Articolo 1453 codice civile
Risolubilità del contratto per inadempimento
Nei contratti con prestazioni corrispettive, quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l’altro può a sua scelta chiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto, salvo, in ogni caso, il risarcimento del danno.
La risoluzione può essere domandata anche quando il giudizio è stato promosso per ottenere l’adempimento; ma non può più chiedersi l’adempimento quando è stata domandata la risoluzione.
Dalla data della domanda di risoluzione l’inadempiente non può più adempiere la propria obbligazione.
Giurisprudenza:
Domanda di risoluzione del contratto preliminare di vendita immobiliare per inadempimento con contestuale richiesta di condanna della parte inadempiente al risarcimento dei danni – Prova dell’an e del quantum dei danni – Ove sia proposta domanda di risoluzione del contratto per inadempimento, con contestuale richiesta di condanna della parte inadempiente al risarcimento dei danni, il risarcimento è subordinato alla prova dell’an e del quantum dei danni, non operando conseguentemente la limitazione quantitativa di cui alla clausola penale prevista in contratto, di cui la parte non … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 5, Ordinanza 26.10.2023, n. 29674
Preliminare di compravendita – Risoluzione del contratto per inadempimento del promissario acquirente – Clausola penale – Cumulabilità con il risarcimento del danno da occupazione – In tema di contratto preliminare di compravendita di bene immobile, in caso di risoluzione per inadempimento del promissario acquirente, ai sensi dell’art. 1383 c.c., è legittimo il cumulo tra la penale per l’inadempimento e l’indennità di occupazione, svolgendo le due somme funzioni diverse: la prima, predetermina il danno da risoluzione del preliminare, il quale comprende l’interesse negativo, ossia quello a non essere coinvolti in una vicenda contrattuale che poi non ha esito e, dunque, il danno da tempo e occasioni perdute, nonché le spese sostenute; la seconda ripaga da altri pregiudizi, ossia quelli derivanti dalla … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 23-2-2023, n. 5651
Diritto di credito azionato in via monitoria sul presupposto della risoluzione del contratto preliminare – Quando si chieda in via monitoria il pagamento di una somma a titolo di caparra confirmatoria, conseguente ad un’implicita pronunzia costitutiva di risoluzione del contratto preliminare, il diritto non può considerarsi né liquido né esigibile in quanto il suo riconoscimento dipende dalla modificazione del diritto sostanziale operata dal giudice con la sentenza costitutiva. Ne consegue che se, da un lato, il decreto ingiuntivo non può essere emesso, d’altro canto, una volta emesso, il giudice dell’opposizione non può limitarsi a dichiarare la nullità del decreto ingiuntivo, ma deve … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 29-11-2022, n. 35068
Inadempimento contrattuale – Risoluzione del contratto mediante diffida ad adempiere – Successivo giudizio – Domanda di mero accertamento dell’effetto risolutorio – In tema di inadempimento contrattuale, una volta conseguita attraverso la diffida ad adempiere la risoluzione del contratto al quale accede la prestazione di una caparra confirmatoria, l’esercizio del diritto di recesso è definitivamente precluso, cosicchè la parte non inadempiente che limiti fin dall’inizio la propria pretesa risarcitoria alla ritenzione della caparra ad essa versata o alla corresponsione del doppio della caparra da essa prestata, in caso di … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 8-6-2022, n. 18392
Pronuncia giudiziale di risoluzione del contratto – Natura costitutiva o dichiarativa – Differenze – La pronuncia di risoluzione del contratto può avere natura costitutiva o meramente dichiarativa, in conseguenza della causa di scioglimento del rapporto prospettata ed accolta; in particolare, l’azione di risoluzione del contratto per inadempimento ex art. 1453 c.c., è volta ad ottenere una pronuncia costitutiva diretta a sciogliere il vincolo contrattuale, previo accertamento da parte del giudice della gravità dell’inadempimento, e differisce perciò sostanzialmente dall’azione di risoluzione di cui agli artt. 1454, 1456 e 1457 c.c., poiché in tali ipotesi l’azione intende conseguire una pronuncia dichiarativa dell’avvenuta risoluzione di diritto del contratto, a seguito del verificarsi di un … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 26-11-2021, n. 36918
Risarcimento del danno – Nei contratti a prestazioni corrispettive, alla risoluzione per inadempimento si accompagna il diritto, per il contraente fedele, al risarcimento del danno, non limitato all’interesse negativo (“id quod interest contractum non fuisse”) ma esteso all’interesse positivo (“quantum lucrari potuit”), atteso, per un verso, che l’azione di risoluzione è alternativa all’azione di adempimento, la quale è senz’altro finalizzata al conseguimento dell’interesse positivo e considerato, per altro verso, che, diversamente opinando, la responsabilità (contrattuale) per inadempimento coinciderebbe “quoad effectum” con la responsabilità precontrattuale, venendosi a trattare in … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 14-10-2021, n. 28022
Operazioni di investimento in valori mobiliari – Le singole operazioni di investimento in valori mobiliari, in quanto contratti autonomi, benché esecutive del contratto quadro originariamente stipulato dall’ investitore con l’intermediario, possono essere oggetto di risoluzione,in caso di inosservanza di doveri informativi nascenti dopo la conclusione del contratto quadro, indipendentemente dalla risoluzione di questo ultimo. (In applicazione di tale principio la S.C. ha cassato la decisione della Corte di merito che, ritenendo la responsabilità dell’intermediario quale conseguenza dell’inosservanza degli obblighi informativi in favore del cliente di natura precontrattuale, aveva escluso l’esperibilità del rimedio risolutorio con riguardo ai … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 31-03-2021, n. 8997
Gravità dell’inadempimento – In tema di risoluzione per inadempimento, il giudice, per valutarne la gravità, deve tener conto di tutte le circostanze, oggettive e soggettive, dalle quali sia possibile desumere l’alterazione dell’equilibrio contrattuale. (In applicazione del principio, la S.C. ha cassato la sentenza di merito che, in un caso di errato intervento chirurgico di riduzione del seno, aveva omesso di valutare l’importanza dell’inadempimento con riguardo al risultato estetico, limitandosi ad affermare che l’operazione non poteva reputarsi del tutto inutile perché aveva effettivamente prodotto, secondo le indicazioni della … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 6, Ordinanza 24-03-2021, n. 8220
Opere pubbliche – Contratto di appalto – In tema di lavori pubblici, la l. n. 109 del 1994 e il d.P.R. n. 554 del 1999, applicabili “ratione temporis”, prevedono l’obbligatoria acquisizione da parte della stazione appaltante della relazione geologica tra gli atti progettuali della gara; in assenza di essa, tuttavia, ove venga ugualmente stipulato il contratto di appalto, l’impresa appaltatrice non può agire per la risoluzione ex art. 1453 c.c. facendo valere l’inadempimento della committenza nella precedente fase di gara, poiché rientra tra i suoi obblighi di diligenza controllare la validità tecnica del progetto e, nella fase successiva, la stessa impresa è tenuta a segnalare le omissioni progettuali, ai fini dell’adozione di varianti in corso d’opera, in adempimento del dovere di collaborazione che … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 15-02-2021, n. 3839
Rapporto tra risoluzione di diritto e giudiziale – In tema di inadempimento contrattuale, mentre nella proposizione di una domanda di risoluzione di diritto per l’inosservanza di una diffida ad adempiere può ritenersi implicita, in quanto di contenuto minore, anche quella di risoluzione giudiziale di cui all’art. 1453 c.c., non altrettanto può dirsi nell’ipotesi inversa, nella quale sia stata proposta soltanto quest’ultima domanda, restando precluso l’esame di quella di risoluzione di diritto, a meno che i fatti che la sostanziano siano stati allegati in funzione di un proprio effetto risolutivo. Cass. 23-10-2020, n. 23193
Caparra confirmatoria – Domanda per la risoluzione – Declaratoria dell’intervenuto recesso con ritenzione della caparra richiesta in appello – In tema di contratti cui acceda la consegna di una somma di denaro a titolo di caparra confirmatoria, qualora il contraente non inadempiente abbia agito per la risoluzione (giudiziale o di diritto) ed il risarcimento del danno, costituisce domanda nuova, inammissibile in appello, quella volta ad ottenere la declaratoria dell’intervenuto recesso con ritenzione della caparra (o pagamento del doppio), avuto riguardo – oltre che alla disomogeneità esistente tra la domanda di risoluzione giudiziale e quella di recesso ed all’irrinunciabilità dell’effetto conseguente alla risoluzione di diritto – all’incompatibilità strutturale e funzionale tra la ritenzione della caparra e la domanda di risarcimento: la funzione della caparra, consistendo in una liquidazione anticipata e convenzionale del danno volta ad evitare l’instaurazione di un giudizio contenzioso, risulterebbe infatti frustrata se alla parte che abbia preferito affrontare gli oneri connessi all’azione risarcitoria per ottenere un ristoro patrimoniale più cospicuo fosse consentito – in contrasto con il … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 12-10-2020, n. 21971
Caparra confirmatoria – Domanda di risoluzione del promittente acquirente e di condanna alla restituzione del doppio della caparra – L’istanza di restituzione della caparra in favore del promittente acquirente deve ritenersi inclusa nella domanda, dal medesimo già formulata, di restituzione del doppio della caparra stessa nell’ambito di controversia definita con il rigetto della domanda risolutoria del promittente acquirente, ma con accertamento di impossibilità sopravvenuta di trasferimento del bene oggetto del preliminare di vendita e, conseguentemente, con … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 5-10-2020, n. 21262
Caparra confirmatoria e risoluzione – Prova del danno – La caparra confirmatoria ex art. 1385 c.c. ha la funzione di liquidare convenzionalmente il danno da inadempimento in favore della parte non inadempiente che intenda esercitare il potere di recesso conferitole “ex lege”, sicché, ove ciò avvenga, essa è legittimata a ritenere la caparra ricevuta ovvero ad esigere il doppio di quella versata; qualora, invece, detta parte preferisca agire per la risoluzione ovvero l’esecuzione del contratto, il diritto al … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 29-09-2020, n. 20532
Reciproche domande di risoluzione del contratto per inadempimento – Quando i contraenti richiedano reciprocamente la risoluzione del contratto, ciascuno attribuendo all’altro la condotta inadempiente, il giudice deve comunque dichiarare la risoluzione dello stesso, atteso che le due contrapposte manifestazioni di volontà, pur estranee ad un mutuo consenso negoziale risolutorio, sono tuttavia, in considerazione delle premesse contrastanti, dirette all’identico scopo dello scioglimento del rapporto negoziale. Cass. 21-09-2020, n. 19706
Manifestazione della volontà di risolvere il contratto di compravendita – La volontà di risolvere un contratto di compravendita per inadempimento non deve necessariamente risultare da una domanda espressamente proposta dalle parti in giudizio, ben potendo essere implicitamente contenuta in un’altra domanda, eccezione o richiesta, sia pure di diverso contenuto, che presupponga la domanda di risoluzione. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto che la domanda di ripetizione degli acconti già versati non potesse implicitamente contenere quella di risoluzione, perché ad essa era anteposta la domanda di riduzione del corrispettivo, in relazione ai vizi della cosa venduta, sintomatica della volontà di conservazione del rapporto). Cass. 18-09-2020, n. 19513
Permesso di costruire annullato in autotutela in quanto illegittimo – risoluzione del contratto di compravendita del terreno e risarcimento del danno – Giurisdizione – La “causa petendi” della domanda con cui il beneficiario di un permesso di costruire, successivamente annullato in autotutela in quanto illegittimo, abbia invocato la risoluzione del contratto di compravendita del terreno, nonché la condanna della P.A. al risarcimento dei danni conseguenti alla lesione dell’incolpevole affidamento sulla legittimità del predetto atto ampliativo, risiede, non già nella lesione di un interesse legittimo pretensivo (giacché non è in discussione la legittimità del disposto annullamento) ma nella lesione del diritto soggettivo all’integrità del patrimonio; pertanto la controversia è devoluta alla giurisdizione ordinaria, atteso che, avuto riguardo al detto “petitum sostanziale”, il provvedimento amministrativo non rileva in sé (quale elemento costitutivo della fattispecie risarcitoria, della cui illegittimità il giudice è chiamato a conoscere “principaliter”) ma come fatto (rilevabile “incidenter tantum”) che ha dato causa all’evento dannoso subìto dal patrimonio del privato. Cass. 08-07-2020, n. 14231
Eccezione di non imputabilità dell’inadempimento – Eccezione in senso lato – L’eccezione di non imputabilità dell’inadempimento costituisce non mera difesa, ma eccezione in senso lato, rilevabile d’ufficio e, quindi, non soggetta alla decadenza ex art. 167 c.p.c., sempre che il fatto emerga dagli atti, dai documenti o dalle altre prove ritualmente acquisite al processo, atteso che consiste nell’allegazione non riservata all’iniziativa della parte – per legge o perché collegata alla titolarità di un’azione costitutiva – di un fatto diverso, non compreso tra quelli dedotti dalla controparte e dotato normativamente di idoneità impeditiva, in via immediata e diretta, del diritto azionato in giudizio. Cass. 30-06-2020, n. 12980
Divieto di chiedere l’adempimento una volta domandata la risoluzione del contratto – Rigetto della domanda di risoluzione – Il divieto, posto dall’articolo 1453 c.c., di chiedere l’adempimento, una volta domandata la risoluzione del contratto, viene meno e non ha più ragion d’essere quando la domanda di risoluzione venga rigettata, rimanendo in vita in tal caso il vincolo contrattuale e risorgendo l’interesse alla esecuzione della prestazione, con inizio del nuovo termine prescrizionale del diritto di chiedere l’adempimento. Cass. 25-06-2020, n. 12637
Violazione del principio tra chiesto e pronunciato – Non sussiste violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato allorché il giudice, qualificando giuridicamente in modo diverso rispetto alla prospettazione della parte i fatti da questa posti a fondamento della domanda, le attribuisca un bene della vita omogeneo, ma ridimensionato, rispetto a quello richiesto. Ne consegue che, proposta in primo grado una domanda di risoluzione per inadempimento di contratto preliminare, e di conseguente condanna del promittente venditore alla restituzione del doppio della caparra ricevuta, non pronunzia “ultra petita” il giudice il quale ritenga che il contratto si sia risolto non già per inadempimento del convenuto, ma per impossibilità sopravvenuta di esecuzione derivante dalle scelte risolutorie di entrambe le parti (ex art. 1453, comma 2, c.c.) e condanni il promittente venditore alla restituzione della sola caparra (la cui ritenzione è divenuta “sine titulo”) e non del doppio di essa. Cass. 15-06-2020, n. 11466
Autonomia del risarcimento rispetto alla risoluzione – La domanda di risarcimento dei danni da inadempimento contrattuale non deve essere necessariamente correlata alla richiesta di risoluzione del contratto, perché l’art. 1453 c.c., facendo salvo “in ogni caso” il risarcimento del danno, ha voluto evidenziare l’autonomia dell’azione risarcitoria rispetto a quella di risoluzione. Cass. 12-06-2020, n. 11348
Associazione in partecipazione – La natura sinallagmatica del contratto di associazione in partecipazione rende applicabile la disciplina della risoluzione per inadempimento, che richiede una valutazione di gravità degli addebiti, da effettuarsi alla luce del complessivo comportamento delle parti, dell’economia generale del rapporto e del principio di buona fede nell’esecuzione del contratto sancito dall’art. 1375 c.c., che, per l’associante, si traduce, nel dovere di portare a compimento l’impresa o l’affare nel termine ragionevolmente necessario. Alla pronuncia di risoluzione consegue, oltre all’effetto liberatorio per le prestazioni ancora da eseguire, anche quello restitutorio per quelle già eseguite, con obbligo, per l’associante, di restituire l’apporto ricevuto dall’associato, non essendo l’associazione in partecipazione riconducibile alla categoria dei contratti ad esecuzione continuata. (Nella specie, la S.C. ha confermato la pronuncia di risoluzione del contratto per inadempimento dell’associante, adottata dal giudice di merito, dopo aver riscontrato plurimi inadempimenti, tra cui l’omessa destinazione all’attività d’impresa dell’apporto in denaro dell’associato, ritenuta espressiva di una condotta contraria a buona fede, per essere tale apporto strumentale all’esercizio dell’impresa oggetto dell’associazione). Cass. 3-6-2020, n. 10496
Mancata consegna dell’immobile locato – La mancata consegna dell’immobile locato da parte del locatore esclude l’obbligo del conduttore di pagare il canone, senza che assuma rilievo la facoltà del locatario di agire per la consegna coattiva del bene o per la risoluzione del contratto. Cass. 26-5-2020, n. 9666
Appalto di opere pubbliche – In tema di appalto di opere pubbliche, ogni qualvolta si faccia questione della risoluzione del contratto per inadempimento dell’appaltante (o, in generale, dell’invalidità del contratto o della sua estinzione), la relativa domanda, arbitrale o giudiziaria, non è soggetta alla decadenza prevista per l’inosservanza dell’onere della riserva, sussistente solo con riferimento alle pretese dell’appaltatore che si riflettono sul corrispettivo a lui dovuto; ciò, tuttavia, non esclude che – ove il prospettato inadempimento consista nell’illegittima disposizione o protrazione della sospensione dei lavori – assuma rilievo la mancata contestazione, da parte dell’appaltatore, dei presupposti giustificativi del provvedimento nel verbale di sospensione ovvero di ripresa dei lavori (a seconda del carattere originario o sopravvenuto delle ragioni di illegittimità e del tempo in cui l’appaltatore ha potuto averne consapevolezza), ai fini della verifica (non già della decadenza, bensì) della gravità dell’inadempimento del committente, che deve essere tale da giustificare la risoluzione del contratto. Cass. 6-5-2020, n. 8517
Risoluzione anticipata del contratto di locazione – Il locatore, che abbia chiesto ed ottenuto la risoluzione anticipata del contratto di locazione per inadempimento del conduttore, ha diritto anche al risarcimento del danno per la anticipata cessazione del rapporto, da individuare nella mancata percezione dei canoni concordati fino al reperimento di un nuovo conduttore. L’ammontare del danno risarcibile costituisce valutazione del giudice di merito, che terrà conto di tutte le circostanze del caso concreto. Cass. 5-5-2020, n. 8482
Giudicato di rigetto della domanda di risoluzione – Il giudicato di rigetto della domanda di risoluzione del contratto per inadempimento preclude la proposizione di una nuova domanda di risoluzione fondata su altri inadempimenti conosciuti o conoscibili alla data di proposizione della prima domanda e non fatti valere con essa. (Nella specie, relativa ad affitto di fondo rustico, il concedente aveva chiesto la risoluzione del contratto per inadempimento, deducendo l’intervenuto abusivo frazionamento del fondo ad opera dell’affittuario, nonostante tale condotta fosse conoscibile già al momento dell’introduzione di un precedente giudizio di risoluzione per degli ulteriori inadempimenti dello stesso affittuario, definito con sentenza di rigetto favorevole a quest’ultimo e passata in giudicato). Cass. 18-02-2020, n. 4003
Inadempienze reciproche – Nei contratti con prestazioni corrispettive non è consentito al giudice del merito, in caso di inadempienze reciproche, di pronunciare la risoluzione, ai sensi dell’art. 1453 c.c., o di ritenere la legittimità del rifiuto di adempiere, a norma dell’art. 1460 c.c., in favore di entrambe le parti, in quanto la valutazione della colpa dell’inadempimento ha carattere unitario, dovendo lo stesso addebitarsi esclusivamente a quel contraente che, con il proprio comportamento prevalente, abbia alterato il nesso di interdipendenza che lega le obbligazioni assunte mediante il contratto e perciò dato causa al giustificato inadempimento dell’altra parte. Cass. 12-2-2020, n. 3455
Leasing traslativo – In tema di leasing traslativo, in caso di mancata consegna del bene da parte del fornitore, l’utilizzatore che, con una condotta non conforme al dovere di buona fede, ingeneri nel concedente un incolpevole affidamento sulla regolare esecuzione del contratto è tenuto all’obbligazione risarcitoria derivante dalla risoluzione per inadempimento del contratto di leasing per illegittima sospensione del versamento dei canoni. (Nella fattispecie, l’utilizzatore aveva trasmesso al concedente una dichiarazione, non corrispondente al vero, di avvenuta consegna del bene, versato periodicamente i canoni e poi sospeso il pagamento degli stessi dopo otto mesi, comunicando di non aver ricevuto il bene, con l’effetto di impedire al concedente la sospensione del pagamento dell’intero prezzo al fornitore). Cass. 28-1-2020, n. 1934
Risoluzione del contratto di locazione di immobili – Domanda ai sensi dell’art. 1453 cc e domanda di accertamento dell’avvenuta risoluzione “ope legis” di cui all’art. 1456 cc – In tema di risoluzione del contratto di locazione di immobili, perche la risoluzione stessa possa essere dichiarata sulla base di una clausola risolutiva espressa, è richiesta la specifica domanda, con la conseguenza che, una volta proposta l’ordinaria domanda ai sensi dell’art. 1453 c.c., con l’intimazione di sfratto per morosità, non è possibile mutarla in domanda di accertamento dell’avvenuta risoluzione “ope legis” di cui all’art. 1456 c.c., in quanto quest’ultima è autologicamente diversa dalla prima, sia per quanto concerne il “petitum”, – perchè con la domanda di risoluzione ai sensi dell’art. 1453, si chiede una sentenza costitutiva mentre quella di cui all’art. 1456, postula una … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 24 maggio 2016, n. 10691