatorio rigoroso, la proprietà può essere dimostrata, come tutti i fatti, anche con … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 18 marzo 2019, n. 7567

 

Distruzione o alienazione del bene rivendicato prima della proposizione della domanda – Poiché l’azione di rivendicazione ha per oggetto la restituzione del medesimo bene che l’attore afferma essere nel possesso o detenzione del convenuto, laddove tale bene, già prima della proposizione della domanda, sia venuto a mancare per distruzione, per alienazione ad altro soggetto o per altra causa, l’azione … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 28 febbraio 2019, n. 6007

 

Dalla presunzione di buona fede nel possesso, fissata dall’art. 1147, comma 3, c.c., deriva che all’attore in rivendicazione di un bene mobile è sufficiente provare di averne acquistato il possesso in base a titolo astrattamente e potenzialmente idoneo al trasferimento della proprietà (art. 1153 c.c.), mentre spetta a chi resiste all’azione medesima di dimostrare l’eventuale mala fede al momento della consegna a “non domino”. – Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 28-02-2019,  n. 6007

 

Il decreto emesso dal pretore, ai sensi della l. n. 1610 del 1962 in tema di cosiddetta usucapione abbreviata, pur costituendo titolo per la trascrizione e per usufruire delle agevolazioni creditizie e fiscali previste dalla legge, non ha natura di sentenza e non acquista autorità ed efficacia di cosa giudicata. Pertanto, da un lato, coloro che da esso ricevono pregiudizio possono proporre opposizione, su cui il pretore decide con sentenza e, qualora siano rimasti estranei al procedimento, possono agire autonomamente per l’accertamento dei loro diritti reali; dall’altro lato, il decreto, ove il soggetto che lo ha ottenuto agisca in rivendicazione, può concorrere, insieme ad altri elementi, a fornire la prova incombente sul rivendicante. – Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 30-10-2018, n. 27648

 

Azione personale di restituzione ed azione di rivendicazione – Differenze e conseguenze in ordine all’onere probatorio – L’azione personale di restituzione è destinata ad ottenere l’adempimento dell’obbligazione di ritrasferire un bene in precedenza volontariamente trasmesso dall’attore al convenuto, in forza di negozi giuridici (tra i quali la locazione, il comodato ed il deposito) che non presuppongono necessariamente nel “tradens” la qualità di proprietario; da essa si distingue l’azione di rivendicazione, con la quale il proprietario chiede la condanna al rilascio o alla consegna nei confronti di chi dispone di fatto del bene nell’assenza anche … continua a leggere ►  Corte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 10 ottobre 2018, n. 25052

 

Integrazione del contraddittorio nei confronti degli altri contitolari – Condizioni  – In tema di domanda di rivendica di un bene proposta da uno o più soggetti che assumono dì esserne i comproprietari, la necessità dell’integrazione del contraddittorio dipende dal comportamento del convenuto. Infatti, qualora egli si limiti a negare il diritto di comproprietà degli attori, non si richiede la citazione in giudizio di altri soggetti, non essendo in discussione la comunione del bene; qualora, al contrario, eccepisca di esserne il proprietario esclusivo, la controversia ha come oggetto la comunione di esso, cioè l’esistenza del rapporto unico plurisoggettivo, e il contraddittorio deve svolgersi nei confronti dì tutti coloro dei quali si prospetta la contitolarità (litisconsorzio necessario), affinché la sentenza possa conseguire un risultato utile che, invece, non avrebbe in caso di mancata partecipazione al giudizio di alcuni, non essendo essa a loro opponibile. (In applicazione dell’enunciato principio, la S.C. ha cassato la sentenza impugnata che, in un giudizio di opposizione di terzo in cui l’attore aveva chiesto accertarsi un proprio diritto – di comproprietà – autonomo … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 4 ottobre 2018, n. 24234

 

Discrimine tra l’azione di rivendica e quella di regolamento dei confini  – Poiché il “discrimen” tra l’azione di rivendica e quella di regolamento dei confini è la ricorrenza di una situazione di incertezza sul confine tra due fondi, ma non sul diritto di proprietà degli stessi, anche se oggetto di controversia è la determinazione quantitativa delle rispettive proprietà, la seconda azione non muta natura, trasformandosi nella prima, nel caso in cui l’attore sostenga che il confine di fatto non sia quello esatto per essere stato parte del suo fondo usurpato dal vicino. (In applicazione dell’enunciato principio, la S.C. ha inquadrato la vicenda nell’ambito dell’azione di regolamento di confini, a fronte di una domanda dell’attore che … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 25 settembre 2018, n. 22645

 

Probatio diabolicà a carico dell’attore – In tema di azione di rivendicazione, ai fini della “probatio diabolica” gravante sull’attore, tenuto a provare la proprietà risalendo, anche attraverso i propri danti causa, fino all’acquisto a titolo originario, ovvero dimostrando il compimento dell’usucapione, non è sufficiente produrre l’atto di accettazione ereditaria, che non prova il possesso del dante causa, né … continua a leggere ►  Corte di Cassazione, Sezione 6 civile, Ordinanza 10 settembre 2018, n. 21940

 

Giurisdizione ordinaria sulle controversie tra privati e P.A. aventi ad oggetto l’esistenza ed estensione del diritto di proprietà – Appartiene al giudice ordinario la giurisdizione sulle controversie tra privati, o tra privati e P.A., aventi ad oggetto l’esistenza ed estensione del diritto di proprietà e nelle quali le risultanze catastali possono essere utilizzate a fini probatori; tuttavia, qualora tali risultanze siano contestate per ottenerne la variazione, anche al fine di adeguarle all’esito di un’azione di rivendica o regolamento di confini, la giurisdizione spetta al giudice tributario, ai sensi dell’art. 2, comma 2, del d.lgs. n. 546 del 1992e in ragione della diretta incidenza degli atti catastali sulla determinazione dei tributi. (Nella specie, la S.C. ha confermato la giurisdizione del giudice tributario sull’impugnazione da parte dei privati del provvedimento adottato dalla P.A., che aveva … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezioni Unite civile, Sentenza 23 luglio 2018, n. 19524

 

Legato di cosa determinata – Azione di rivendica dello stesso – Litisconsorzio necessario contro altri coeredi – Esclusione – In tema di legato di cosa dell’onerato che sia coerede, qualora il beneficiario eserciti l’azione di rivendica del bene non ricorre un’ipotesi di litisconsorzio necessario nei confronti di tutti gli eredi, dovendo la domanda essere proposta solo contro il suddetto onerato poiché la sentenza, anche se … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 12 luglio 2018, n. 18502

 

Domanda riconvenzionale o eccezione di usucapione da parte del convenuto – Attenuazione dell’onere della prova per il rivendicante – Esclusione – Il rigore della regola secondo cui chi agisce in rivendicazione deve provare la sussistenza del proprio diritto di proprietà o di altro diritto reale sul bene anche attraverso i propri danti causa, fino a risalire ad un acquisto a titolo originario o dimostrando il compimento dell’usucapione, non riceve attenuazione per il fatto che la controparte proponga domanda riconvenzionale ovvero eccezione di usucapione, in quanto chi è convenuto nel giudizio di rivendicazione non ha l’onere di fornire alcuna prova, potendo avvalersi del principio … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 3 civile, Ordinanza 7 giugno 2018, n. 14734

 

Differenze tra l’azione di rivendica e quella di regolamento dei confini – Onere probatorio – Mentre l’azione di regolamento di confini presuppone un’incertezza oggettiva o soggettiva sugli stessi, l’azione di rivendica presuppone un conflitto tra i rispettivi titoli di proprietà. Ne consegue che solo in tale ultimo caso sull’attore incombe l’onere di fornire la prova del suo … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 2 civile, Ordinanza 24 aprile 2018, n. 10066

 

Azione di un terzo per l’accertamento della proprietà di un bene condominiale – Litisconsorzio dei condomini – La domanda di un terzo estraneo al condominio, volta all’accertamento, con efficacia di giudicato, della proprietà esclusiva su di un bene condominiale ed al conseguente rilascio dello stesso in proprio favore, si deve svolgere in contraddittorio con tutti i condomini, stante la loro … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 2 civile, Sentenza 14 febbraio 2018, n. 3575

 

Esercizio dell’azione personale di restituzione – Eccezioni o domande riconvenzionali a carattere petitorio – Verificarsi di una mutatio o emendatio libelli – Esclusione – In tema di azioni a difesa della proprietà, le difese di carattere petitorio opposte, in via di eccezione o con domande riconvenzionali, ad un’azione di rilascio o consegna non comportano – in ossequio al principio di disponibilità della domanda e di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato – una “mutatio” od “emendatio libelli”, ossia la trasformazione in reale della domanda proposta e mantenuta ferma dell’attore come personale per la restituzione del bene in precedenza volontariamente trasmesso al convenuto, né, in ogni caso, implicano che l’attore sia tenuto a soddisfare il correlato gravoso onere probatorio inerente le azioni reali (cosiddetta “probatio diabolica”), la cui prova, idonea a … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza 28-3-2014, n. 7305

 

Condanna al rilascio “pro quota” dell’immobile comune – È ammissibile e suscettibile di esecuzione, ai sensi dell’art. 608 cod. proc. civ., la sentenza emessa a seguito del giudizio, instaurato da taluno dei comproprietari, di condanna al rilascio “pro quota” dell’immobile comune; tale sentenza, tuttavia, può essere eseguita soltanto nei confronti del detentore qualificato e non anche di altro comproprietario, convenuto nel giudizio di rivendicazione della quota ideale di un bene in comproprietà “pro indiviso”, non potendosi ordinare il “rilascio” di una quota ideale. – Cassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 05-03-2013, n. 5384

 

Sentenza di reintegrazione nel possesso di una servitù di passaggio – Successiva sentenza di accoglimento dell’actio negatoria servitutis – Revocazione – In tema di revocazione, perché una sentenza possa considerarsi contraria ad altra precedente avente fra le parti autorità di cosa giudicata, occorre che tra i due giudizi vi sia identità di soggetti e di oggetto, tale che sussista un’ontologica e strutturale concordanza tra gli estremi su cui debba esprimersi il secondo giudizio e gli elementi distintivi della decisione emessa per prima, avendo questa accertato lo stesso fatto o un fatto ad esso antitetico, e non anche un fatto costituente un possibile antecedente logico, e risultando l’apprezzamento del giudice della revocazione al riguardo sottratto al sindacato di legittimità se sorretto da motivazione immune da vizi logici e giuridici. Ne consegue che è inammissibile la revocazione per contrasto tra giudicati, nel caso in cui, dopo la formazione di un giudicato su una domanda di reintegrazione nel possesso di una servitù di passaggio, la parte convenuta nel giudizio possessorio ottenga una successiva sentenza, anch’essa passata in giudicato, di accoglimento dell’ “actio negatoria servitutis” volta a far dichiarare l’inesistenza del medesimo diritto di servitù. – Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 21-12-2012, n. 23815