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Art. 2697 cc – Onere della prova

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Codice Civile

Art. 2697 codice civile

Onere della prova

Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento.

Chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda.


1) Spiegazione      

2) Giurisprudenza


 

1) Spiegazione:

In linea di principio l’onere di provare un fatto ricade su colui che invoca quel fatto a sostegno della sua versione.

In questo senso va interpretato l’art. 2697 c.c. che accolla su chi vuol far valere un diritto in giudizio l’onere di provare i fatti che ne costituiscono il fondamento (c.d. fatti costitutivi). Viceversa, chi contesta la rilevanza di quei fatti ha l’onere di provarne l’inefficacia o gli altri fatti modificativi o estintivi del diritto fatto valere (c.d. fatti impeditivi, modificativi ed estintivi).

Tuttavia, nei casi di difficoltà, rispetto a taluni fatti, di stabilire se una circostanza debba essere considerata come fatto costitutivo o come fatto impeditivo, supplisce molte volte la stessa legge.

Quando la legge non dice nulla sul carattere costitutivo o impeditivo di una circostanza, spetta all’interprete determinare su quale delle parti ricada il relativo onere probatorio.

A tal riguardo, la Suprema Corte (Cass. 20484/2008) fa ricorso al c.d. principio della vicinanza della prova, precisando che l’’onere della prova dev’essere ripartito, oltrechè secondo la descrizione legislativa della fattispecie sostanziale controversa, con l’indicazione dei fatti costitutivi e di quelli estintivi o impeditivi del diritto, anche secondo il principio della riferibilità o vicinanza, o disponibilità del mezzo; principio riconducibile all’articolo 24 Cost., che connette al diritto di azione in giudizio il divieto di interpretare la legge tendendone impossibile o troppo difficile l’esercito.

Le parti possono comunque di comune accordo stabilire una diversa ripartizione dell’onere della prova (c.d. inversione convenzionale dell’nere della prova), purchè non si tratti di diritti indisponibili o la modificazione non renda eccessivamente difficile ad una delle parti l’esercizio del proprio diritto (art. 2697 cc).


 

2) Giurisprudenza:

Onere di contestazione – Fatti ignoti alla parte – Esclusione – L’onere di contestazione, la cui inosservanza rende il fatto pacifico e non bisognoso di prova, sussiste soltanto per i fatti noti alla parte, non anche per quelli ad essa ignoti. (Nella specie, la S.C. ha cassato la sentenza di merito che, in un giudizio di manutenzione del possesso, aveva ritenuto non contestati fatti ignoti al proprietario del bene, quali la … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 8-5-2023, n. 12064

 

Fondo di garanzia per le vittime della strada – Onere probatorio del danneggiato – In tema di intervento del Fondo di garanzia per le vittime della strada (ex art. 283, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 209 del 2005) al fine di garantire il risarcimento dei danni causati dalla circolazione dei veicoli soggetti ad obbligo assicurativo nei casi di sinistro cagionato da veicolo non identificato, spetta comunque al danneggiato, per regola generale, l’onere di provare il fatto generatore del danno (che il sinistro è stato cagionato dal veicolo inidentificato) e, cioè, dimostrare le modalità del sinistro stesso e la sua … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 19-4-2023, n. 10540

 

Trasporto aereo – Ritardo o inadempimento nell’esecuzione del trasporto aereo – Presunzione di responsabilità a carico del vettore – Onere della prova – In tema di trasporto internazionale, la Convenzione di Varsavia del 12 ottobre 1929 introduce una presunzione di responsabilità del vettore aereo, per ritardo o inadempimento nell’esecuzione del trasporto, che il vettore può superare solo se egli dimostri di non essere riuscito ad impedire l’evento, nonostante … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 17-4-2023, n. 10178

 

Principio dell’onere probatorio – Residualità – Principio di acquisizione delle prove – Portata – Conseguenze – Fatto rilevante rimasto ignoto – Applicazione – Le regole sull’onere della prova sono disposizioni di giudizio residuali rispetto al principio di acquisizione probatoria – secondo il quale le risultanze istruttorie, comunque ottenute, concorrono alla formazione del libero convincimento del giudice (non condizionato dalla loro provenienza) – e trovano, dunque, applicazione solo in … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 13/04/2023, n. 9863

 

Illegittima segnalazione alla centrale rischi – Danni all’immagine e alla reputazione art 2059 cc – Risarcimento dei danni art. 2043 ccIn tema di illegittima segnalazione alla centrale rischi, il danno all’immagine e alla reputazione non può considerarsi sussistente “in re ipsa”, ma va allegato specificamente e dimostrato da chi ne invoca il risarcimento. (Nella specie, la S.C. ha confermato la decisione di merito che, pur a fronte della erronea segnalazione circa la qualità di terzo datore di ipoteca, ha respinto la richiesta risarcitoria, anche per il danno non patrimoniale, in quanto genericamente allegata ed in assenza di dimostrazione della … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 6-3-2023, n. 6589

 

Vizi di motivazione – Declaratoria di irrilevanza delle prove dedotte – Rigetto della domanda per difetto di prova – Violazione del minimo costituzionale della motivazione – La motivazione deve ritenersi affetta dal vizio di contraddittorietà insanabile e viola, quindi, il “minimo costituzionale”, qualora il giudice di merito rigetti la domanda ritenendola non provata dopo aver respinto una richiesta non inammissibile di prova. (Nella specie, la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza di merito che, dopo avere erroneamente escluso l’esame testimoniale degli autori delle perizie stragiudiziali prodotte, siccome finalizzato a … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 1-2-2023, n. 2980

 

Compensi professionali – Opposizione a decreto ingiuntivo art. 645 cpc – Contestazione, anche generica, sull’espletamento e consistenza dell’attività – Onere della prova art. 2697 cc – Nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo avente ad oggetto il pagamento di prestazioni professionali, ogni contestazione, anche generica, in ordine all’espletamento e alla consistenza dell’attività è idonea e sufficiente ad investire il giudice del potere-dovere di verificare anche il “quantum debeatur”, costituendo la parcella una semplice … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 10-1-2023, n. 357

 

Contratti bancari – Rapporto di conto corrente – Azione di ripetizione di interessi corrisposti e non dovuti – Art. 2033 cc – Onere probatorio a carico del correntista – Mancanza di alcuni estratti conto – Conseguenze – Nei rapporti di conto corrente bancario, ove il correntista, agendo in giudizio per la ripetizione di quanto indebitamente trattenuto dalla banca, ometta di depositare tutti gli estratti conto periodici e non sia possibile accertare l’andamento del conto mediante altri strumenti rappresentativi delle movimentazioni (come le contabili bancarie riferite alle singole operazioni o le risultanze delle scritture contabili), va assunto, come dato di partenza per il ricalcolo, il saldo iniziale a debito, risultante dal primo estratto conto disponibile o da quelli intermedi dopo intervalli non coperti, che, nel quadro delle risultanze, è il dato più sfavorevole al cliente, sul quale si ripercuote tale incompletezza, in quanto gravato dall’onere della prova degli indebiti pagamenti. (Nella specie la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 27-12-2022, n. 37800

 

Esecuzione esattoriale – Pagamento della somma intimata – In tema di esecuzione esattoriale, incombe sul debitore, in sede di opposizione all’esecuzione ex art. 615, comma 2, c.p.c., l’onere di allegare e provare la tempestività del versamento della somma intimata rispetto alla data di notificazione della cartella di pagamento, ai sensi dell’art. 25, comma 2, d.P.R. n. 602 del 1973, trattandosi di fatto che, agendo sul piano sostanziale, estingue il diritto di credito azionato dall’agente della riscossione, impedendogli di … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 16-11-2022, n. 33749

 

Risarcimento del danno da occupazione senza titolo di un bene immobile da parte di un terzo – In tema di risarcimento del danno da occupazione senza titolo di un bene immobile da parte di un terzo, il proprietario è tenuto ad allegare, quanto al danno emergente, la concreta possibilità di godimento perduta e, quanto al lucro cessante, lo specifico pregiudizio subito (sotto il profilo della perdita di occasioni di vendere o locare il bene a un prezzo o a un canone superiore a quello di mercato), di cui, a fronte della specifica contestazione del convenuto, è chiamato a fornire la prova anche mediante presunzioni o il richiamo alle nozioni di fatto rientranti nella comune esperienza; poiché l’onere di contestazione, la cui inosservanza rende il fatto pacifico e non bisognoso di prova, sussiste soltanto per i fatti noti, l’onere probatorio sorge comunque per i fatti ignoti al danneggiante, ma il criterio di … continua a leggere Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza 15-11-2022, n. 33645

 

Lavoro subordinato – Obblighi del datore – Tutela delle condizioni di lavoro – Obbligo di prevenzione ex art. 2087 cc – Adozione di cautele cd. innominate – Necessità – Prova liberatoria a carico del datore – Il datore di lavoro deve predisporre a tutela della sicurezza del lavoratore non soltanto le misure prescritte dal legislatore che rappresentano lo “standard” minimale, ma anche tutte quelle che siano praticate normalmente o, in concreto, siano richieste dalla specificità del rischio connesso all’attività lavorativa, la cui prova liberatoria, correlata alla diligenza esigibile, è a carico della parte datoriale che dovrà provare di aver adottato tutte quelle cautele che, benché non dettate dalla legge, siano consigliate dalle conoscenze sperimentali e tecniche o dagli “standard” di sicurezza normalmente osservati. (Nella specie, la S.C. ha cassato la sentenza di merito per non aver verificato se, all’epoca dei fatti, l’adozione di aghi retrattili per i prelievi di sangue fosse un … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Ordinanza 10-11-2022, n. 33239

 

Pluralità di debiti – Dichiarazione del debitore di imputazione – Mancanza – In presenza di una pluralità di rapporti obbligatori, se il debitore non si avvale della facoltà di dichiarare quale debito intenda soddisfare, la scelta spetta, ex art. 1195 c.c., al creditore, il quale può dichiarare di imputare il pagamento ad uno o più debiti determinati, mentre i criteri legali ex art. 1193, comma 2, c.c., che hanno carattere suppletivo e sussidiario, subentrano soltanto quando l’imputazione non è effettuata né dal debitore, né dal creditore, fermo restando che l’onere di provare le condizioni che giustificano una diversa imputazione grava sul creditore. (Nella specie, la S.C. ha cassato la decisione della Corte d’appello che – accertata la sussistenza di una pluralità di crediti da parte di un istituto bancario nei confronti di una cooperativa e dato atto di pagamenti parziali effettuati da alcuni soggetti coobbligati – aveva imputato … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 27-10-2022, n. 31837

 

Contratto di agenzia – Ripetizione dell’indebito esercitata dal preponente – Acconti versati senza causa – Onere della prova a carico del preponente – Nel rapporto di agenzia, ove il preponente agisca per la restituzione delle somme versate in anticipo a titolo di acconto su compensi poi non maturati, grava su questi, e non sull’agente, l’onere di provare la sussistenza dei fatti che hanno reso la somma versata priva di giustificazione causale, ossia la mancata conclusione degli affari, atteso che … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 5-10-2022, n. 28878

 

Danno non patrimoniale patito dagli stretti congiunti – In tema di danno non patrimoniale, il pregiudizio patito dai prossimi congiunti della vittima va allegato, ma può essere provato anche a mezzo di presunzioni semplici e massime di comune esperienza, dato che l’esistenza stessa del rapporto di parentela fa presumere la sofferenza del familiare superstite, ferma restando la possibilità, per la controparte, di dedurre e dimostrare l’assenza di un legame affettivo, perché la sussistenza del predetto pregiudizio, in quanto solo presunto, può essere esclusa dalla prova contraria, a differenza del cd. “danno in re ipsa”, che sorge per … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 30-8-2022, n. 25541

 

Diritto dell’agente alle provvigioni – Diritto di ottenere la documentazione dal preponente – In tema di contratto d’agenzia, nel giudizio di accertamento del diritto alla provvigione, l’agente, al quale l’art. 1748 c.c., nel testo modificato dall’art. 2 d.lgs. n. 303 del 1991, riconosce il diritto di esigere tutte le informazioni necessarie per verificare l’importo delle provvigioni liquidate, ha l’onere di provare che gli affari da lui promossi sono andati a buon fine o che il mancato pagamento sia dovuto a fatto imputabile al preponente, cosicché, qualora quest’ultimo non gli abbia trasmesso i dati e le informazioni necessarie per esercitare i suoi diritti di credito quantificando esattamente negli atti di causa le sue spettanze, il giudice deve, … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 31-5-2022, n. 17575

 

Imposta sul reddito delle persone giuridiche (IRPEG) – Capitali dati a mutuo – Mancata percezione degli interessi attivi – Onere della prova – In tema d’imposta sul reddito delle persone giuridiche, la dimostrazione della mancata percezione degli interessi attivi sulle somme date a mutuo incombe sul contribuente, sia per il carattere normalmente oneroso del contratto di mutuo, quale previsto dall’art. 1815 c.c., sia in quanto l’art. 43 del d.P.R. n. 597 del 1973 prevede che i capitali dati a mutuo, salvo prova contraria, producono interessi al tasso legale, se non convenuti o pattuiti in misura inferiore, norma che trova applicazione anche per le società commerciali in base al … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 14-4-2022, n. 12329

 

Opposizione all’esecuzione per obblighi di fare e opposizione all’ingiunzione ex art. 614 c.p.c. – Pendenza avanti allo stesso ufficiale giudiziario – Sospensione per pregiudizialità logica – Esclusione – Nel caso in cui pendano avanti allo stesso ufficio giudiziario sia l’opposizione avente ad oggetto l’accertamento degli specifici lavori da eseguire coattivamente ex art. 612 c.p.c., sia l’opposizione al decreto ex art. 614 c.p.c. relativo alle spese anticipate dal creditore per i lavori già effettuati, è illegittima l’ordinanza che dispone la sospensione del secondo giudizio per pregiudizialità logica del primo, non essendo configurabile un’ipotesi di sospensione necessaria ex art. 295 c.p.c. e dovendo il giudice del procedimento “pregiudicato” rimettere gli atti al … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 6-3, Ordinanza 6-4-2022, n. 11212

 

Vizi della cosa compravenduta – Onere della prova dei vizi carico del compratore – In tema di compravendita, l’obbligo di garanzia per vizi della cosa venduta dà luogo ad una responsabilità speciale interamente disciplinata dalle norme sulla vendita, che pone il venditore in situazione non tanto di obbligazione, quanto di soggezione, esponendolo all’iniziativa del compratore, intesa alla modificazione del contratto od alla sua caducazione mediante l’esperimento, rispettivamente, della “actio quanti minoris” o della “actio redhibitoria”. Ne consegue che, essendo dette azioni fondate sul solo dato obiettivo dell’esistenza di vizi, indipendentemente da ogni giudizio di colpevolezza, l’onere della relativa prova grava sul compratore, non trovando applicazione i principi relativi all’inesatto adempimento nelle … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 28-3-2022, n. 9960

 

Danni causati da cani randagi – In tema di danni causati da cani randagi, una volta individuato – alla stregua della normativa nazionale e regionale applicabile – l’ente titolare dell’obbligo giuridico di recupero degli stessi, il danneggiato è chiamato a provare soltanto che l’evento dannoso rientri nel novero di quelli che la regola cautelare omessa mira ad evitare, e solo una volta che l’ente abbia, a propria volta, dimostrato di essersi attivato rispetto a tale onere cautelare, sarà tenuto ulteriormente a dimostrare (anche per presunzioni) l’esistenza di segnalazioni o di richieste di intervento per la … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 6-3, Ordinanza 24-3-2022, n. 9621

 

Surrogazione per volontà del creditore – Elementi costitutivi – Necessità del pagamento – Onere della prova – In tema di surrogazione per volontà del creditore, la dichiarazione di surroga non è di per sé sufficiente a dimostrare l’intervenuto pagamento, che rappresentando ulteriore e distinto elemento costitutivo della fattispecie, deve essere specificamente provato da chi affermi di essere stato surrogato nei diritti dell’… continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 10-3-2022, n. 7852

 

Violazione codice della strada – Irregolarità della segnaletica – Mancanza della segnaletica – Onere della prova – In materia di accertamento di violazioni delle norme del codice della strada, quando il ricorrente contesti l’inesistenza della segnaletica, orizzontale o verticale, prescrittiva di un determinato comportamento o impositiva di un divieto, la prova contraria spetta all’Amministrazione, posto che l’esistenza del segnale di preavviso o di divieto è elemento costitutivo della fattispecie sanzionata; mentre quando l’opponente deduca la non adeguatezza della … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 9-3-2022, n. 7715

 

Giudicato esterno – Eccezione – Onere probatorio dell’eccipiente – Allegazione della sentenza con il passaggio in giudicato – La parte che eccepisce il giudicato esterno ha l’onere di fornirne la prova, non soltanto producendo la sentenza emessa in altro procedimento, ma anche corredandola della idonea certificazione ex art. 124 disp. att. c.p.c., dalla quale risulti che la stessa non è soggetta ad impugnazione, non potendosi ritenere che la mancata contestazione di controparte sull’affermato passaggio in giudicato significhi ammissione della circostanza, né che sia onere della … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 2-3-2022, n. 6868

 

Accertamento dei redditi – Distinzione tra interposizione fittizia ed interposizione reale – In tema di accertamento dei redditi, l’art. 37, comma 3, del d.P.R. n. 600 del 1973, non distingue tra interposizione fittizia e interposizione reale, nella quale non vi è un accordo simulatorio tra le persone che prendono parte all’atto, ma richiede la prova, anche attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti e che possono consistere, in caso di reddito di impresa, anche nella gestione “uti dominus” dell’impresa e delle sue risorse finanziarie, che il contribuente sia l’effettivo possessore del reddito del soggetto interposto; spetta, poi, al contribuente dare la prova contraria dell’assenza di interposizione, o della … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 17-2-2022, n. 5276

 

Opposizione a sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d’Italia – Onere della prova dell’illecito gravante sull’organo di vigilanza – Nel giudizio di opposizione a sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d’Italia, l’onere della prova dell’illecito, gravante sull’organo di vigilanza, può essere soddisfatto con la produzione dei verbali ispettivi che, con riferimento agli aspetti non coperti da efficacia probatoria privilegiata, costituiscono comunque elemento di prova, che il giudice deve valutare in concorso con gli altri elementi e che può disattendere solo in caso di motivata intrinseca inattendibilità o di contrasto con altri elementi acquisiti nel giudizio. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 8-2-2022, n. 4006

 

Conseguenze sulla facoltà di contestazione per la prima volta in grado di appello – Il deducente è tenuto a provare il fatto genericamente dedotto e/o non rientrante nella sfera di conoscibilità della controparte anche in assenza di contestazione specifica o generica o di non contestazione da parte di quest’ultima, mentre è tenuto a provare il fatto specificamente dedotto e/o rientrante nella sfera di conoscibilità della controparte soltanto se specificamente contestato. In ragione di ciò, soltanto nella prima ipotesi è possibile formulare la contestazione per la prima volta anche in grado d’appello, senza che questo giustifichi la rimessione in termini per l’articolazione dei mezzi istruttori, stante l’onere probatorio gravante sul deducente in primo grado, mentre tale facoltà è preclusa nella seconda, avendo quest’ultimo fatto affidamento sulla “relevatio” dall’onere probatorio in ragione dell’assenza di contestazione, senza potervi più provvedere in sede di gravame. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 25-1-2022, n. 2223

 

Indebito oggettivo – Interessi anatocistici – Prova dell’inesistenza di una giusta causa dell’attribuzione patrimoniale – In materia di contratti bancari che prevedano il pagamento di interessi anatocistici o a tasso ultralegale, la prova dell’inesistenza di una giusta causa dell’attribuzione patrimoniale, compiuta in favore del convenuto, grava sull’attore in ripetizione dell’indebito, ancorché si tratti di prova di un fatto negativo; la produzione del contratto posto a base del rapporto bancario è a tal fine: per un verso non indispensabile e per altro verso neppure sufficiente. Non è sufficiente perché, anche qualora sia stato esibito il contratto, resta possibile che l’accordo sugli interessi sia stato stipulato con un atto diverso e successivo; e non è neppure indispensabile, perché anche altri mezzi di prova, quali le presunzioni, unitamente agli argomenti di prova ricavabili dal comportamento processuale della controparte, ai sensi dell’art. … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 19-1-2022, n. 1550

 

Accertamento delle imposte sui redditi – Prova della natura simulata di un atto – In tema di accertamento delle imposte sui redditi, ai fini della prova della natura simulata di un atto, il contribuente può valersi delle dichiarazioni rese da terzi in sede extraprocessuale, non ostandovi l’art. 1417 c.c., dal momento che l’azione proposta dinanzi alla commissione tributaria è volta a dimostrare l’infondatezza della pretesa fiscale e non ad ottenere la declaratoria di nullità di un contratto simulato, fermo restando che il valore indiziario di tali dichiarazioni dev’essere vagliato dal giudice in seno al complessivo contesto probatorio emergente dagli atti, al fine di riscontrare la credibilità dei relativi autori in base ad elementi oggettivi e soggettivi. (Nella specie, in cui era stato impugnato l’avviso di accertamento relativo al maggior reddito derivante dalla partecipazione in una s.r.l., la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva ritenuto raggiunta la prova contraria, in ordine alla natura meramente fittizia dell’intestazione del 90% delle quote sociali alla contribuente, sulla base delle sole dichiarazioni rese da un terzo, delle quali non era stata valutata l’efficacia probatoria in relazione al complesso degli ulteriori elementi oggettivi della fattispecie, con particolare riguardo all’entità delle suddette quote, tale da risultare scarsamente compatibile con il dedotto totale disinteresse della socia rispetto a qualsivoglia aspetto della gestione societaria). Cassazione Civile, Sezione 6-T, Ordinanza 14-12-2021, n. 39831

 

Documenti prodotti in primo grado dall’appellato – Mancata produzione in appello – Nel vigente ordinamento processuale, il giudizio d’appello non ha ad oggetto un riesame pieno nel merito della decisione impugnata (“novum judicium”), ma assume le caratteristiche di una “revisio prioris instantia”, cosicché l’appellante ha sempre la veste di attore rispetto al giudizio instaurato e con essa l’onere di dimostrare la fondatezza dei propri motivi di gravame, quale che sia stata la posizione processuale assunta nel giudizio di primo grado, e ove si dolga dell’erronea valutazione, da parte del primo giudice, di documenti prodotti dalla controparte e da questi non depositati in appello, ha l’onere di estrarne copia ai sensi … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 6-3, Ordinanza 17-12-2021, n. 40606

 

Difformità ed i vizi dell’opera – Il committente che, ai sensi dell’art. 1667 c.c., agisca nei confronti dell’appaltatore per le difformità ed i vizi dell’opera, ha l’onere di provare i fatti posti a fondamento della sua domanda e quelli necessari per contrastare le eventuali eccezioni della controparte. Ne consegue che, qualora l’appaltatore eccepisca, ex art. 1667, comma 3, c.c., la prescrizione biennale del diritto di garanzia, termine il cui rispetto costituisce una condizione dell’azione e che decorre dalla data di consegna dell’opera – la quale consiste in un mero atto materiale e differisce dall’accettazione di essa, quale atto giuridico che contiene una valutazione dell’opera stessa e produce effetti diversi, fra cui quello previsto dal comma 1 del medesimo art. 1667 c.c. – la prova di quest’ultima incombe sul committente. Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 13-12-2021, n. 39599

 

Processo civile – scritture private provenienti da un terzo estraneo alla lite – Nel processo civile, le scritture private provenienti da un terzo estraneo alla lite sono prove atipiche con un valore probatorio meramente indiziario, la cui data, quando non sia certa, può essere verificata con qualsiasi mezzo di prova, ai sensi dell’art. 2704 c.c.; le prove, tuttavia, non sono ammesse se ricadenti su un atto proprio della stessa parte interessata alla prova. Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 7-12-2021, n. 38805

 

Accertamento sintetico del reddito – In materia di accertamento sintetico del reddito, il contribuente può dimostrare che le spese accertate nei suoi confronti sono state, in realtà, finanziate mediante elargizioni del coniuge, ma a tal fine, non è sufficiente che alleghi l’esistenza del rapporto familiare, rimanendo applicabili gli ordinari principi in materia di ripartizione dell’onere della prova, con la conseguenza che compete al medesimo contribuente, che affermi di avere ricevuto aiuti economici dal coniuge per sostenere gli esborsi affrontati nell’anno di riferimento, dimostrare la ricorrenza di elementi sintomatici che siffatti esborsi siano stati verosimilmente sostenuti proprio con la provvista assicurata con i menzionati aiuti. Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Sentenza 2-12-2021, n. 38060

 

Compensi professionali – Contestazione sul “quantum” – In tema di contestazione sul “quantum” preteso a titolo di prestazioni professionali, il debitore ha, in forza del combinato disposto di cui agli artt. 2697 c.c. e 115, comma 1, c.p.c., l’onere di contestare in modo specifico la richiesta di compenso del professionista nel caso in cui essa muova da un conteggio preciso e dettagliato, mentre può limitarsi ad eccepire la mera esorbitanza del compenso richiesto solo laddove tale richiesta si limiti ad indicarlo in un importo complessivo e globale, senza specificazioni, spettando in questo caso al creditore dimostrare, a fronte della contestazione dell’altra parte, la correttezza della propria pretesa sulla base di determinati parametri (vale a dire, che l’importo richiesto è quello dovuto, alla stregua della … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 1-12-2021, n. 37788

 

Opposizione all’esecuzione – Titolo esecutivo stragiudiziale – Contestazione della misura degli interessi corrispettivi – Onere della prova – Nel giudizio di opposizione all’esecuzione iniziata sulla base di un titolo stragiudiziale, quando l’opponente contesti la misura degli interessi corrispettivi pretesi dal creditore, spetta a quest’ultimo provare sia l’esistenza del relativo patto, sia la correttezza e la legittimità del criterio con cui gli interessi sono … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 17-11-2021, n. 34812

 

Appalto – Congruità della somma – Opposizione a decreto ingiuntivo – Onere della prova – L’appaltatore che chieda il pagamento del proprio compenso ha l’onere di dimostrare la congruità della somma, con riferimento alla natura, all’entità e alla consistenza delle opere, non costituendo idonee prove dell’ammontare del credito le fatture emesse dal medesimo appaltatore, poiché si tratta di documenti fiscali provenienti dalla … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 11-11-2021, n. 33575

 

Mutuo – Mancata dimostrazione, dall’asserito mutuante, della pattuizione del relativo obbligo – Allorché una parte, provata la consegna di una somma di denaro all’altra, ne domandi la restituzione omettendo di dimostrare la pattuizione del relativo obbligo, e la controparte non deduca alcuna causa idonea a giustificare il suo diritto a trattenere la somma ricevuta, il rigetto per mancanza di prova della domanda restitutoria va argomentato con cautela e tenendo conto di tutte le circostanze del caso, onde accertare se la natura del rapporto e le circostanze del caso concreto giustifichino che l’accipiens trattenga senza causa il denaro ricevuto dal solvens. (Nella specie, la S.C. ha riformato la sentenza della Corte di appello osservando che, a fronte di un’espressa imputazione del versamento da parte dell’attrice, documentata dalla causale del bonifico, il giudizio in ordine alla carenza di prova dell’esistenza del rapporto di mutuo invocato dalla ricorrente, non si era attenuto al criterio di particolare cautela valutativa, specie in presenza di un’allegazione difensiva della controparte che si fondava unicamente su … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 7-10-2021, n. 27372

 

Azione a difesa del possesso – Decorrenza del termine dell’azione – Onere della provaIn caso di spoglio clandestino del possesso, incombe su colui che assume di averlo subìto l’onere della prova della tempestività dell’azione di reintegra, il cui termine di un anno inizia a decorrere non già da quando il ricorrente sia venuto effettivamente a conoscenza dello spoglio, bensì da quando egli sia stato nella condizione di potersene accorgere, usando la diligenza ordinaria dell’uomo medio. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto che, nel caso di spoglio clandestino del possesso di una servitù di passaggio a favore di un terreno concesso in affitto, la decorrenza del termine annuale per l’esercizio dell’azione di reintegra non era impedita per il solo fatto che … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 3-9-2021, n. 23870

 

Contratto bancario – Fallimento – Somme versate da un terzo dopo l’apertura della procedura concorsuale – In tema di anticipazione su ricevute bancarie regolata in conto corrente con mandato all’incasso, è onere della banca mandataria provare di aver eseguito il contratto secondo buona fede e, conseguentemente, che l’eventuale mancato incasso del credito verso il terzo sia stato dovuto a causa ad essa non imputabile. (Nella specie la S.C. ha confermato la sentenza di merito, che aveva condannato la banca mandataria a restituire alla curatela fallimentare della società mandante talune somme versate da un terzo dopo l’apertura della procedura concorsuale, non avendo provato che le stesse erano state incamerate direttamente dalla fallita). Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 6-7-2021, n. 19186

 

Provvedimento amministrativo – Delega di funzioni – È legittimo il provvedimento (di espulsione) firmato dal vice prefetto con la dicitura “p. il Prefetto” in quanto, in tema di delegabilità di funzioni, anche se non rientranti nelle attribuzioni del delegato, vale il principio di presunzione di esistenza della delega e della necessità, per l’opponente, di dare prova contraria, al fine di farne dichiarare la nullità con la conseguenza che nella sua totale inerzia processuale, anche al fine di sollecitare il giudice ad acquisire informazioni ex art. 213 cod. proc. civ. o altra attività istruttoria, tale presunzione di legittimità, che assiste il provvedimento, non può reputarsi superata. Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 21-6-2021, n. 17640

 

Imputazione del pagamento – Il principio per cui, in caso di pagamento mediante una somma di denaro idonea all’estinzione del debito, spetta al creditore, che sostenga una diversa imputazione, allegare e provare l’esistenza del debito diverso, nonché la sussistenza delle condizioni necessarie per la dedotta differente imputazione, non si applica allorché il debitore eccepisca l’estinzione del debito fatto valere in giudizio per effetto dell’emissione di un assegno che, per sua natura, ingenera una presunzione circa l’esistenza di un rapporto fondamentale idoneo a giustificare la nascita di un’obbligazione cartolare, il cui superamento grava sul debitore medesimo, che deve dimostrare il collegamento tra il debito azionato e quello cartolare, con conseguente estinzione del primo per effetto della dazione dell’assegno. Cassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 4-6-2021, n. 15708

 

Notificazione della sentenza a mezzo PEC – Disfunzione del sistema – Onere della prova – In caso di notificazione della sentenza a mezzo PEC, una volta acquisita al processo la prova della sussistenza della ricevuta di avvenuta consegna, solo la concreta allegazione di una qualche disfunzionalità dei sistemi telematici potrebbe giustificare migliori verifiche sul piano informatico, con onere probatorio a carico del destinatario – in tale ambito, peraltro, senza necessità di proporre querela di falso – in conformità ai principi già operanti in tema di notificazioni secondo i sistemi tradizionali e per cui, a fronte di un’apparenza di regolarità della dinamica comunicatoria, spetta al destinatario promuovere le contestazioni necessarie ed eventualmente fornire la prova di esse. (Nella specie, la S.C. ha dichiarato inammissibile, perché tardivo, il ricorso per cassazione sul rilievo che fosse stata ritualmente eseguita la notificazione della sentenza impugnata a mezzo PEC, non avendo il ricorrente – destinatario della stessa – fornito adeguata prova in ordine alla eccepita circostanza che … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 28-5-2021, n. 15001

 

Risarcimento dei danni da illecito trattamento dei dati personali – In tema di risarcimento dei danni da illecito trattamento dei dati personali, l’art. 15 d.lgs. n. 196 del 2003 (vigente “ratione temporis”), nel richiamare il disposto dell’art. 2050 c.c., pone a carico del danneggiato la prova del danno e del nesso di causalità, lasciando al danneggiante la dimostrazione di avere adottato tutte le misure idonee ad evitare quel danno. (Nella specie, la S.C. ha confermato la decisione di merito, che aveva rigettato la domanda risarcitoria, fondata sulla dedotta pubblicazione sull’albo pretorio “on line” di una delibera comunale contenente informazioni sullo stato di salute di un cittadino, in mancanza della prova della pubblicazione della menzionata delibera nella sua versione integrale). Cassazione Civile, Sezione 1, Ordinanza 26-5-2021, n. 14618

 

Sanzioni amministrative – Autovelox – In tema di sanzioni amministrative irrogate a seguito di accertamento della violazione dei limiti di velocità mediante “autovelox”, le apparecchiature di misurazione della velocità devono essere periodicamente tarate e verificate, indipendentemente dal fatto che funzionino automaticamente o alla presenza di operatori ovvero, ancora, tramite sistemi di autodiagnosi; in presenza di contestazione da parte del soggetto sanzionato, peraltro, spetta all’Amministrazione la prova positiva dell’iniziale omologazione e della periodica taratura dello strumento. Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 26-5-2021, n. 14597

 

Trasfert pricing – Finanziamento infragruppo – In tema di “trasfert pricing” internazionale ed in applicazione del criterio di riparto dell’onere della prova, in caso di finanziamento infragruppo, erogato dalla società controllante italiana a una società veicolo estera, l’amministrazione finanziaria deve fornire la prova della transazione ad un tasso di interesse apparentemente inferiore a quello “normale”, quale presupposto della ripresa a tassazione degli interessi attivi sul finanziamento, in tutto o in parte non corrisposti, quantificati in base al tasso di interesse di mercato (osservabile in relazione a finanziamenti aventi caratteristiche sufficientemente comparabili, erogabili a soggetti aventi il medesimo “credit rating” dell’impresa debitrice associata), la cui determinazione è “quaestio facti” demandata al giudice di merito; dopodiché spetta alla società contribuente fornire la prova contraria, dimostrando l’aderenza al tasso di interesse applicato ai tassi di mercato, nel senso che identica transazione tra imprese indipendenti operanti nel libero mercato sarebbe avvenuta alle stesse condizioni finanziarie, oppure dimostrare che il finanziamento gratuito è dipeso da “ragioni commerciali” interne al gruppo, connesse al ruolo assunto dalla controllante a sostegno delle consociate. Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 20-5-2021, n. 13850

 

Espropriazione forzata nei confronti degli enti locali – deduzione dell’inefficacia del vincolo di destinazione – In tema di espropriazione forzata nei confronti degli enti locali avente ad oggetto somme giacenti presso il tesoriere, il creditore procedente che intenda far valere l’inefficacia del vincolo di destinazione, oggetto di dichiarazione negativa del terzo, ha l’onere di allegare specifici elementi di contestazione dei presupposti della altrimenti automatica impignorabilità ex art. 159 d.lgs. n. 267 del 2000. Ne consegue che, nell’ambito della verifica giudiziale sulla corrispondenza dei crediti accertati verso il tesoriere alle somme rese indisponibili ai sensi del citato art. 159, soltanto in esito alla specifica allegazione del creditore riguardo all’emissione di mandati in violazione del prescritto ordine sorge, in base al principio di prossimità della prova, l’onere del debitore di provare il rispetto di quell’ordine e la sussistenza di ogni altro presupposto di efficacia del vincolo. (Nella specie, la S.C. ha cassato la decisione di merito che, indipendentemente dalle allegazioni del creditore, aveva ritenuto incombente sull’ente locale l’onere di provare la disponibilità di cassa all’atto del pignoramento, la non detenzione di somme ulteriori rispetto a quelle destinate al pagamento di retribuzioni, mutui e all’erogazione di servizi indispensabili, la mancata emissione di mandati a titoli diversi da quelli vincolati e il rispetto dell’ordine cronologico previsto, affermando, altresì, l’inidoneità del libro giornale dei mandati e l’attestazione proveniente dalla stessa amministrazione a dimostrare la sussistenza dei presupposti di impignorabilità ex art. 159 d.lgs. n. 267 del 2000). Cassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 19-5-2021, n. 13676

 

Accessione invertita – La buona fede rilevante ai fini dell’accessione invertita di cui all’art. 938 c.c. consiste nel ragionevole convincimento del costruttore di edificare sul proprio suolo e di non commettere alcuna usurpazione. Essa, in assenza di una previsione analoga a quella dettata in materia di possesso dall’art. 1147 c.c., non è presunta, ma deve essere provata dal costruttore; ai fini probatori, è necessario avere riguardo alla ragionevolezza dell’uomo medio e al convincimento che questi poteva legittimamente formarsi circa l’esecuzione della costruzione sul proprio suolo, in base alle cognizioni possedute effettivamente o che egli avrebbe potuto acquisire con un comportamento diligente, sicché la buona fede deve escludersi qualora, in relazione alle particolari circostanze del caso concreto, il costruttore avrebbe dovuto fin dall’inizio anche solo … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 6-5-2021, n. 11845

 

P.A. – Opposizione ad ingiunzione ex art. 3 del r.d. n. 639 del 1910 – La P.A., convenuta in giudizio di opposizione ad ingiunzione ex art. 3 del r.d. n. 639 del 1910 per l’accertamento di un credito riconducibile ai rapporti obbligatori di diritto privato, assume la posizione sostanziale di attrice, con la conseguenza che, ai sensi dell’art. 2697 c.c., è tenuta a fornire la prova dei fatti costitutivi della propria pretesa, mentre l’opponente deve dimostrare la loro inefficacia ovvero l’esistenza di cause modificative o estintive degli stessi. Non rileva al riguardo che la menzionata ingiunzione cumula in sé la natura e funzione di titolo esecutivo unilateralmente formato dalla P.A. nell’esercizio del suo peculiare potere di autoaccertamento e di atto prodromico all’inizio dell’esecuzione coattiva, poiché ciò non implica che nel giudizio di opposizione l’ingiunzione sia assistita da una presunzione di verità, dovendo piuttosto ritenersi che la posizione di vantaggio riconosciuta alla P.A. sia limitata al momento della formazione unilaterale del titolo esecutivo, restando escluso – perché del tutto ingiustificato in riferimento a dati testuali e ad un’esegesi costituzionalmente orientata in relazione all’art. 111 Cost. – che essa possa permanere anche nella successiva fase contenziosa, in seno alla quale il rapporto deve essere provato secondo le regole ordinarie. Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 8-4-2021, n. 9381

 

Diffamazione – Prova del danno – In tema di responsabilità civile per diffamazione, il pregiudizio all’onore ed alla reputazione, di cui si invoca il risarcimento, non è “in re ipsa”, identificandosi il danno risarcibile non con la lesione dell’interesse tutelato dall’ordinamento ma con le conseguenze di tale lesione, sicchè la sussistenza di siffatto danno non patrimoniale deve essere oggetto di allegazione e prova, anche attraverso presunzioni, assumendo a tal fine rilevanza, quali parametri di riferimento, la diffusione dello scritto, la rilevanza dell’offesa e la … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 6, Ordinanza 31-3-2021, n. 8861

 

Responsabilità contrattuale dell’istituto scolastico per il danno cagionato dall’alunno a sé stesso – In caso di responsabilità contrattuale dell’istituto scolastico per il danno cagionato dall’alunno a sé stesso, il regime di distribuzione dell’onere probatorio di cui all’art. 1218 c.c. fa gravare sulla parte che si assume inadempiente (o non esattamente adempiente) l’onere di fornire la prova positiva dell’avvenuto adempimento (o dell’esattezza dello stesso), mentre il principio generale espresso dall’ art. 2697 c.c. fa gravare sull’attore la prova del nesso causale fra la condotta dell’obbligato inadempiente e il pregiudizio di cui si chiede il risarcimento. (Nella specie, la S.C. ha confermato la decisione dei giudici di merito che avevano respinto la domanda risarcitoria, avanzata dal genitore di un’allieva caduta durante l’orario scolastico, in difetto di deduzioni relative al nesso di derivazione causale tra la violazione … continua a leggere ►  Cassazione Civile, Sezione 6-3, Ordinanza 31-3-2021, n. 8849

 

Determinazione del reddito d’impresa – In tema di determinazione del reddito d’impresa, a fronte di obbligo di acquisto di determinati contingenti di auto nuove imposto dalle case costruttrici alle concessionarie, nel caso di vetture “di cortesia” (cd. “auto demo”), non contestata la loro strumentalità all’attività di impresa, spetta alla concessionaria dimostrarne l’utilizzazione esclusiva ai fini aziendali in servizi alla clientela (quali auto dimostrative ovvero sostitutive), applicandosi altrimenti la presunzione di uso promiscuo di cui all’art. 164, comma 1, lett. b), T.U.I.R., con conseguente deducibilità solo al 50 per cento delle relative spese. Cass. 8324/2021

 

Fatti negativi – L’onere probatorio gravante, a norma dell’ art. 2697 c.c., su chi intende far valere in giudizio un diritto, ovvero su chi eccepisce la modifica o l’estinzione del diritto da altri vantato, non subisce deroga neanche quando abbia ad oggetto “fatti negativi”, in quanto la negatività dei fatti oggetto della prova non esclude né inverte il relativo onere, tanto più se l’applicazione di tale regola dia luogo ad un risultato coerente con quello derivante dal principio della riferibilità o vicinanza o disponibilità dei mezzi di prova, riconducibile all’art. 24 Cost. e al divieto di interpretare la legge in modo da rendere impossibile o troppo difficile l’esercizio dell’azione in giudizio. Tuttavia, non essendo possibile la materiale dimostrazione di un fatto non avvenuto, la relativa prova può essere data mediante dimostrazione di uno specifico fatto positivo contrario, o anche mediante presunzioni dalle quali possa desumersi il fatto negativo. (In applicazione del principio, la S.C. ha confermato la sentenza che aveva posto a carico del vettore la prova della mancata stipulazione di polizza assicurativa, quale condizione, contrattualmente stabilita, di rinuncia al diritto di rivalsa da parte della società assicuratrice che aveva risarcito, all’avente diritto assicurato, il danno derivante dal furto delle cose trasportate). Cass. 8018/2021

 

Reddito di impresa – In tema di reddito di impresa, ai fini della deducibilità dei costi infragruppo derivanti da accordi “cost sharing agreements”, non può ritenersi sufficiente l’esibizione del contratto riguardante le prestazioni di servizi forniti dalla controllante alle controllate – quali le attività direzionali, amministrative, legali e tecniche – e la fatturazione dei corrispettivi, richiedendosi, al contrario, la specifica allegazione di quegli elementi necessari per determinare l’utilità effettiva o … continua a leggereCassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 22-3-2021, n. 8001

 

Diritto di comproprietà su un bene immobile intestato all’altro coniuge – Nella disciplina anteriore alla riforma del diritto di famiglia di cui alla l. n. 151 del 1975, il coniuge che affermi il diritto di comproprietà su un bene immobile intestato all’altro coniuge, in forza di un regime di comunione tacita familiare, idoneo ad estendersi “ipso iure” agli acquisti fatti da ciascun partecipante senza bisogno di mandato degli altri né di successivo negozio di trasferimento, ha l’onere di fornire la relativa prova, tenendo conto che la suddetta comunione non può essere desunta da una mera situazione di collaborazione familiare, ma postula atti o comportamenti che evidenzino inequivocabilmente la volontà di mettere a disposizione del consorzio familiare determinati beni, nonché di … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 19-03-2021, n. 7872

 

La richiesta di eredità – La “petitio hereditatis” si differenzia dalla “rei vindicatio”, malgrado l’affinità del “petitum”, in quanto si fonda sull’allegazione dello stato di erede, ed ha per oggetto beni riguardanti elementi costitutivi dell'”universum ius” o di una quota parte di esso. Ne consegue, quanto all’onere probatorio, che, mentre l’attore in “rei vindicatio” deve dimostrare la proprietà dei beni attraverso una serie di regolari passaggi durante tutto il periodo di tempo necessario all’usucapione, nella “hereditatis petitio” può invece limitarsi a provare la propria qualità di erede ed il fatto che i beni, al tempo dell’apertura della successione, fossero compresi nell’asse ereditario; pertanto, deve ritenersi inammissibile il mutamento in corso di causa dell’azione di petizione ereditaria in azione di rivendicazione, anche quando non sia contestata dal convenuto la qualità di erede dell’attore, in quanto tale mancata contestazione non fa venire meno la funzione prevalentemente recuperatoria dell’azione ereditaria, ma produce effetti solo sul piano probatorio, senza incidere sulla radicale … continua a leggere ►  Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 19-3-2021, n. 7871/2021

 

Beni demaniali – La P.A. è liberata dalla responsabilità civile ex art. 2051 c.c., con riferimento ai beni demaniali, ove dimostri che l’evento è stato determinato da cause estrinseche ed estemporanee create da terzi, non conoscibili né eliminabili con immediatezza, neppure con la più diligente attività di manutenzione, ovvero che l’evento stesso ha esplicato la sua potenzialità offensiva prima che fosse ragionevolmente esigibile l’intervento riparatore dell’ente custode. (In applicazione del principio di cui in massima, la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la decisione di appello di rigetto della domanda risarcitoria del conducente di un motociclo che aveva perso il controllo del veicolo asseritamente a causa di una sostanza oleosa presente sul manto stradale). Cass. 6826/2021

 

Licenziamento per inidoneità fisica sopravvenuta del lavoratore– Nell’ipotesi di licenziamento per inidoneità fisica sopravvenuta del lavoratore e in presenza dei presupposti di applicabilità dell’art. 3, comma 3-bis, del d.lgs. n. 216 del 2003, il datore di lavoro ha l’onere di provare la sussistenza delle giustificazioni del recesso, ai sensi dell’art. 5 della l. n. 604 del 1966, dimostrando non solo il sopravvenuto stato di inidoneità del lavoratore e l’impossibilità di adibirlo a mansioni, eventualmente anche inferiori, compatibili con il suo stato di salute, ma anche l’impossibilità di adottare accomodamenti organizzativi ragionevoli, con la possibilità di assolvere tale ultimo onere mediante la deduzione del compimento di atti o operazioni strumentali all’avveramento dell’accomodamento ragionevole, che assumano il rango di fatti secondari presuntivi, idonei a indurre nel giudice il convincimento che il datore di lavoro abbia compiuto uno sforzo diligente ed esigibile per trovare una soluzione organizzativa appropriata in grado di scongiurare il licenziamento, avuto riguardo a ogni circostanza rilevante nel caso concreto. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva ritenuto illegittimo il licenziamento per sopravvenuta inidoneità fisica di un lavoratore addetto a un servizio di autolinee, per essersi il datore di lavoro limitato ad affermare l’impossibilità del “repêchage”, adducendo l’assenza di posti disponibili nell’organigramma della biglietteria e del lavaggio autobus). Cass. 6497/20216497/20216497/2021ha confermato la sentenza di merito che aveva ritenuto illegittimo il licenziamento per sopravvenuta inidoneità fisica di un lavoratore addetto a un servizio di autolinee, per essersi il datore di lavoro limitato ad affermare l’impossibilità del “repêchage”, adducendo l’assenza di posti disponibili nell’organigramma della biglietteria e del lavaggio autobus). Cass. 6497/2021ha confermato la sentenza di merito che aveva ritenuto illegittimo il licenziamento per sopravvenuta inidoneità fisica di un lavoratore addetto a un servizio di autolinee, per essersi il datore di lavoro limitato ad affermare l’impossibilità del “repêchage”, adducendo l’assenza di posti disponibili nell’organigramma della biglietteria e del lavaggio autobus). Cass. 6497/2021

 

Accertamenti tributari – Rettifica del valore di un immobile – In tema di accertamenti tributari, qualora la rettifica del valore di un immobile si fondi sulla stima dell’UTE o di altro ufficio tecnico, che ha il valore di una semplice perizia di parte, il giudice investito della relativa impugnazione, pur non potendo ritenere tale valutazione inattendibile solo perché proveniente da un’articolazione dell’Amministrazione finanziaria, non può considerarla di per sé sufficiente a supportare l’atto impositivo, dovendo verificare la sua idoneità a superare le contestazioni dell’interessato ed a fornire la prova dei più alti valori pretesi ed essendo, altresì, tenuto ad esplicitare le ragioni del proprio convincimento. Cass. 6139/2021

 

Conto corrente bancario – Clausole nulle – Azione di ripetizione del correntista – Onere della prova – In materia di conto corrente bancario, il correntista che agisca per ottenere la declaratoria di nullità di determinate clausole contrattuali, ben può limitare la domanda di ripetizione alle sole somme percepite dalla banca in dipendenza di quelle clausole, limitando la prova al periodo temporale rispetto al quale è … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 6-1, Ordinanza 4-3-2021, 5887

 

Opposizione allo stato passivo del fallimento – Il procedimento di opposizione allo stato passivo del fallimento si configura come un vero e proprio giudizio ordinario di cognizione in cui trovano applicazione le regole generali in tema di onere della prova; da ciò consegue che l’opponente è tenuto a fornire la prova della fonte negoziale o legale del suo diritto di credito, mentre grava sulla curatela l’onere di dimostrare l’esistenza di fatti modificativi, impeditivi o estintivi dell’obbligazione. (Nella specie, relativa a un credito di lavoro per differenze retributive, la S.C. ha cassato con rinvio la decisione del giudice di merito che aveva respinto l’opposizione del lavoratore, ritenendo insufficiente la prova testimoniale con cui lo stesso pure aveva dimostrato lo svolgimento delle prestazioni di lavoro subordinato in un periodo determinato). Cass. 5847/2021

 

Pretese creditorie della struttura sanitaria provvisoriamente accreditata per le prestazioni erogate nell’ambito del SSN – In tema di pretese creditorie della struttura sanitaria provvisoriamente accreditata per le prestazioni erogate nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, il superamento della capacità operativa massima (C.O.M.) costituisce un fatto impeditivo della remunerazione delle prestazioni erogate dalla struttura privata, della cui prova è onerato il debitore. Il mancato superamento del tetto di spesa, fissato secondo le norme di legge e nei modi da esse previsti, non integra un fatto costitutivo, la cui prova deve essere posta a carico della struttura accreditata, ma rileva come fatto impeditivo il suo avvenuto superamento, con conseguente onere della prova a carico della parte debitrice. Cass.5661/2021

 

Prescrizione – L’onere di provare il fatto interruttivo della prescrizione, ritualmente introdotto nel processo, grava su chi ha esercitato il diritto soggetto a prescrizione; perché sorga detto onere, è sufficiente la dimostrazione che il diritto è venuto in essere e poteva essere fatto valere in un momento in relazione al quale esso, in mancanza del menzionato fatto interruttivo, avrebbe dovuto essere considerato estinto quando … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 26-2-2021, n. 5413

 

Onere di contestazioneContumacia o tardiva costituzione– Le contestazioni, da parte del convenuto, della titolarità del rapporto controverso dedotta dall’attore hanno natura di mere difese, proponibili in ogni fase del giudizio, senza che l’eventuale contumacia o tardiva costituzione assuma valore di non contestazione o alteri la ripartizione degli oneri probatori, ferme le eventuali preclusioni maturate per l’allegazione e la prova di fatti impeditivi, modificativi od estintivi della titolarità del diritto non rilevabili dagli atti.(Fattispecie in cui la chiamata all’eredità, convenuta in giudizio per un debito del coniuge deceduto, era stata condannata in contumacia in prime cure, condanna riformata dal giudice di appello dinanzi al quale la predetta aveva contestato di aver validamente rinunciato all’eredità prima dell’instaurazione del giudizio di primo grado). Cass.3765/2021

 

Inadempimento dell’obbligazione – In tema di prova dell’inadempimento di una obbligazione, il debitore convenuto per l’adempimento, ove sollevi l’eccezione di inadempimento ex art. 1460 c.c., sarà onerato di allegare l’altrui inadempimento, gravando sul creditore agente l’onere di dimostrare il proprio adempimento, ovvero la non ancora intervenuta scadenza dell’obbligazione. (Fattispecie in tema di mancato esame, da parte del giudice del merito, delle risultanze di una consulenza tecnica d’ufficio da cui emergeva l’inesatto adempimento del creditore agente, dedotto dal debitore a fondamento della “exceptio inadimpleti contractus”). Cass. 3587/2021

 

Consulenza tecnica d’ufficio – L’onere della prova di cui all’art. 2697 cc, che onera l’interessato di dimostrare sia la sussistenza del danno che la responsabilità di chi lo ha provocato, “non può essere assolto mediante consulenza tecnica d’ufficio, che non è un mezzo di prova, ma uno strumento di valutazione delle prove già fornite dalle parti. Consiglio di Stato, Sentenza 29-4-2021, n. 3441

 

Risarcimento del danno derivante da illegittima segnalazione alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia – In tema di risarcimento del danno derivante da illegittima segnalazione alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia, il giudice, per stabilire se una banca abbia correttamente o meno comunicato l’inadempimento di una obbligazione del cliente, non deve limitarsi a valutare “ex post” se, all’esito del giudizio tra tale banca e lo stesso cliente, le eccezioni da quest’ultimo frapposte all’adempimento dei propri obblighi si siano rivelate infondate, ma è tenuto a stabilire, con valutazione “ex ante”, se, al momento in cui il medesimo cliente ha rifiutato detto adempimento, i motivi del rifiuto apparissero oggettivamente non infondati e prospettati in buona fede, gravando l’onere della relativa prova su chi domanda il risarcimento. Cass. 3130/2021

 

Associazione non riconosciuta – Responsabilità personale e solidale ex art. 38 c.c. del rappresentante subentrante – In tema di associazione non riconosciuta, nell’ipotesi di avvicendamento nella carica sociale di rappresentante legale, colui che invoca in giudizio la responsabilità personale e solidale ex art. 38 c.c. del rappresentante subentrante – il quale non può andarne esente, ai fini fiscali, soltanto per la mancata ingerenza nella pregressa gestione dell’ente, in quanto è obbligato a redigere ed a presentare la dichiarazione dei redditi e ad operare, ove necessario, le rettifiche della stessa – ha l’onere di provare gli elementi da cui desumere la sua qualità di rappresentante e/o di gestore di tutta o di parte dell’attività dell’associazione, mentre grava sul chiamato a rispondere dei debiti d’imposta – derivanti “ex lege” dal verificarsi del relativo presupposto – dimostrare la sua estraneità alla partecipazione e gestione dell’ente nel periodo di relativa investitura. Cass. 3093/2021

 

Esecuzione sui beni del fondo patrimoniale – Il debitore che contesti il diritto del creditore di agire esecutivamente sui beni costituiti in fondo patrimoniale deve dimostrare, anche a mezzo di presunzioni semplici, che il medesimo creditore era consapevole, al momento del perfezionamento dell’atto dal quale deriva l’obbligazione, che questa era contratta per scopi estranei ai bisogni della famiglia ancorché intesi in senso lato ovvero volti non soltanto al soddisfacimento delle necessità cd. essenziali o indispensabili della famiglia ma anche ad esigenze volte al pieno mantenimento ed all’armonico sviluppo della medesima, nonché al potenziamento della sua capacità lavorativa ed al miglioramento del suo benessere economico, restando escluse ragioni voluttuarie o caratterizzate da intenti meramente speculativi. In relazione ai debiti assunti nell’esercizio dell’attività d’impresa o a quella professionale, essi non assolvono di norma a tali bisogni, ma può essere fornita la prova che siano eccezionalmente destinati a soddisfarli in via diretta ed immediata, avuto riguardo alle specificità del caso concreto. (Nella specie, la S.C. ha cassato la decisione di appello la quale aveva presunto, in assenza di prova di una diversa fonte di sostentamento della famiglia, che i mezzi per il soddisfacimento dei bisogni di questa derivassero dall’attività d’impresa dell’opponente). Cass. 2904/2021

 

Esclusione per il professionista dalla iscrizione alla Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti – L’esclusione per il professionista dalla iscrizione alla Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti, prevista dall’art. 2 della legge n. 1046 del 1971, in relazione al periodo in cui questi sia stato iscritto ad altra forma di previdenza obbligatoria, non opera per il solo fatto dell’iscrizione ad altro ente di previdenza, essendo necessario che la Cassa, su cui incombe il relativo onere, trattandosi di fatto impeditivo e non di elemento costitutivo negativo del diritto, offra prova che il professionista abbia effettivamente svolto l’attività professionale tutelata dall’altro ente previdenziale. Cass. 2671/2021

 

Domanda di restituzione di un bene oggetto di furto – La domanda di restituzione di un bene già oggetto di furto, svolta nei confronti del soggetto che si trova nel possesso di esso, introduce un’azione di rivendica e non di restituzione, con i conseguenti oneri probatori a carico del rivendicante. Ne consegue che, ove la domanda abbia ad oggetto un bene mobile (nella specie, un dipinto attribuito a Renoir), l’attore non può limitarsi a dimostrarne il possesso – che può derivare anche da rapporti non traslativi della proprietà – all’epoca del furto, occorrendo, al contrario, che ne alleghi e provi, a tale momento, l’avvenuto acquisto della titolarità, ex art. 1153 c.c. e, dunque, oltre al possesso di buona fede, l’esistenza di un titolo astrattamente idoneo al relativo trasferimento. Cass. 2612/2021

 

Onere di contestazione – L’onere di contestazione, la cui inosservanza rende il fatto pacifico e non bisognoso di prova, sussiste soltanto per i fatti noti alla parte e dedotti nel processo, non anche per quelli ad essa ignoti o allegati in sede extraprocessuale, atteso che il principio di non contestazione trova fondamento nel fenomeno di circolarità degli oneri di allegazione, confutazione e prova, di cui agli artt. 414, nn. 4 e 5, e 416 c.p.c., che è tipico delle vicende processuali. (Nella specie, la S.C. ha escluso che l’Inail avesse l’obbligo di contestare i fatti posti alla base della domanda giudiziale di indennità temporanea da infortunio sul lavoro, perché il fatto costitutivo della prestazione trae origine dal rapporto di lavoro cui l’ente è estraneo, restando irrilevante, ai fini della non contestazione, quanto dedotto dal lavoratore in sede amministrativa con la denuncia d’infortunio). Cass. 2174/2021

 

Tutela della salute del lavoratore – In materia di tutela della salute del lavoratore, l’art. 2087 c.c. non delinea un’ipotesi di responsabilità oggettiva del datore di lavoro, i cui obblighi, oltre a dover essere rapportati alle concrete possibilità della tecnica e dell’esperienza, vanno parametrati alle specificità del lavoro e alla natura dell’ambiente e dei luoghi in cui il lavoro deve svolgersi, particolarmente quando vengono in questione attività che per loro intrinseche caratteristiche (svolgimento all’aperto, in ambienti sotterranei, in gallerie, in miniera, ecc.) comportano dei rischi per la salute del lavoratore (collegati alle intemperie, all’umidità degli ambienti, alla loro temperatura, ecc.), ineliminabili, in tutto o in parte, dal datore di lavoro; rispetto a detti lavori – importanti una necessaria accettazione del rischio alla salute del lavoratore, legittimata sulla base del principio del bilanciamento degli interessi – non è configurabile una responsabilità del datore di lavoro, se non nel caso in cui questi, con comportamenti specifici ed anomali, da provarsi di volta in volta da parte del soggetto interessato, determini un aggravamento del tasso di rischio e di pericolosità ricollegato indefettibilmente alla natura dell’attività che il lavoratore è chiamato a svolgere. (Fattispecie relativa a mansioni di cantoniere stradale). Cass. 1509/2021

 

Accertamento tributario – In tema di accertamento tributario, sia con riguardo alle imposte dirette sia all’IVA, è legittimo l’utilizzo di elementi comunque acquisiti e, quindi, anche di prove atipiche o dati ottenuti con forme diverse da quelle regolamentate, comprese le informazioni scambiate ai sensi della Convenzione fra Italia e Svizzera in tema di assistenza giudiziaria in sede penale del 20 aprile 1959, atteso che detta Convenzione consente, in seguito al protocollo addizionale del 10 settembre 1998, entrato in vigore il 1° giugno 2003, di fornire tale assistenza anche qualora il procedimento riguardi fatti che costituiscono truffa in materia fiscale, così come definita dal diritto dello Stato richiesto. Cass. 1318/2021

 

Esenzione dell’imprenditore agricolo dal fallimento – L’esenzione dell’imprenditore agricolo dal fallimento postula la prova – da parte di chi la invoca in ossequio all’art. 2697, comma 2, c.c. e del principio di vicinanza della prova – della sussistenza delle condizioni per ricondurre l’attività di commercializzazione dei prodotti agricoli esercitata nell’ambito di cui all’art. 2135, comma 3, c.c., dovendosi segnatamente dimostrare che essa ha come oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo. Cass. 1049/2021

 

Accertamento delle imposte – In tema di accertamento delle imposte sui redditi, la validità dell’avviso in ordine a ricavi non contabilizzati, emesso a carico di società di capitali a ristretta base partecipativa, costituisce presupposto indefettibile per legittimare la presunzione di attribuzione ai soci degli eventuali utili extracontabili accertati, con la conseguenza che l’annullamento dello stesso con sentenza passata in giudicato per vizi attinenti al merito della pretesa tributaria, avendo carattere pregiudicante, determina l’illegittimità dell’avviso di accertamento, notificato al singolo socio, che ipotizzi la percezione di maggiori utili societari; tale carattere pregiudicante non si rinviene, invece, nelle ipotesi di annullamento per vizi del procedimento (nella specie per inesistenza della notifica e per errata intestazione dell’avviso), le quali danno luogo ad un giudicato formale, e non sostanziale, difettando una pronuncia che revochi in dubbio l’accertamento sulla pretesa erariale. Cass. 752/2021

 

Giudizio di cassazioneOmessa pronuncia sul fatto avente effetto impeditivo, modificativo o estintivo ai sensi del comma 2 dell’ art. 2697 cc – In tema di giudizio di cassazione, integra violazione dell’art. 112 c.p.c. l’omessa pronuncia sul fatto avente effetto impeditivo, modificativo o estintivo, allegato dal convenuto in funzione di eccezione ai sensi dell’art. 2697, comma 2, c.c., mentre è suscettibile di determinare vizio di motivazione ai sensi dell’art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c. la pretermissione da parte del giudice del fatto secondario, allegato in funzione di contestazione dell’esistenza storica del fatto principale dedotto dall’attore. Cass. 459/2021

 

Notificazioni – In tema di notificazioni, la coincidenza tra l’intestatario dell’avviso di accertamento e l’intestatario della relata di notifica, impressa a tergo nell’ultimo foglio dell’atto e da questi sottoscritta, e l’attestazione, da parte del messo notificatore, dell’identificazione, con efficacia fidefacente siccome proveniente da pubblico ufficiale, della persona fisica consegnataria a mani proprie dell’atto quale sua destinataria, costituiscono indici presuntivi, anche in assenza di ulteriori elementi (quali il numero identificativo dell’atto), dell’identità dell’oggetto della notifica con l’atto materialmente congiunto alla corrispondente relata, sicché grava sul destinatario l’onere di provare, con ogni mezzo istruttorio, di avere ricevuto, nel luogo e nella data indicati nella relata e per il tramite del medesimo ufficiale notificatore, un avviso diverso da quello prodotto in giudizio. Cass. 237/2021

 

Occupazione illegittima di un immobile – Danno subito dal proprietario – Nel caso di occupazione illegittima di un immobile, il danno subito dal proprietario, essendo collegato all’indisponibilità di un bene normalmente fruttifero, è oggetto di una presunzione relativa, che onera l’occupante della prova contraria dell’anomala infruttuosità di quello specifico immobile. Cass. 39/2021

 

Predeterminazione legale del danno risarcibile in favore del lavoratore – La predeterminazione legale del danno risarcibile in favore del lavoratore, con riferimento alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento a quello della reintegrazione, ai sensi dell’art. 18 della l. n. 300 del 1970, nella formulazione “ratione temporis” applicabile, anteriore alla modifica apportata con legge 28 giugno 2012, n. 92, non copre eventuali danni ulteriori, ad esempio alla professionalità, che siano derivati al prestatore dal ritardo nella reintegra. Ne consegue che il giudice, in presenza della relativa prova, il cui onere incombe sul lavoratore, ma può essere soddisfatto anche a mezzo presunzioni se sono state operate precise allegazioni, deve provvedere a risarcirlo anche in via equitativa. Cass. 15/2021

 

Caparra confirmatoria – La caparra confirmatoria ex art. 1385 c.c. ha la funzione di liquidare convenzionalmente il danno da inadempimento in favore della parte non inadempiente che intenda esercitare il potere di recesso conferitole “ex lege”, sicché, ove ciò avvenga, essa è legittimata a ritenere la caparra ricevuta ovvero ad esigere il doppio di quella versata; qualora, invece, detta parte preferisca agire per la risoluzione ovvero l’esecuzione del contratto, il diritto al … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 29-9-2020, n. 20532

 

Condominio – Presunzione di comunione parti comuni – Azione di rivendica di parti comuni riconducibili all’art. 1117 cc – Onere della prova gravante sul rivendicante – La presunzione legale di proprietà comune di parti del complesso immobiliare in condominio, che si sostanzia sia nella destinazione all’uso comune della “res”, sia nell’attitudine oggettiva al godimento collettivo, dispensa il condominio dalla prova del suo diritto, ed in particolare dalla cosiddetta “probatio diabolica”. Ne consegue che quando un condomino pretenda l’appartenenza esclusiva di uno dei beni indicati nell’art. 1117 c.c., poiché la prova della proprietà esclusiva dimostra, al contempo, la comproprietà dei beni che detta norma contempla, onde vincere tale ultima presunzione è onere dello stesso condomino rivendicante dare la prova della sua asserita proprietà esclusiva, senza che a tal fine sia rilevante il titolo di acquisto proprio o del suo dante causa, ove non si tratti dell’atto costitutivo del condominio, ma di … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 17-2-2020, n. 3852

 

Condominio – Presunzione di comunione parti comuni – Presunzione di condominialità ex art. 1117 cc – Superamento – L’individuazione delle parti comuni (nella specie, i cortili o qualsiasi area scoperta compresa tra i corpi di fabbrica, che serva a dare luce e aria agli ambienti circostanti o sia destinata a spazi verdi, zone di rispetto, parcheggio di autovetture) operata dall’art. 1117 c.c. non si limita a formulare una mera presunzione di comune appartenenza a tutti i condomini, vincibile con qualsiasi prova contraria, potendo essere superata soltanto dalle opposte risultanze di quel determinato titolo che ha dato luogo alla formazione del condominio per effetto del … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 17-2-2020, n. 3852

 

Contratti con la P.A. – Nei contratti con la P.A. in cui il pagamento del compenso per l’opera professionale pattuita sia subordinato alla erogazione di un finanziamento da parte di un soggetto terzo, il creditore della prestazione deve unicamente provare il contratto, mentre l’amministrazione debitrice “sub condicione” del compenso deve dimostrare che il proprio comportamento è stato conforme ai doveri nascenti dall’art. 1358 c.c. Cass. 29641/2020

 

Accertamento tributario – In tema di IVA, ove l’Amministrazione finanziaria contesti l’imponibilità di cessioni relative a merci che si ritengano fittiziamente esportate in altro Paese membro della UE, grava sul cedente l’onere di provare l’effettività del trasporto nel territorio dello Stato in cui risiede il cessionario. Cass. 29498/2021

 

Protezione internazionale – In tema di protezione internazionale, nella valutazione di credibilità delle dichiarazioni del richiedente, i criteri di giudizio elencati dall’articolo 3, comma 5, del d.lgs. n. 251 del 2007 sono indicativi e non tassativi e vincolanti per il giudice di merito, sicché resta consentito reputare non credibile lo straniero che richieda protezione internazionale anche laddove il suo racconto soddisfi tutti i criteri suddetti e, tuttavia, il giudice ritenga – con un apprezzamento di fatto insindacabile in sede di legittimità, se non nei limiti dell’art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c. – che l’inattendibilità sia dimostrata da altre diverse fonti di prova, ivi compreso il contegno processuale della parte, ai sensi dell’art.116 c.p.c.. Cass. 28782/2020

 

Protezione internazionale – Nei giudizi aventi ad oggetto l’esame di domande di protezione internazionale in tutte le sue forme, nessuna norma di legge esonera il ricorrente in primo grado, l’appellante o il ricorrente per cassazione, dall’onere – rispettivamente – di allegare in modo chiaro i fatti costitutivi della pretesa; di censurare in modo chiaro le statuizioni del giudice di primo grado; e di assolvere gli oneri di esposizione, allegazione ed indicazione richiesti a pena di inammissibilità dall’art. 366, nn. 3, 4 e 6 c.p.c. Cass. 28780/2020

 

Accertamento tributario – Deduzione dei costi – Ai fini del diritto alla deduzione di costi inerenti ex art. 109 TUIR e della detrazione di Iva ex art. 19 del d.P.R. n. 633 del 1972, è necessaria la regolare tenuta delle scritture contabili e delle fatture che, ai fini dell’Iva, sono idonee a rappresentare il costo dell’impresa e che devono contenere oggetto e corrispettivo di ogni operazione commerciale, sicché, in caso di operazioni ritenute dall’Amministrazione inesistenti, spetta a quest’ultima l’onere di dimostrare, attraverso la prova logica (o indiretta) o storica (o diretta) e anche con indizi integranti presunzione semplice, la fittizietà dell’operazione e non al contribuente la sua effettività, essendo questi chiamato a fornire la prova contraria soltanto quando sia assolto l’onere probatorio gravante sulla prima. Cass. 28246/2020

 

Dichiarazione del fiduciario contenuta nel testamento ricognitiva dell’intestazione fiduciaria dell’immobile – La dichiarazione unilaterale scritta dal fiduciario, ricognitiva dell’intestazione fiduciaria dell’immobile, può essere contenuta anche in un testamento; essa non costituisce autonoma forma di obbligazione, avendo solo effetto confermativo del preesistente rapporto nascente dal patto fiduciario, con conseguente esonero a favore del fiduciante, destinatario della “contra se pronuntiatio”, dell’onere della prova del rapporto fondamentale, che si presume fino a prova contraria. Cass. 26988/2020

 

Accertamento tributario – Deduzione dei costi – Nel processo tributario, ove il contribuente assolva l’onere, a suo carico, di provare il fatto costitutivo del diritto alla deduzione dei costi o alla detrazione dell’IVA mediante la produzione delle fatture, l’Amministrazione finanziaria ne può dimostrarne l’inattendibilità anche mediante presunzioni, sicché il giudice di merito deve prendere in considerazione il complessivo quadro probatorio al fine di verificare l’esistenza o meno delle operazioni fatturate, ivi compresi i fatti secondari indicati. (Fattispecie in cui la S.C. ha ritenuto che la fattura prodotta dalla contribuente non fosse idonea a dimostrare l’avvenuto sostenimento del costo, per la mancata corrispondenza nella dichiarazione dei redditi della ditta emittente e per l’assenza di documentazione bancaria di supporto). Cass. 26802/2020

 

Riassunzione nei confronti degli eredi – Qualità di successore a titolo universale – Onere probatorio – A seguito della notifica dell’atto di riassunzione nei confronti dei chiamati all’eredità, che consente la ripresa del processo senza che occorra alcun accertamento in ordine all’accettazione espressa o tacita dell’eredità, la parte evocata in riassunzione può assumere un contegno di non contestazione (o di espressa ammissione) circa la propria qualità di erede, il che esonera la parte attrice dall’onere di dimostrare il fatto incontroverso, oppure può negare tale qualifica e dunque la titolarità del rapporto controverso, attraverso una mera difesa da esercitarsi tempestivamente rispetto alle preclusioni formatesi con la definizione del “thema decidendum” all’esito della fase di trattazione; in tal caso il giudice dovrà verificare l’assolvimento dell’onere della prova da parte di colui che afferma la qualità di erede, anche valutando, attraverso un ragionamento presuntivo, il comportamento, processuale ed extraprocessuale, tenuto dal chiamato. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto corretta l’affermazione della Corte di appello secondo cui era onere dei chiamati contestare specificamente di aver assunto la qualità di eredi e che l’indicazione di “chiamati all’eredità”, contenuta nella comparsa in riassunzione, era rimasta contraddetta da comportamenti concludenti in funzione dell’assunzione della qualità di eredi). Cass. 25885/2020

 

Danno non patrimoniale occorso ai genitori in conseguenza dell’incidente stradale del figlio minorenne – Il familiare di una persona lesa dall’altrui condotta illecita può subire un pregiudizio non patrimoniale che può assumere il duplice aspetto della sofferenza soggettiva e del conseguito mutamento peggiorativo delle abitudini di vita, la cui prova può essere data anche mediante l’allegazione di fatti corrispondenti a nozioni di comune esperienza, e che deve essere integralmente risarcito, ove ricorrano i caratteri della serietà del danno e della gravità della lesione. (Nella specie, la S.C. ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso il danno non patrimoniale occorso ai genitori in conseguenza dell’incidente stradale del figlio minorenne e convivente, nonostante l’avvenuta allegazione della sofferenza subìta durante i non pochi giorni in cui quegli era stato in coma e nei periodi in cui ne era stato incerto il recupero, nonché dell’assistenza necessitata dapprima dal lungo ricovero lontano dall’abitazione familiare e poi dalla non semplice riabilitazione). Cass. 25843/2020

 

Accertamento tributario sintetico – Simulazione del contratto di compravendita – Onere della prova ex art. 2697 cc – In tema di accertamento cd. sintetico ex art. 38, comma 4, d.P.R. n. 600 del 1972, il contribuente, il quale deduca che l’acquisto di un immobile non costituisce manifestazione di una reale capacità reddituale in ragione della simulazione dell’atto di compravendita e del conseguente mancato pagamento del relativo prezzo, nell’assolvimento dell’onere di fornire la prova contraria, su di esso gravante, può ricorrere anche alle dichiarazioni rese da terzi al di fuori del giudizio, aventi rilevanza meramente indiziaria, atteso che l’azione proposta davanti alla commissione tributaria è volta a dimostrare l’infondatezza della pretesa fiscale e non ad ottenere la declaratoria di nullità del contratto simulato. Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 11-11-2020, n. 25414

 

Processo Tributario – Deposito atto impugnato – Nel processo tributario, nonostante non sia prevista alcuna sanzione, a norma dell’art. 22, comma 4, d.lgs. n. 546 del 1992, quale conseguenza dell’omesso deposito dell’atto impugnato, con la relativa notificazione, il contribuente è pur sempre tenuto a provvedervi allorquando sia eccepita la tardività del ricorso, essendo dalla notifica dell’atto ricavabile la prova della tempestiva introduzione del giudizio, il cui onere grava sul predetto. Cassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 10-11-2020, n. 25107

 

Violazione della prescrizione sulle distanze tra le costruzioni – Risarcimento del danno – La violazione della prescrizione sulle distanze tra le costruzioni, attesa la natura del bene giuridico leso, determina un danno in “re ipsa”, con la conseguenza che non incombe sul danneggiato l’onere di provare la sussistenza e l’entità concreta del pregiudizio patrimoniale subito al diritto di proprietà, dovendosi, di norma, presumere, sia pure “iuris tantum”, tale pregiudizio, fatta salva la possibilità per il preteso danneggiante di dimostrare che, per la peculiarità dei luoghi o dei … continua a leggere Cassazione Civile, Sezione Civile, Sezione 6-2, Ordinanza 9-11-2020, n. 25082

 

Interesse del successibile “ex lege” ad impugnare il testamento olografo – L’interesse del successibile “ex lege” ad impugnare il testamento olografo può essere disconosciuto, qualora costui non dia prova dell’inesistenza in vita di altri eredi legittimi di grado poziore in termini di evidente probabilità, ancorché non di oggettiva certezza. Cassazione Civie, Sezione 6-2, Ordinanza 9-11-2020, n. 25077

 

Risarcimento del danno all’immagine ed alla reputazione – Il danno all’immagine ed alla reputazione (nella specie, per un art. asseritamente diffamatorio), inteso come “danno conseguenza”, non sussiste “in re ipsa”, dovendo essere allegato e provato da chi ne domanda il risarcimento. Pertanto, la sua liquidazione deve essere compiuta dal giudice, con accertamento in fatto non sindacabile in sede di legittimità, sulla base non di valutazioni astratte, bensì del concreto pregiudizio presumibilmente patito dalla vittima, per come da questa dedotto e dimostrato, anche attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, che siano fondate, però, su… continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 18 febbraio 2020, n. 4005

 

Azioni a difesa della proprietà – Rivendicazione ex art. 948 cc – Ripartizione del relativo onere – Dalla presunzione di buona fede nel possesso, fissata dall’art. 1147, comma 3, c.c., deriva che all’attore in rivendicazione di un bene mobile è sufficiente provare di averne acquistato il possesso in base a titolo astrattamente e potenzialmente idoneo al trasferimento della proprietà (art. 1153 c.c.), mentre spetta a chi resiste all’azione medesima di … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Ordinanza 28-2-2019, n. 6007

 

Responsabilità medica – Azione di regresso e di garanzia impropria della struttura sanitaria nei confronti del chirurgo – Onere della prova – In materia di responsabilità per attività medico-chirurgica, nel giudizio risarcitorio promosso dal paziente per inesatta esecuzione di intervento chirurgico, grava sulla struttura sanitaria la quale agisca nei confronti del chirurgo in regresso e in garanzia impropria per essere tenuta indenne dalle conseguenze della eventuale condanna, l’onere di provare che la causazione del danno sia ascrivibile, in via esclusiva, alla imperizia dell’operatore medico, non competendo a quest’ultimo la individuazione di precise cause di responsabilità della clinica tali da … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 6-3, Ordinanza 27-9-2019, n. 24167

 

Esercizio abusivo di servitù di veduta – La lesione del diritto di proprietà, conseguente all’esercizio abusivo di una servitù di veduta, è di per sé produttiva di un danno, il cui accertamento non richiede, pertanto, una specifica attività probatoria e per il risarcimento del quale il giudice deve procedere ai sensi dell’art. 1226 c.c., adottando eventualmente, quale parametro di liquidazione equitativa, una percentuale del … continua a leggereCorte di Cassazione, Sezione 6 civile, Ordinanza 13 maggio 2019, n. 12630

 

Responsabilità medica – Responsabilità contrattuale della struttura sanitaria – Onere della prova – Ripartizione del relativo onere tra paziente e struttura – In tema di responsabilità contrattuale della struttura sanitaria, incombe sul paziente che agisce per il risarcimento del danno l’onere di provare il nesso di causalità tra l’aggravamento della patologia (o l’insorgenza di una nuova malattia) e l’azione o l’omissione dei sanitari, mentre, ove il danneggiato abbia assolto a tale onere, spetta alla struttura dimostrare l’impossibilità della prestazione derivante da causa non imputabile, provando che l’inesatto adempimento è stato determinato da un impedimento imprevedibile ed inevitabile con l’ordinaria diligenza. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva rigettato la domanda di risarcimento del danno proposta dalla paziente e dai suoi stretti congiunti, in relazione a un ictus cerebrale che aveva colpito la prima a seguito di un esame angiografico, sul rilievo che era mancata la prova, da parte degli attori, della riconducibilità eziologica della patologia insorta alla condotta dei sanitari, ed anzi la CTU espletata aveva… continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 3, Ordinanza 23-10-2018, n. 26700

 

Lavoro subordinato – Benefits sulla retribuzione – Onere probatorio a carico della parte attrice – In ambito di domanda di riconoscimento di benefits da parte del lavoratore, grava su quest’ultimo l’onere della prova di quanto azionato in giudizio, in ossequio al disposto di cui all’art. 2697 c.c. Inoltre, il datore di lavoro, salvi i rapporti col Fisco, può ripetere l’indebito nei confronti del lavoratore nei limiti di quanto effettivamente percepito da quest’ultimo, restando esclusa la possibilità di … continua a leggereCassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza 9 novembre 2017, n. 26601

 

Condominio – Titolo esecutivo ottenuto nei confronti del condominio – Esecuzione nei confronti di uno singolo condomino – Opposizione all’esecuzione – Riparto degli oneri probatori – L’esecuzione nei confronti di un singolo condomino, sulla base di titolo esecutivo ottenuto nei confronti del condominio, per le obbligazioni contratte dall’amministratore, può avere luogo esclusivamente nei limiti della quota millesimale dello stesso, sicché, ove il creditore ne ometta la specificazione ovvero proceda per il totale dell’importo portato dal titolo, l’esecutato può proporre opposizione all’esecuzione ex art. 615, comma 1, c.p.c., deducendo di non essere affatto condomino o contestando la misura della quota allegata dal creditore: nel primo caso, l’onere di provare il fatto costitutivo di detta qualità spetta al creditore procedente ed in mancanza il precetto deve essere dichiaro inefficace per l’intero, mentre, nel secondo caso, è lo stesso opponente a dover dimostrare l’effettiva misura della … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 29-9-2017, n. 22856

 

Cassette di sicurezza –  Sottrazione dei beni custoditi a seguito di furto – In tema di contratto bancario per il servizio delle cassette di sicurezza, nell’ipotesi di sottrazione dei beni custoditi a seguito di furto, ricorrendo la responsabilità della banca, l’onere della prova del danno subito grava sull’utente, sebbene sia all’uopo ammissibile il ricorso a presunzioni semplici ed a prove testimoniali, risultando anzi esso doveroso, tanto da giustificare, in caso di omissione non adeguatamente motivata, la cassazione della relativa decisione, trattandosi di danni dei quali è estremamente difficile … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 1, Sentenza 27-7-2017, n. 18637

 

Obbligazioni pecuniarie costituite dai crediti di imposta – Rimborsi – Danno da svalutazione monetaria – In tema di obbligazioni pecuniarie costituite dai crediti di imposta, cui non sono applicabili gli artt. 1224, comma 1, e 1284 c.c., stante la speciale disciplina di cui all’art. 44 del d.P.R. n. 602 del 1973, il danno da svalutazione monetaria può essere riconosciuto solo ove il creditore deduca e dimostri che un tempestivo adempimento gli avrebbe consentito di impiegare il denaro dovutogli nell’investimento in titoli di Stato e che, nel periodo temporale di interesse, il relativo rendimento era stato superiore al saggio degli interessi moratori riconosciuti dal … continua a leggereCassazione Civile, Sezione Tributaria, Ordinanza 28-6-2017, n. 16087

 

Licenziamento individuale – Applicazione della tutela reale o obbligatoria – Riparto degli oneri probatori – In tema di riparto dell’onere probatorio, ai fini dell’applicazione della tutela reale o obbligatoria al licenziamento di cui sia accertata l’invalidità, sono fatti costitutivi del diritto soggettivo del lavoratore a riprendere l’attività e, sul piano processuale, dell’azione di impugnazione del licenziamento, esclusivamente l’esistenza del rapporto di lavoro subordinato e l’illegittimità dell’atto espulsivo, mentre le dimensioni dell’impresa, inferiori ai limiti stabiliti dall’art. 18 st.lav., costituiscono, insieme al giustificato motivo del licenziamento, fatti impeditivi che devono, perciò, essere provati dal datore di lavoro. L’assolvimento di un siffatto onere probatorio consente a quest’ultimo di dimostrare, ex art. 1218 c.c., che l’inadempimento degli obblighi derivatigli dal contratto non è a lui imputabile e che, comunque, il diritto del lavoratore a riprendere il suo posto non sussiste, con conseguente necessità di ridurre il rimedio da lui esercitato al risarcimento pecuniario, perseguendo, inoltre, la finalità di non rendere troppo difficile l’esercizio del diritto del lavoratore, il quale, a differenza del datore di lavoro, è privo della … continua a leggereCassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza 19-4-2017, n. 9867

 

Responsabilità professionale dell’avvocato – Mancata proposizione tempestiva del ricorso in cassazione – In tema di responsabilità professionale dell’avvocato, quando il cliente abbia provato la conclusione del contratto di patrocinio, con il conferimento dell’incarico al legale per agire nei gradi di merito, non è necessario il rilascio di un ulteriore mandato per agire in sede di legittimità, la cui prova sia a carico del primo, sicchè la sola circostanza che non sia stata conferita la prevista procura speciale non esclude la responsabilità del professionista per mancata proposizione tempestiva del relativo ricorso, gravando sull’avvocato l’onere di provare di aver sollecitato il cliente a fornire indicazioni circa la propria intenzione d’impugnare la sentenza sfavorevole di secondo grado, di averlo informato di questo esito e delle conseguenze dell’omessa impugnazione, nonchè di non aver agito per fatto a sé non imputabile o per la sopravvenuta cessazione del rapporto contrattuale. Cassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 23-3-2017, n. 7410

 

Responsabilità contrattuale dell’intermediario finanziario – Violazione dei doveri d’informazione – In tema d’intermediazione finanziaria, la violazione dei doveri d’informazione del cliente e di corretta esecuzione delle operazioni che la legge pone a carico dei soggetti autorizzati alla prestazione dei servizi d’investimento finanziari, può dar luogo a responsabilità contrattuale, ove si tratti di violazioni riguardanti le operazioni d’investimento o disinvestimento, con la conseguenza che è sufficiente che l’investitore alleghi da parte dell’intermediario l’inadempimento delle obbligazioni poste a suo carico dall’articolo 21 del t.u.f., come integrato dalla normativa secondaria, e che provi che il pregiudizio lamentato consegua a siffatto inadempimento; l’intermediario ha invece l’onere di provare d’aver rispettato i dettami di legge e di avere agito con la … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 1, Sentenza 03-02-2017, n. 2949

 

Contratti bancari – Conservazione delle scritture contabili oltre il decennio – Nei rapporti bancari in conto corrente, la banca non può sottrarsi all’onere di provare il proprio credito invocando l’insussistenza dell’obbligo di conservare le scritture contabili oltre dieci anni dalla data dell’ultima registrazione, in quanto tale obbligo, volto ad assicurare una più penetrante tutela dei terzi estranei all’attività imprenditoriale, non può … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 1 Civile, Sentenza 20 aprile 2016, n. 7972

 

Legittima difesa – Ai fini della applicazione dell’art. 2044 c.c., e in forza del generale “principio di riferibilità o vicinanza della prova”, l’aggredito ha l’onere di provare la riconducibilità della propria condotta alla scriminante della legittima difesa per l’illegittima aggressione, mentre chi deduce l’eccesso colposo in legittima difesa è tenuto a provare che la … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 3 , Sentenza 29 gennaio 2016, n. 1665

 

Locazione – Pagamento degli oneri condominiali richiesti dal locatore – Contestazione del credito o dell’ammontare da parte del conduttore – In tema di locazione di immobili urbani, qualora il conduttore, convenuto in giudizio per il mancato pagamento di oneri condominiali, contesti che il locatore abbia effettivamente sopportato le spese di cui chiede il rimborso o ne abbia effettuato una corretta ripartizione, incombe al locatore stesso, ai sensi dell’art. 2697 cod. civ., dare la prova dei fatti costitutivi del proprio diritto, i quali non si esauriscono nell’aver indirizzato la richiesta prevista dall’art. 9 della legge n. 392 del 1978, necessaria per la … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 28-10-2010, n. 20348

 

Reintegrazione nel possesso – Termine – Spoglio clandestino – Onere probatorio – Nell’ipotesi in cui lo spoglio sia stato clandestino, colui che agisce in possessoria – sul quale incombe, di regola, l’onere di provare la tempestività della proposizione dell’azione – deve dimostrare soltanto la clandestinità dell’atto violatore del possesso e la data della scoperta di esso da parte sua, iniziando a decorrere il termine annuale di decadenza dal momento in cui cessa la clandestinità e lo spossessato viene a conoscenza dell’illecito, o sia in condizione di averne conoscenza facendo uso della normale diligenza; resta, invece, a carico del convenuto spoliatore l’onere di provare l’intempestività dell’azione rispetto all’epoca di … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 18-9-2009, n. 20228

 

Actio negatoria servitutis – Ove l’attore, sostenendo di essere proprietario di un immobile, neghi che il convenuto sia titolare di un diritto di passaggio sul medesimo, e quest’ultimo, a sua volta, pur riconoscendo il titolo di proprietà dell’attore, opponga di essere comproprietario del bene stesso, l’azione va qualificata “negatoria servitutis”, in quanto la proprietà dell’attore non è oggetto di controversia, che è limitata ai soli diritti vantati sulla cosa del convenuto. In tal caso, pertanto, mentre l’attore adempie il suo onere probatorio esibendo il suo titolo d’acquisto, incombe alla controparte dimostrare … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione II, Sentenza 9449 del 21-4-2009

 

Fideiussione – Sottoscrizione del documento contrattuale in bianco senza l’indicazione del beneficiario – Nel caso in cui il fideiussore abbia sottoscritto il documento contrattuale in bianco senza l’indicazione del beneficiario e si dolga della successiva apposizione del nominativo del beneficiario in modo difforme da quello pattuito, colui che intende avvalersi della scrittura non è tenuto a proporre istanza di verificazione della stessa, non ribadendosi in un caso di disconoscimento della sottoscrizione, ed incombendo, invece, sul fideiussore sottoscrittore che abbia proposto l’eccezione dell’abusivo riempimento “contra pacta” l’onere di provare la relativa circostanza, senza che il medesimo sia tenuto a proporre querela di falso, necessaria, invece, nel caso in cui si assuma che il riempimento sia avvenuto “absque pactis”. — Cass. III, sent. 6167 del 13-3-2009

 

Responsabilità ex art. 2051 cc – Ai fini dell’attribuzione della responsabilità prevista dall’art. 2051 cod. civ. sono necessarie e sufficienti una relazione tra la cosa in custodia e l’evento dannoso nonché l’esistenza dell’effettivo potere fisico su di essa da parte del custode, sul quale incombe l’obbligo di vigilarla e di mantenere il controllo onde evitare che produca danni a terzi. Ne consegue che il custode convenuto è onerato di offrire la prova contraria alla presunzione “iuris tantum” della sua responsabilità mediante la dimostrazione positiva del caso fortuito, cioè del fatto estraneo alla sua sfera di custodia, avente impulso causale autonomo e carattere di imprevedibilità e di assoluta eccezionalità. Nell’eventualità della persistenza dell’incertezza sull’individuazione della concreta causa del danno, rimane a carico del custode il fatto ignoto, in quanto non idoneo ad eliminare il dubbio in ordine allo svolgimento eziologico dell’accadimento. — Cass. III, sent. 5741 del 10-3-2009

 

Rivendicazione– In tema di rivendicazione, il giudice di merito è tenuto innanzitutto a verificare l’esistenza, la validità e la rilevanza del titolo dedotto dall’attore a fondamento della pretesa, e ciò a prescindere da qualsiasi eccezione del convenuto, giacchè, investendo tale indagine uno degli elementi costitutivi della domanda, la relativa prova deve essere fornita dall’attore e l’eventuale insussistenza deve essere rilevata dal giudice anche d’ufficio. Per quanto attiene, in particolare, alla identità del bene domandato dall’attore con quello descritto nel titolo stesso, i dati catastali non hanno valore di prova ma di semplice indizio, costituendo le mappe catastali un sistema secondario e sussidiario rispetto all’insieme degli elementi raccolti in fase istruttoria. (Nella specie, la S.C.ha respinto il ricorso contro la sentenza di merito che – in un giudizio di rivendicazione di un immobile nel quale il convenuto aveva eccepito, fin dalla comparsa di risposta, una situazione possessoria fondata sul principio “possideo quia possideo” – aveva rigettato la domanda nella convinzione che, gravando sugli attori la “probatio diabolica”, questa non fosse stata in concreto conseguita). — Cass. II, sent. 5131 del 3-3-20095131 del 3-3-20095131 del 3-3-2009

 

Responsabilità del conduttore per il ritardato rilascio di immobile locato – La specifica e seria proposta di nuova locazione – che il giudice può valutare, in relazione al disposto dell’art. 1591 cod. civ., come prova idonea dell’effettiva lesione del patrimonio del locatore (a cui incombe il relativo onere) consistente nel non aver potuto dare in locazione il bene per un canone più elevato per il tempo di ritardata restituzione dell’immobile – può identificarsi anche con quella proveniente dallo stesso conduttore. — Cass. III, sent. 5051 del 3-3-2009

 

Responsabilità del conduttore per il ritardato rilascio di immobile locato – In tema di responsabilità del conduttore per il ritardato rilascio di immobile locato, il maggior danno, di cui all’art. 1591 cod. civ., deve essere provato in concreto dal locatore secondo le regole ordinarie, e, quindi, anche mediante presunzioni (a condizione che presentino i requisiti previsti dall’art. 2729, comma primo, cod. civ.), specificandosi che, quando il locatore non sia autorizzato a dare in locazione a terzi l’immobile da restituire, avendo già richiesto ed ottenuto il provvedimento di rilascio per necessità (come nel caso di intervenuto esercizio del diniego di rinnovo alla prima scadenza verificatosi nella specie), il giudice del merito dovrà tener conto anche di elementi diversi dalla presenza di proposte di locazione o di acquisto, considerato che l’unico modo per ottenere la maggiore utilità può consistere, in effetti, nell’utilizzazione diretta del bene, da destinare ad attività produttiva propria o dei prossimi congiunti dello stesso locatore. — Cass. III, sent. 5051 del 3-3-2009

 

Demansionamento professionale del lavoratore – In caso di accertato demansionamento professionale del lavoratore in violazione dell’art. 2103 cod. civ., il giudice del merito, con apprezzamento di fatto incensurabile in cassazione se adeguatamente motivato, può desumere l’esistenza del relativo danno, avente natura patrimoniale e il cui onere di allegazione incombe sul lavoratore, determinandone anche l’entità in via equitativa, con processo logico – giuridico attinente alla formazione della prova, anche presuntiva, in base agli elementi di fatto relativi alla qualità e quantità della esperienza lavorativa pregressa, al tipo di professionalità colpita, alla durata del demansionamento, all’esito finale della dequalificazione e alle altre circostanze del caso concreto. (Nella specie, la S.C., nel rigettare il ricorso, ha ritenuto che correttamente la Corte territoriale avesse valutato la sussistenza del demansionamento dei lavoratori che, già assegnati a ruoli di coordinamento con autonomia organizzativa ed operativa, erano stati destinati, nonostante l’anzianità di servizio e la conseguente esperienza professionale, allo svolgimento di funzioni meramente esecutive, con lesione – la cui allegazione ha trovato riscontro anche nel contenuto del ricorso del datore di lavoro – della loro professionalità e danno alla carriera). — Sez. L, sent. 4652 del 26-2-2009

 

Prova della qualità di erede – L’onere di provare la qualità di erede, gravante sul soggetto che agisce in giudizio in tale qualità, viene meno quando la controparte abbia tardivamente sollevato eccezioni in proposito, dopo avere accettato il contraddittorio senza alcuna contestazione al riguardo. — Cass. II, sent. 4381 del 23-2-2009

 

Conto corrente bancario intestato a più persone – Nel conto corrente bancario intestato a più persone, i rapporti interni tra correntisti, anche aventi facoltà di compiere operazioni disgiuntamente, sono regolati non dall’art. 1854 cod. civ., riguardante i rapporti con la banca, bensì dal secondo comma dell’art. 1298 cod. civ., in virtù del quale debito e credito solidale si dividono in quote uguali solo se non risulti diversamente; ne consegue che, ove il saldo attivo risulti discendere dal versamento di somme di pertinenza di uno solo dei correntisti, si deve escludere che l’altro possa, nel rapporto interno, avanzare diritti sul saldo medesimo. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva ritenuto superata la presunzione di comproprietà in relazione ad un conto corrente contestato a zio e nipote, ritenendo provato che i versamenti fossero stati compiuti con denaro appartenente soltanto al primo). — Cass. II, sent. 4066 del 19-2-2009

 

Contratti di intermediazione finanziaria – In materia di contratti di intermediazione finanziaria, allorchè risulti necessario accertare la responsabilità contrattuale per danni subiti dall’investitore, va accertato se l’intermediario abbia diligentemente adempiuto alle obbligazioni scaturenti dal contratto di negoziazione nonché, in ogni caso, a tutte quelle obbligazioni specificamente poste a suo carico dal d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 (T.U.F.) e prima ancora dal d.lgs. 23 luglio 1996, n. 415, nonché dalla normativa secondaria, risultando, quindi, così disciplinato, il riparto dell’onere della prova: l’investitore deve allegare l’inadempimento delle citate obbligazioni da parte dell’intermediario, nonchè fornire la prova del danno e del nesso di causalità fra questo e l’inadempimento, anche sulla base di prescrizioni; l’intermediario, a sua volta, deve provare l’avvenuto adempimento delle specifiche obbligazioni poste a suo carico, allegate come inadempiute dalla controparte, e, sotto il profilo soggettivo, di avere agito “con la specifica diligenza richiesta”. — Cass. I, sent. 3773 del 17-2-2009

 

Procedura concorsuale per la promozione ad una qualifica superiore – Il lavoratore che lamenti la violazione, da parte del datore di lavoro, dell’obbligo di osservare, nell’espletamento di una procedura concorsuale per la promozione ad una qualifica superiore, criteri di correttezza e buona fede in ordine allo svolgimento delle procedure e al rispetto della “par condicio” fra gli aspiranti (e, in particolare, il principio di obiettività e trasparenza, da cui deriva la necessità di motivare la scelta di un candidato piuttosto che un altro), chiedendo il risarcimento dei danni derivantigli dalla perdita della possibilità di conseguire la promozione (perdita di “chance”), ha l’onere di provare anche gli elementi atti a dimostrare, pur se solo in modo presuntivo e basato sul calcolo delle probabilità, la possibilità che egli avrebbe avuto di conseguire la promozione, non avendo diversamente nessun interesse processuale ad una dichiarazione di illegittimità di una procedura concorsuale alla quale sia indifferente. — Sez. L, sent. 2581 del 2-2-2009

 

Diffusione da parte della struttura sanitaria di dati sensibili contenuti nella cartella clinica – La struttura sanitaria è tenuta a risarcire il danno sofferto dal paziente in conseguenza della diffusione di dati sensibili contenuti nella cartella clinica, a meno che non dimostri di avere adottato tutte le misure necessarie per garantire il diritto alla riservatezza del paziente e ad evitare che i dati relativi ai test sanitari e alle condizioni di salute del paziente stesso possano pervenire a conoscenza di terzi. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha cassato la decisione di merito la quale, muovendo dal fatto che la cartella clinica, dalla quale risultava la condizione di omosessuale affetto dal virus HIV del paziente, e della cui indebita diffusione quest’ultimo si doleva, era risultata custodita nella sala infermieri, aveva escluso la responsabilità dell’ospedale. La S.C. ha ritenuto insufficiente tale motivazione, in mancanza della dimostrazione che la suddetta sala fosse interdetta al pubblico). — Cass. III, sent. 2468 del 30-1-2009

 

Ogni attività oggettivamente configurabile come prestazione di lavoro subordinato si presume effettuata a titolo oneroso, ma può essere ricondotta ad un rapporto diverso, istituito “affectionis vel benevolentiae causa”, caratterizzato dalla gratuità della prestazione, ove risulti dimostrata la sussistenza della finalità di solidarietà in luogo di quella lucrativa, fermo restando che la valutazione al riguardo compiuta dal giudice del merito è incensurabile in sede di legittimità, se immune da errori di diritto e da vizi logici. (Nella specie, relativa ad una relazione sentimentale tra datore di lavoro ed una dipendente, la S. C. ha confermato la sentenza impugnata che, sulla base delle specifiche circostanze di fatto emerse dall’istruttoria espletata, aveva ritenuto l’esistenza del vincolo di subordinazione, atteso che la convivenza era stata sovente interrotta e non vi era alcuna condivisione del tenore di vita in relazione ai cospicui redditi dell’attività commerciale, avendo beneficiato l’interessata solo di alcune elargizioni, quali l’uso gratuito di un appartamento, il pagamento di qualche debito e il prelevamento gratuito di merce – abiti – dal negozio). — Sez. L, sent. 1833 del 26-1-2009

 

La “petitio hereditatis” si differenzia dalla “rei vindicatio”, malgrado l’affinità del “petitum”, in quanto si fonda sull’allegazione dello stato di erede ed ha per oggetto beni riguardanti elementi costitutivi dell'”universum ius” o di una quota parte di esso. Ne consegue, quanto all’onere probatorio, che, mentre l’attore in “rei vindicatio” deve dimostrare la proprietà dei beni attraverso una serie di regolari passaggi durante tutto il periodo di tempo necessario all’usucapione, nella “hereditatis petitio” può invece limitarsi a provare la propria qualità di erede ed il fatto che i beni, al tempo dell’apertura della successione, fossero compresi nell’asse ereditario; pertanto, deve ritenersi inammissibile il mutamento in corso di causa dell’azione di petizione ereditaria in azione di rivendicazione, anche quando non sia contestata dal convenuto la qualità di erede dell’attore, in quanto tale mancata contestazione non fa venire meno la funzione prevalentemente recuperatoria dell’azione ereditaria, ma produce effetti solo sul piano probatorio, senza incidere sulla radicale diversità – per natura, presupposti, oggetto e onere della prova – tra le due azioni. — Cass. II, sent. 1074 del 16-1-2009

 

Il consumatore che lamenti di aver subito un danno per effetto di una pubblicità ingannevole ed agisca, ai sensi dell’art. 2043 cod. civ., per il relativo risarcimento, non assolve al suo onere probatorio dimostrando la sola ingannevolezza del messaggio, ma è tenuto a provare l’esistenza del danno, il nesso di causalità tra pubblicità e danno, nonchè (almeno) la colpa di chi ha diffuso la pubblicità, concretandosi essa nella prevedibilità che dalla diffusione di un determinato messaggio sarebbero derivate le menzionate conseguenze dannose. — Sez. Un., sent. 794 del 15-1-2009

 

In tema di responsabilità civile per i sinistri occorsi nella circolazione stradale, la presunzione di colpa prevista in ugual misura a carico di ciascuno dei conducenti dall’articolo 2054, secondo comma, cod. civ., ha funzione meramente sussidiaria, giacché opera solo ove non sia possibile l’accertamento in concreto della misura delle rispettive responsabilità,con la conseguenza che, nel caso in cui risulti che l’incidente si è verificato per esclusiva colpa di uno di essi e che, per converso, nessuna colpa è ravvisabile nel comportamento dell’altro, quest’ultimo è esonerato dalla presunzione suddetta e non è, pertanto, tenuto a provare di avere fatto tutto il possibile per evitare il danno. — Cass. III, sent. 29883 del 19-12-2008

 

In tema di concorrenza sleale, l’originalità del prodotto e la sua capacità distintiva integrano entrambi fatti costitutivi della dedotta contraffazione per imitazione servile, essendo i medesimi requisiti necessari non in via alternativa, ma in via cumulativa: pertanto, l’onere della prova con riguardo ad entrambi i fatti costitutivi incombe su chi agisce in contraffazione, mentre incombe sul convenuto in contraffazione l’onere di provare la mancanza di novità del prodotto o la perdita sopravvenuta della sua capacità distintiva, quali fatti estintivi dell’altrui diritto. — Cass. I, sent. 29522 del 17-12-2008

 

In tema di concorrenza sleale per imitazione, ad integrare la volgarizzazione – altrimenti detta generalizzazione o standardizzazione – nell’ambiente sociale della forma (o di un ornamento o di un particolare pregio estetico) di un prodotto, idonea ad escludere la concorrenza sleale, non è sufficiente la semplice diffusione o notorietà della stessa sul mercato, in quanto (così come si afferma in tema di marchio) è necessario che, invece, quel determinato prodotto abbia assunto sul mercato, in termini generali e quasi necessitati, la medesima forma oggetto del prodotto, per il quale si invochi la tutela, così che la forma standardizzata escluda per quel prodotto la possibilità di essere riconosciuto come proveniente da una determinata impresa; l’onere di provare la volgarizzazione grava sulla parte che la invochi. — Cass. I, sent.28215 del 26.11.2008

 

L’onere di specifica contestazione, introdotto, per i giudizi instaurati dopo l’entrata in vigore della legge n. 353 del 1990, dall’art. 167, primo comma, cod. proc. civ., imponendo al convenuto di prendere posizione sui fatti posti dall’attore a fondamento della domanda, comporta che i suddetti fatti, qualora non siano contestati dal convenuto, debbono essere considerati incontroversi e non richiedenti una specifica dimostrazione (nella specie, la S.C. ha cassato la sentenza di merito che aveva respinto la domanda di accertamento dell’esistenza di una servitù di passaggio sul rilievo che gli attori non avevano allegato alcun fatto costitutivo del diritto stesso, senza tenere in adeguata considerazione che l’esistenza del diritto non era stata contestata dai convenuti e che l’unico oggetto del giudizio consisteva nello stabilirne l’estensione e le modalità di esercizio). — Cass. II, sent. 27596 del 20-11-2008

 

In tema di contributi consortili, allorquando la cartella esattoriale emessa per la riscossione dei contributi medesimi sia motivata con riferimento ad un “piano di classifica” approvato dalla competente autorità regionale, è onere del contribuente che voglia disconoscere il debito contestare specificamente la legittimità del provvedimento ovvero il suo contenuto, nessun ulteriore onere probatorio gravando sul consorzio, in difetto di specifica contestazione. Resta ovviamente ferma la possibilità da parte del giudice tributario di avvalersi dei poteri ufficiosi previsti dall’art. 7, d.lgs. n. 546 del 1992, ove ritenga necessaria una particolare indagine riguardo alle modalità con le quali il Consorzio stesso è in concreto pervenuto alla liquidazione del contributo. — Sez. Un., sent. 26009 del 30-10-2008

 

In tema di responsabilità precontrattuale, il risarcimento del danno deve essere ragguagliato al minor vantaggio o al maggior aggravio economico determinato dal comportamento tenuto dall’altra parte in violazione dell’obbligo di buona fede, salvo che sia dimostrata l’esistenza di ulteriori danni che risultino collegati a detto comportamento da un rapporto rigorosamente consequenziale e diretto. — Cass. III, sent. 24795 del 8-10-2008

 

Il rapporto di immedesimazione organica fra l’amministratore ed una società di capitali esclude che le funzioni connesse alla carica, siano riconducibili ad un rapporto di lavoro subordinato ovvero di collaborazione coordinata e continuativa; ne consegue che in caso di revoca senza giusta causa, per la liquidazione dei relativi danni, deve procedersi secondo i criteri generali di cui agli artt. 1223 e 2697 cod. civ., trattandosi di vicenda non equiparabile alla risoluzione di un contratto di lavoro subordinato. — Cass. I, sent. 23557 del 12-9-2008

 

La parte che abbia richiesto in giudizio il risarcimento dei danni patrimoniali (conseguenti, nella specie, alla trasmissione ad un istituto bancario di copia dell’atto introduttivo di un giudizio civile nonché di una querela), ha l’onere di provare l’esistenza del danno – quale, in ipotesi, il rifiuto da parte della banca della concessione di crediti – e solo dopo aver fornito tale prova può ottenere dal giudice la liquidazione equitativa ai sensi dell’ art. 1226 cod. civ.; rientra, peraltro, nell’ambito del libero apprezzamento del giudice di merito, ritenere provata l’esistenza del danno sulla base di una presunzione che si fondi sull’idoneità delle notizie incidenti sulla reputazione commerciale (in ispecie se fornite dal terzo a scopo emulativo) a pregiudicare il credito della parte. — Sez. L, sent.22061 del 2-9-2008

 

In tema di acquisto di servitù per usucapione, rientra nei normali poteri di valutazione probatoria del giudice la qualificazione degli atti che vengono invocati come esercizio di fatto della servitù, quali atti di mera tolleranza, in considerazione della strutturale saltuarietà degli stessi, senza che la controparte sia gravata dell’onere di provare tale specifica inidoneità ad integrare il possesso “ad usucapionem” mentre nelle azioni esclusivamente possessorie la natura giuridica dell’esercizio degli atti di tolleranza deve essere eccepita e provata dalla parte che la deduce. — Cass. II, sent. 21016 del 1-8-2008

 

Ripartizione dell’onere della prova tra lavoratore e datore di lavoro – La ripartizione dell’onere della prova tra lavoratore, titolare del credito, e datore di lavoro, deve tenere conto, oltre che della partizione della fattispecie sostanziale tra fatti costitutivi e fatti estintivi od impeditivi del diritto, anche del principio – riconducibile all’art. 24 Cost. e al divieto di interpretare la legge in modo da rendere impossibile o troppo difficile l’esercizio dell’azione in giudizio – della riferibilità o vicinanza o disponibilità dei mezzi di prova; conseguentemente ove i fatti possano essere noti solo all’imprenditore e non anche al lavoratore, incombe sul primo l’onere della prova negativa (nel caso di specie, relativo al riconoscimento del premio di produttività in relazione ai positivi risultati economici dell’impresa, la S.C., nel rigettare il ricorso, ha ritenuto che, correttamente, il giudice di merito aveva valutato che l’andamento dell’azienda rientrava tra gli elementi suscettibili di conoscenza solo da parte … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza 25-7-2008, n. 20484

 

L’accertamento della comunione di una via privata, costituita “ex collatione agrorum privatorum”, non è soggetto al rigoroso regime probatorio della rivendicazione, potendo, tale comunione, al pari di ogni altra “communio incidens”, dimostrarsi con prove testimoniali e presuntive, comprovanti l’uso prolungato e pacifico della strada da parte dei frontisti e la rispondenza della stessa alle comuni esigenze di comunicazione in relazione alla natura dei luoghi,con la conseguente necessità di una valutazione complessiva degli elementi, anche indiziari addotti, al fine di stabilire l’effettiva destinazione della via alle esigenze comuni di passaggio. (Nella specie la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza della corte di merito per avere escluso rilevanza, ai fini della comproprietà di una strada interpoderale, di elementi quali un’antica mappa del tracciato della strada, l’ampiezza di questa, l’idoneità al percorso di mezzi meccanici, la presenza di numerazione civica e di varie porte a fronte strada, una lettera attestante l’esistenza, al di sotto della strada, di una tubatura per le acque di scolo delle proprietà frontiste). — Cass. II, sent. 19994 del 18-7-2008

 

Nel giudizio promosso dal pensionato per l’accertamento dell’illegittimità della ripetizione dell’indebito avanzata dall’ente previdenziale a seguito della avvenuta corresponsione di somme non dovute, spetta a detto ente fornire la prova dei fatti costitutivi che fondano la pretesa restitutoria e non già al pensionato provare il suo diritto ai pagamenti la cui debenza è stata successivamente contestata dall’ente medesimo e ciò in quanto, in riferimento ad azioni di accertamento negativo, nell’applicare le regole di distribuzione dell’onere probatorio poste dall’ art. 2697 cod. civ. occorre dare rilievo non al criterio dell’iniziativa processuale, bensì al criterio di natura sostanziale relativo alla posizione delle parti riguardo ai diritti oggetto del giudizio, là dove, appunto, grava su chi invoca la ripetizione dell’indebito l’onere di dimostrare non solo l’esecuzione del pagamento, ma anche la mancanza di una causa che lo giustifichi. (Nella specie, la S.C., enunciando l’anzidetto principio, ha confermato l’impugnata sentenza che aveva accolto la domanda di accertamento negativo proposta da un assicurato in relazione alla pretesa dell’INPS di conseguire la restituzione di ratei pensionistici che si assumevano indebitamente corrisposti, in difetto della prova dell’asserito indebito da parte dell’ente previdenziale). — Sez. L, sent. 19762 del 17-7-2008

 

In tema di risarcimento del danno alla persona, posto che le lesioni non irrilevanti della integrità personale di un minore di età, non svolgente attività lavorativa, sono presumibilmente destinate a produrre un danno patrimoniale futuro, in termini di riduzione della sua futura capacità di guadagno, al fine di determinare il relativo danno il giudice deve tener conto non soltanto della rilevanza quantitativa delle lesioni, in termini di percentuale di invalidità medicalmente accertata, ma anche della loro natura e qualità – rispetto alle presumibili opportunità di lavoro che si presenteranno al danneggiato, avuto riguardo alle sue peculiari tendenze ed attitudini -, dell’orientamento eventualmente manifestato dal danneggiato medesimo verso una determinata attività redditizia, dell’educazione dallo stesso ricevuta dalla famiglia e della posizione sociale ed economica di quest’ultima, nonché della situazione del mercato del lavoro e, infine, di ogni altra circostanza oggettivamente o soggettivamente rilevante, ferma restando la possibilità per colui che è chiamato a rispondere di dette lesioni di dimostrare, in forza degli stessi anzidetti criteri, che il minore non risentirà alcun danno dal quel particolare tipo di invalidità. — Cass. III, sent. 19445 del 15-7-2008

 

In tema di associazione in partecipazione, posto che lo schema legale tipico di tale contratto prevede la partecipazione dell’associato alle perdite, grava su quest’ultimo l’onere di dimostrare, nel rispetto dei limiti di ammissibilità della relativa prova stabiliti dall’art. 2721 cod. civ., di essere stato pattiziamente esentato dalla partecipazione alle perdite stesse. — Cass. III, sent. 19444 del 15-7-2008

 

In tema di responsabilità civile conseguente alla circolazione stradale ed in ipotesi d’investimento di pedone, sulle strisce pedonali, da parte di un ciclomotorista, che ammette la circostanza, al pedone che deduce la colpa del conducente giova la disciplina di cui al primo comma dell’art. 2054 cod. civ. e, pertanto, l’assicuratore ha l’onere della prova di un’eventuale colpa concorrente od esclusiva del pedone, non essendo sufficiente una mera difesa in ordine alla verifica dell’esistenza del fatto. Ne consegue che la verifica dell'”an debeatur” dell’illecito da circolazione deve considerarsi dal complesso degli elementi obiettivi e confessori raccolti in atti, che potranno essere contrastati soltanto da specifici elementi contrari di valutazione. — Cass. III, sent. 18872 del 10-7-2008

 

La liquidazione del danno patito dal proprietario di un immobile (nella specie, per demolizione causata dall’urto di un veicolo) non è preclusa dalla circostanza che la fattura emessa dal riparatore risulti pagata da un terzo. — Cass. III, sent. 18235 del 3-7-2008

 

Ai sensi dell’art. 230 bis cod. civ., gli utili da attribuire ai partecipanti all’impresa familiare vanno calcolati al netto delle spese di mantenimento, pure gravanti sul familiare che esercita l’impresa, restando a carico del partecipante che agisce per il conseguimento della propria quota l’onere di provare la consistenza del patrimonio familiare e l’ammontare degli utili da distribuire (nella specie, la S.C. ha rilevato che la sentenza di merito aveva accertato, con adeguata istruttoria, che il mantenimento del partecipante – e dell’intera famiglia – era assicurato con redditi diversi da quelli provenienti dall’impresa familiare di rivendita di tabacchi e, in ispecie, dall’attività di idraulico svolta continuativamente e dai proventi di due immobili in comproprietà). — Sez. L, sent. 17057 del 23-6-2008

 

In tema di determinazione dell’assegno di mantenimento, l’esercizio del potere di disporre indagini patrimoniali avvalendosi della polizia tributaria, che costituisce una deroga alle regole generali sull’onere della prova, rientra nella discrezionalità del giudice di merito; l’eventuale omissione di motivazione sul diniego di esercizio del relativo potere, pertanto, non è censurabile in sede di legittimità, ove, sia pure per implicito, tale diniego sia logicamente correlabile ad una valutazione sulla superfluità dell’iniziativa per ritenuta sufficienza dei dati istruttori acquisiti. — Cass. I, sent. 16575 del 18-6-2008

 

In tema di giudizio di equità, rientra fra i principi informatori della materia dell’illecito aquiliano, ai quali è tenuto ad uniformarsi il giudice di pace a seguito della pronuncia n. 206 del 2004 della Corte costituzionale, quello secondo il quale qualsiasi vicenda di danno lamentata da chi agisce in giudizio per il risarcimento deve essere provata dal danneggiato. La prova può essere articolata con ogni mezzo, ivi comprese le allegazioni e le presunzioni semplici, ma la relativa “demonstratio” deve comunque risultare idonea a consentire al giudice, in applicazione della “regula iuris” di cui all’art. 116 cod. proc. civ., una valutazione in concreto – e cioé caso per caso, anche a prescindere da mere regole statistiche – dell’assunto attoreo, rappresentato in termini consequenziali di verificazione dell’evento di danno/conseguenza ingiustamente dannosa, secondo la regola di inferenza probatoria del “più probabile che non”. (Nella specie la S.C., sulla scorta dell’enunciato principio, ha cassato la sentenza impugnata relativa ad un’azione risarcitoria per l’impugnativa di un illegittimo accertamento tributario, non risultando in essa in alcun modo evidenziato in che cosa sarebbe consistito il danno subito dall’istante sotto il profilo dell'”an” e del “quomodo”, di tal che il lamentato stato di malessere della ricorrente, ricostruito dal giudice del merito in termini di “fastidio e stress” non altrimenti qualificato, essendo privo di un sia pur presuntivo supporto probatorio, era da ritenersi inidoneo a fondare la pretesa risarcitoria). — Cass. III, sent. 15986 del 13-6-200815986 del 13/06/2008

 

Il licenziamento di un dirigente (non soggetto alla disciplina delle leggi nn. 604 del 1966 e 300 del 1970), per dar luogo ad un danno risarcibile secondo il diritto comune deve concretarsi – per la forma o per le modalità del suo esercizio e per le conseguenze morali e sociali che ne derivano – in un atto “ingiurioso”, cioè lesivo della dignità e dell’onore del lavoratore licenziato, connotazione che non s’identifica, né va confusa con la mancanza di giustificazione e che non può essere presunta dovendo essere rigorosamente provata, ex art. 2697 cod. civ., da chi l’alleghi come causa del lamentato pregiudizio (di cui vanno parimenti dimostrati l’ “an” e il “quantum”). — Sez. L, sent. 15496 del 11-6-2008

 

L’onere probatorio gravante, a norma dell’art. 2697 cod. civ., su chi intende far valere in giudizio un diritto, ovvero su chi eccepisce la modifica o l’estinzione del diritto da altri vantato, non subisce deroga neanche quando abbia ad oggetto “fatti negativi”, in quanto la negatività dei fatti oggetto della prova non esclude nè inverte il relativo onere, gravando esso pur sempre sulla parte che fa valere il diritto di cui il fatto, pur se negativo, ha carattere costitutivo; tuttavia, non essendo possibile la materiale dimostrazione di un fatto non avvenuto, la relativa prova può esser data mediante dimostrazione di uno specifico fatto positivo contrario, o anche mediante presunzioni dalle quali possa desumersi il fatto negativo. (Fattispecie relativa a domanda proposta nei confronti dell’ente previdenziale dal datore di lavoro al fine di ottenere, previo accertamento negativo della natura subordinata dei rapporti di lavoro dei propri collaboratori, la ripetizione dei contributi previdenziali versati). — Sez. L, sent. 15162 del 9-6-2008

 

In base al disposto dell’art. 917, secondo comma, cod. civ., qualora la distruzione degli argini o l’impedimento al flusso delle acque sia dovuto all’opera di uno dei proprietari, le spese di riattamento dovranno essere sopportate soltanto da lui ed egli sarà tenuto anche al risarcimento dei danni secondo gli ordinari principi della responsabilità per fatto illecito, che non possono prescindere dall’elemento soggettivo del dolo o della colpa, che deve sempre caratterizzare la condotta, commissiva o omissiva, del soggetto chiamato a risponderne. — Cass. II, sent. 14664 del 3-6-2008

 

Responsabilità del lavoratore per il danneggiamento della cosa di proprietà del datore di lavoro affidatagli per l’espletamento della prestazione lavorativa – In tema di prestazione lavorativa eseguita con un bene affidato dal datore al lavoratore, la diligenza nell’adempimento, rilevando quale modalità con cui la prestazione deve essere svolta, implica che il lavoratore deve utilizzare il bene senza arrecare danni, e che, ove si verifichino, il lavoratore ne risponde contrattualmente. In tal caso, il principio secondo cui è onere del datore provare il danno ed il rapporto di causalità con la materiale condotta (anche omissiva) del lavoratore, ed onere del lavoratore provare di aver adottato la diligenza normativamente richiesta e, più in generale, la propria assenza di colpa, trova applicazione anche per i danni verificatisi nell’espletamento di mansioni assegnate in violazione degli artt. 2087 e 2103 cod. civ., pur essendo in tal caso agevolata la prova del lavoratore esonerativa di responsabilità, venendo meno tale responsabilità solo ove la diligenza necessaria alla prestazione richiesta si estenda in uno spazio esterno all’ambito della prestazione dovuta. (Nella specie, vi era stato l’affidamento della guida di un autoveicolo, senza specifico addestramento, ad un lavoratore, pur abilitato alla guida dello stesso e tuttavia normalmente addetto alla preparazione e non anche al trasporto delle merci; la S.C., affermando il principio su esteso, ha confermato la sentenza di merito che aveva condannato il lavoratore al risarcimento del danno al veicolo da lui guidato). — Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza 26-5-2008, n. 13530

 

Quando la cambiale venga usata come promessa di pagamento, l’onere della prova dell’inesistenza del rapporto causale si trasferisce – ai sensi dell’art. 1988 cod. civ. – sul debitore soltanto se risulti acquisita la prova del suo diretto rapporto cartolare con il creditore. (Nella specie, la S.C. ha rigettato il ricorso avverso la sentenza di merito che – in relazione all’utilizzazione di una cambiale come promessa di pagamento – aveva ritenuto il giratario della medesima gravato dell’onere della prova del rapporto sottostante, in quanto il titolo era stato da lui azionato nei confronti di un soggetto diverso dal diretto girante). — Cass. I, sent. 13099 del 22-5-2008

 

In tema di spoglio violento e clandestino, il detentore che agisce, ex art. 1168, secondo comma, cod. civ., per la reintegra, può fornire la prova del titolo anche per presunzione non essendo in discussione la validità e gli effetti del vincolo che giustifica la detenzione qualificata ma esclusivamente il fatto storico dell’esistenza del corrispondente potere di fatto sulla cosa. — Cass. II, sent. 12751 del 20-5-2008

 

Eccezione di tardività della denuncia dei vizi da parte del venditore – Prova della tempestività – Onere incombente sull’acquirente – In tema di garanzia per i vizi della cosa venduta, eccepita dal venditore la tardività della denuncia rispetto alla data di consegna della merce, incombe sull’acquirente, trattandosi di condizione necessaria per l’esercizio dell’azione, l’onere della prova di … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 2, Sentenza 14.5.2008, n. 12130

 

In sede di accertamento tributario ai sensi dell’art. 51 del d.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, la veste di rappresentante di commercio da sola non consente di affermare che i movimenti sui conti bancari del contribuente siano ascrivibili a contratti stipulati in rappresentanza del proponente, anzichè ad acquisti e rivendite in proprio; e la presunzione di riferibilità di detti movimenti ad attività commerciale soggetta ad IVA del medesimo rappresentante (titolare dei conti bancari) può essere superata solo dalla dimostrazione della esistenza di un patto che faccia carico all’uno di anticipare i prezzi dovuti dall’altro. — Cass. V, sent. 12026 del 14-5-2008

 

La responsabilità per i danni cagionati da una cosa in custodia ex art. 2051 cod. civ. si fonda non su un comportamento od un’attività del custode, ma su una relazione intercorrente tra questi e la cosa dannosa e, poiché il limite della responsabilità risiede nell’intervento di un fattore, il caso fortuito, che attiene non ad un comportamento del responsabile ma alle modalità di causazione del danno, si deve ritenere che, in tema di ripartizione dell’onere della prova, all’attore compete provare l’esistenza del rapporto eziologico tra la cosa e l’evento lesivo, mentre il convenuto, per liberarsi, dovrà provare l’esistenza di un fattore, estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere quel nesso causale e, cioè,un fattore esterno (che può essere anche il fatto di un terzo o dello stesso danneggiato) che presenti i caratteri del fortuito e, quindi, dell’imprevedibilità e dell’eccezionalità. Peraltro, quando il comportamento colposo del danneggiato non è idoneo da solo ad interrompere il nesso eziologico tra la causa del danno, costituita dalla cosa in custodia, ed il danno, esso può, tuttavia, integrare un concorso colposo ai sensi dell’art. 1227, primo comma, cod. civ. con conseguente diminuzione della responsabilità del danneggiante secondo l’incidenza della colpa del danneggiato. (Nella specie la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza impugnata che, pur riconoscendo che la caduta dell’attore costituiva diretta conseguenza della condizione del pavimento reso scivoloso dall’acqua piovana introdotta da chi entrava nei locali di un ufficio giudiziario, aveva ritenuto che il comportamento del danneggiato fosse stato idoneo da solo a produrre l’evento omettendo, tuttavia, di valutare se la condotta dell’infortunato avesse assunto, per acquistare l’efficacia liberatoria del caso fortuito, i caratteri dell’eccezionalità e dell’imprevedibilità e omettendo, altresì, di valutare se il detto comportamento, benché inidoneo da solo a interrompere il nesso eziologico tra la cosa in custodia e il danno, potesse integrare un concorso colposo ai sensi dell’art. 1227, primo comma, cod. civ.). — Cass. III, sent. 11227 del 8-5-2008infortunato avesse assunto, per acquistare l’efficacia liberatoria del caso fortuito, i caratteri dell’eccezionalità e dell’imprevedibilità e omettendo, altresì, di valutare se il detto comportamento, benché inidoneo da solo a interrompere il nesso eziologico tra la cosa in custodia e il danno, potesse integrare un concorso colposo ai sensi dell’art. 1227, primo comma, cod. civ.). — Cass. III, sent. 11227 del 8-5-2008infortunato avesse assunto, per acquistare l’efficacia liberatoria del caso fortuito, i caratteri dell’eccezionalità e dell’imprevedibilità e omettendo, altresì, di valutare se il detto comportamento, benché inidoneo da solo a interrompere il nesso eziologico tra la cosa in custodia e il danno, potesse integrare un concorso colposo ai sensi dell’art. 1227, primo comma, cod. civ.). — Cass. III, sent. 11227 del 8-5-200811227 del 5-8-200811227 del 5-8-2008

 

Il creditore che intenda escutere una garanzia autonoma con clausola di pagamento “a prima richiesta” non ha l’onere di provare l’inadempimento del debitore; è, invece, onere del garante che intenda sottrarsi al pagamento dimostrare – attraverso una prova pronta e liquida – la nullità del contratto garantito o l’illiceità della sua causa. (Nella specie, l’Amministrazione delle finanze aveva domandato al fideiussore di un esportatore la restituzione delle somme erogate a quest’ultimo a titolo di restituzione dell’imposta assolta per l’ipotesi di esportazione in paesi extracomunitari, ed il giudice di merito aveva rigettato la domanda, osservando che l’Amministrazione avrebbe dovuto provare la sussistenza dei presupposti per l’escussione della garanzia. La S.C., enunciando il suddetto principio, ha cassato con rinvio l’impugnata sentenza). — Cass. III, sent. 10652 del 24-4-2008

 

Il danno patrimoniale da perdita di chance è un danno futuro, consistente non nella perdita di un vantaggio economico, ma nella perdita della mera possibilità di conseguirlo, secondo una valutazione «ex ante» da ricondursi, diacronicamente, al momento in cui il comportamento illecito ha inciso su tale possibilità in termini di conseguenza dannosa potenziale. L’accertamento e la liquidazione di tale perdita, necessariamente equitativa, sono devoluti al giudice di merito e sono insindacabili in sede di legittimità se adeguatamente motivati. (Nella specie la S. C. ha confermato, correggendone parzialmente la motivazione, la sentenza del giudice di merito che aveva liquidato un importo pari ad una annualità di stipendio in favore della vedova di una vittima della criminalità organizzata, la quale si era vista riconoscere con un anno di ritardo il beneficio dell’assunzione in una P. A., riconosciutole dalla legge 20 ottobre 1990 n. 302). — Cass. III, sent. 10111 del 17-4-2008

 

Nel processo tributario, qualora l’Amministrazione fornisca elementi di prova atti ad affermare la falsità di fatture, in quanto emesse per operazioni inesistenti, ed il contribuente offra, anche attraverso la produzione di un giudicato penale, validi indizi in senso contrario o, quantomeno, nel senso della effettiva realizzazione delle operazioni commerciali, anche se con riferimento a soggetti non correttamente identificati, il giudice di merito deve prendere in considerazione il quadro indiziario complessivo, al fine di accertare se le operazioni commerciali oggetto della fornitura siano state effettivamente poste in essere e, quindi, di stabilire la reale entità dell’evasione contestata (fattispecie relativa ad avvisi di accertamento ai fini IRPEF ed ILOR). — Cass. V, sent. 9958 del 16-4-2008

 

La responsabilità ex art. 2087 cod. civ. è di carattere contrattuale, in quanto il contenuto del contratto individuale di lavoro risulta integrato per legge (ai sensi dell’art. 1374 cod. civ.) dalla disposizione che impone l’obbligo di sicurezza e lo inserisce nel sinallagma contrattuale, sicché il riparto degli oneri probatori nella domanda di danno differenziale da infortunio sul lavoro si pone negli stessi termini che nell’art. 1218 cod. civ. sull’inadempimento delle obbligazioni. Ne consegue che il lavoratore deve allegare e provare la esistenza dell’obbligazione lavorativa, del danno ed il nesso causale di questo con la prestazione, mentre il datore di lavoro deve provare che il danno è dipeso da causa a lui non imputabile e cioè di avere adempiuto al suo obbligo di sicurezza, apprestando tutte le misure per evitare il danno. (Nella specie, la S.C., enunciando l’anzidetto principio, ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva escluso la responsabilità del datore di lavoro addebitando alla esclusiva colpa del lavoratore, tenuto ad una particolare diligenza nella sua qualità di caposquadra, l’infortunio occorso al medesimo – il quale, per evitare di essere investito da una cassaforma per il getto di calcestruzzo che i colleghi di lavoro avevano, nel turno lavorativo precedente, male agganciata, si lanciava nella scarpata sottostante riportando gravissime lesioni permanenti – senza considerare adeguatamente quale incidenza causale avessero avuto talune concorrenti circostanze, tra cui la condotta posta in essere dai suddetti colleghi di lavoro e quella del dirigente che presidiava il teatro lavorativo, del cui operato il datore è tenuto a rispondere ai sensi dell’art. 2049 cod. civ., nonché l’altezza alla quale lavorava l’infortunato). — Sez. L, sent. 9817 del 14-4-2008

 

In tema di foro relativo all’opposizione a precetto, l’art. 480, comma terzo, cod. proc. civ. attribuisce alla parte che intende promuovere l’esecuzione forzata una facoltà, consistente nel dichiarare la propria residenza o nell’eleggere domicilio, ma, nel contempo, le impone l’onere di scegliere come tale uno tra i possibili luoghi dell’esecuzione. Pertanto, se la parte istante elegge domicilio in un comune in cui il debitore della prestazione pecuniaria da realizzarsi coattivamente non possiede beni, od in cui non risiede un terzo «debitor debitoris», l’elezione di domicilio resta priva di effetti ed il debitore può proporre l’opposizione a precetto davanti al giudice del luogo nel quale gli è stato notificato il precetto stesso, essendo onere del creditore dimostrare, nel relativo giudizio, che nel comune nel quale egli ha eletto domicilio sarebbe stato possibile sottoporre a pignoramento beni o crediti del debitore. — Cass. III, sent. 9670 del 11-4-2008

 

In tema di obbligazioni, il principio secondo cui anche quando sia dedotto l’inesatto adempimento è sufficiente al creditore la mera allegazione dell’inesattezza della prestazione gravando sul debitore l’onere della prova contraria, non trova deroga nel caso in cui l’inesatto adempimento sia posto a fondamento dell’eccezione di cui all’art. 1460 cod. civ.. — Cass. II, sent. 9439 del 10-4-2008

 

Nel giudizio promosso per la regolamentazione dell’uso della cosa comune, ai sensi dell’art. 1102 cod. civ., la prova dell’esistenza del diritto di comproprietà vantato da colui che ha promosso l’azione, non riguardando né la legittimazione o l’interesse ad agire, né l’oggetto del giudizio, ma costituendo un presupposto della domanda, è necessaria unicamente in caso di contestazione della controparte, l’onere della quale si è ulteriormente rafforzato, quanto ai giudizi instaurati successivamente all’entrata in vigore della legge 26 novembre 1990 n. 353, dal dovere imposto al convenuto dall’art. 167 cod. proc. civ. di prendere posizione nella comparsa di costituzione sui fatti costituenti il fondamento della domanda dell’attore. — Cass. II, sent. 8831 del 4-4-2008

 

In base ai principi generali sulla distribuzione dell’onere della prova, la cooperativa che agisca per i danni derivanti dalla violazione degli obblighi inerenti alla qualità di socio del convenuto è tenuta a dimostrare il fatto costitutivo del suo diritto, rappresentato dalla qualità di socio del convenuto; nel caso in cui quest’ultimo alleghi il fatto estintivo della qualità di socio è tenuto a fornire la prova del recesso e della sua legittimità, mentre la società che contesti la sussistenza o efficacia del recesso può limitarsi a proporre una mera difesa, senza dover introdurre nel processo fatti ulteriori. (Nella specie, la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza della corte territoriale, la quale aveva rigettato la domanda risarcitoria sul presupposto che la società attrice non avesse fornito la relativa prova, invertendo in tal modo l’onere della prova che, in virtù del principio enunciato, incombeva sul socio che aveva eccepito l’esistenza di un valido recesso). — Cass. I, sent. 8531 del 3-4-2008

 

In caso di violazione delle distanze tra costruzioni determinante l’asservimento di fatto del fondo del vicino o la limitazione di una servitù a suo favore, il danno deve ritenersi «in re ipsa», senza necessità di una specifica attività probatoria. (Nella fattispecie, relativa alla violazione della servitù di veduta esercitata dal balcone dell’appartamento sito al primo piano sopraelevato, poiché il proprietario terreno aveva innalzato una tettoia in canne a meno di tre metri, la S. C. ha ritenuto corretta la liquidazione del danno in via equitativa da parte del giudice di merito, in mancanza di effettive prove fornite dal deducente, tenuto conto della modesta limitazione del diritto di prospetto e del modesto vantaggio derivato dall’ampliamento). — Cass. II, sent. 7972 del 27-3-2008

 

La certificazione effettuata dall’INPS, ai sensi dell’art. 58 della legge n. 88 del 1989, in ordine ai dati afferenti alla situazione previdenziale e pensionistica del lavoratore fa piena prova, fino a querela di falso, dei dati in possesso dell’ente nonché degli accertamenti compiuti in occasione del rilascio del certificato medesimo, senza estendersi alla verità della situazione sostanziale, non potendosi ad essa attribuire efficacia costitutiva del diritto alla prestazione previdenziale che, come si desume dall’art. 38 Cost., sorge solo in presenza dei requisiti previsti dalla legge e va provata nei modi ordinari. (Nella specie, relativa ad una erronea attribuzione del numero dei contributi, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata che aveva rigettato la domanda per mancanza di ogni allegazione, da parte del lavoratore, in ordine ai rapporti di lavoro che costituivano il presupposto del rapporto contributivo contestato). — Cass. Sez. L, sent. 7291 del 18-3-2008

 

In tema di accertamento delle imposte sui redditi, l’Amministrazione può procedere ad accertamento induttivo, utilizzando documentazione reperita presso terzi e da costoro elaborata, purché fornisca la prova, anche attraverso presunzioni, della veridicità di tale documentazione e, conseguentemente, dell’inattendibilità della documentazione elaborata dal contribuente. (Nella specie la Corte ha cassato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale in quanto in essa si affermava apoditticamente, e senza alcuna valutazione nei termini che precedono, l’inutilizzabilità della documentazione non elaborata dal contribuente). — Cass. V, sent. 6311 del 10-3-2008

 

A seguito dell’entrata in vigore della legge n. 39 del 1989, l’attività di mediazione può essere svolta solo in presenza dei requisiti prescritti dalla predetta legge e, pertanto, il mediatore consegue il diritto al compenso solo se iscritto nei registri da essa contemplati. In relazione alle attività di mediazione iniziate prima ma concluse dopo l’entrata in vigore della suddetta normativa, il mediatore può far valere il diritto al compenso solo se abbia chiesto l’iscrizione nei nuovi registri, ai sensi dell’art. 9, comma secondo, della citata legge n. 39 del 1989, quanto meno entro la data di conclusione del contratto intermediato, pur se l’iscrizione non sia ancora avvenuta. A tal riguardo è onere del mediatore dimostrare di aver proposto tale domanda mentre, qualora l’iscrizione nei nuovi registri non sia ancora avvenuta, spetta alla parte che contesti il diritto al compenso dimostrare l’eventuale insussistenza dei requisiti per l’iscrizione medesima. — Cass. III, sent. 6292 del 10-3-2008

 

La legittimazione ad agire e contraddire deve essere accertata in relazione non alla sua sussistenza effettiva ma alla sua affermazione con l’atto introduttivo del giudizio, nell’ambito d’una preliminare valutazione formale dell’ipotetica accoglibilità della domanda. Tale accertamento, pertanto, deve rivolgersi alla coincidenza, dal lato attivo, tra il soggetto che propone la domanda ed il soggetto che nella domanda stessa è affermato titolare del diritto e, da quello passivo, tra il soggetto contro il quale la domanda è proposta e quello che nella domanda è affermato soggetto passivo del diritto o comunque violatore di quel diritto. Inoltre, il difetto della relativa allegazione e dimostrazione, in quanto attinente alla regolare costituzione del contraddittorio e, quindi, disciplinata da inderogabile norma di diritto pubblico processuale, è rilevabile anche di ufficio. Invece, l’accertamento dell’effettiva titolarità del rapporto controverso, così dal lato attivo come da quello passivo, attiene al merito della causa, investendo i concreti requisiti d’accoglibilità della domanda e, quindi, la sua fondatezza (nella specie, non avendo il ricorrente dimostrato la sua qualità di erede della parte, deceduta nelle more, nei cui confronti si era tenuto l’appello, in quanto la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà da lui resa non ha valore probatorio nel processo civile, il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile). — Cass. II, sent. 6132 del 6-3-2008

 

Il danno costituito dalla lesione all’integrità psico-fisica del lavoratore causato esclusivamente dall’illegittimità del licenziamento — evento che, in quanto tale, rientra nella dialettica delle relazioni che si svolgono nell’impresa — va identificato in quello conseguente alla mancanza del lavoro e della relativa retribuzione, per cui, costituendo conseguenza solo mediata ed indiretta (e, quindi, non fisiologica e non prevedibile) del licenziamento, non è risarcibile. Solo in caso di licenziamento ingiurioso (o persecutorio o vessatorio), detto danno è risarcibile, trovando la sua causa, immediata e diretta, non nella perdita del posto di lavoro ma nel comportamento intrinsecamente illegittimo del datore di lavoro, occorrendo, peraltro, la dimostrazione da parte del lavoratore — sul quale incombe il relativo onere probatorio — non solo dell’illegittimità del licenziamento, ma anche del carattere ingiurioso (o persecutorio o vessatorio) del licenziamento stesso, nonché dell’avvenuta lesione dell’integrità psico-fisica. — Cass. Sez. L, sent. 5927 del 5-3-2008

 

In tema di ILOR, ai fini del riconoscimento della deduzione prevista dall’art.120, comma quarto, del d.P.R. 22 dicembre 1986, n.917, in favore delle società di persone, con riferimento alle quote di reddito spettanti ai soci che prestino la propria opera nell’impresa come occupazione prevalente, il concetto di prevalenza deve essere riferito al solo reddito del socio in quanto tale e non anche al costo eventualmente affrontato dalla società per compensare il lavoro prestato dal socio in qualità di amministratore o in base ad un rapporto di dipendenza, con la conseguenza che la deduzione non trova applicazione nel caso in cui l’attività svolta in qualità di amministratore risulti prevalente rispetto a quella svolta in qualità di socio. Tale prevalenza deve essere intesa in senso sia qualitativo che quantitativo,e quindi rapportata all’impegno di tempo e di energie fisiche e mentali che l’attività richiede in concreto per essere espletata, rispetto ai quali il corrispettivo economico rappresenta soltanto uno degli elementi di valutazione: pertanto, pur potendosi presumere, secondo l’«id quod plerumque accidit», che ad una maggiore remunerazione corrisponda un maggior impegno lavorativo, deve ritenersi sempre ammessa da parte del contribuente la prova contraria che alla prevalenza del corrispettivo riconosciutogli per l’attività di amministratore non corrisponde una sostanziale prevalenza d’impegno, in quanto ai fini della spettanza della deduzione assume rilievo decisivo l’effettiva prevalenza dell’attività di socio e non già la valutazione economica che ad esso viene attribuita. — Cass. Sez. Un., sent. 5786 del 4-3-2008

 

La mancata valutazione delle risultanze dell’interrogatorio libero (da cui il giudice può semplicemente dedurre motivi sussidiari di convincimento per rafforzare o disattendere le prove già acquisite al processo) costituisce espressione del potere discrezionale del giudice del merito e, conseguentemente, non è sindacabile in sede di legittimità sotto il profilo dell’omessa od insufficiente motivazione su un punto decisivo della controversia. — Cass. III, sent. 5290 del 28-2-2008

 

In materia di prove, l’onere del convenuto, previsto dall’art. 416 cod. proc. civ. per il rito del lavoro, e dall’art. 167 cod. proc. civ. per il rito ordinario, di prendere posizione, nell’atto di costituzione, sui fatti allegati dall’attore a fondamento della domanda, comporta che il difetto di contestazione implica l’ammissione in giudizio solo dei fatti cosiddetti principali, ossia costitutivi del diritto azionato, mentre per i fatti cosiddetti secondari, ossia dedotti in esclusiva funziona probatoria, la non contestazione costituisce argomento di prova ai sensi dell’art.116, secondo comma, cod. proc. civ. — Cass. I, sent. 5191 del 27-2-2008

 

La responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia prevista dall’art. 2051 cod. civ. ha carattere oggettivo e perché possa configurarsi in concreto è sufficiente che sussista il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno arrecato, senza che rilevi al riguardo la condotta del custode e l’osservanza o meno di un obbligo di vigilanza, in quanto la nozione di custodia nel caso rilevante non presuppone né implica uno specifico obbligo di custodire analogo a quello previsto per il depositario, e funzione della norma è, d’altro canto, quella di imputare la responsabilità a chi si trova nelle condizioni di controllare i rischi inerenti alla cosa, dovendo pertanto considerarsi custode chi di fatto ne controlla le modalità d’uso e di conservazione, e non necessariamente il proprietario o chi si trova con essa in relazione diretta. Ne consegue che tale tipo di responsabilità è esclusa solamente dal caso fortuito (da intendersi nel senso più ampio, comprensivo del fatto del terzo e del fatto dello stesso danneggiato), fattore che attiene non già ad un comportamento del custode (che è irrilevante) bensì al profilo causale dell’evento, riconducibile non alla cosa che ne è fonte immediata ma ad un elemento esterno, recante i caratteri dell’imprevedibilità e dell’inevitabilità. L’attore che agisce per il riconoscimento del danno ha, quindi, l’onere di provare l’esistenza del rapporto eziologico tra la cosa e l’evento lesivo, mentre il custode convenuto, per liberarsi dalla sua responsabilità, deve provare l’esistenza di un fattore estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere quel nesso causale.(Nella specie, applicando il riportato principio, in relazione ad un infortunio occorso al ricorrente nel tuffarsi nel lago di Garda da un pontile di attracco per imbarcazioni, la S.C. ha confermato la decisione del giudice di merito che aveva escluso la responsabilità della proprietaria del pontile ma ha corretto la motivazione affermando che nella fattispecie, contrariamente a quanto affermato nella sentenza impugnata, era irrilevante che la proprietaria del pontile non avesse la consapevolezza del fatto che questo veniva utilizzato in modo anomalo dai bagnanti). — Cass. III, sent. 4279 del 19-2-2008

 

Ai fini della prova della sussistenza del giustificato motivo obiettivo del licenziamento, l’onere della dimostrazione della impossibilità di adibire il lavoratore nell’ambito della organizzazione aziendale — concernendo un fatto negativo — deve essere assolto mediante la dimostrazione di correlativi fatti positivi. Detto onere deve comunque essere mantenuto entro limiti di ragionevolezza, sicché esso può considerarsi assolto mediante il ricorso a risultanze di natura presuntiva o indiziaria, con l’ulteriore precisazione che il lavoratore, pur non essendo gravato dalla relativa incombenza probatoria, che grava per intero sul datore di lavoro, ha comunque un onere di deduzione e di allegazione di tale possibilità di reimpiego. (Nel caso di specie, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata, che, a fronte del licenziamento del lavoratore preposto alla gestione della filiale della società in Genova, ha accertato — come tempestivamente dedotto dal lavoratore — che il datore di lavoro aveva provveduto ad assumere altro dipendente nella sede di Milano con la stessa qualifica del licenziato subito dopo il licenziamento e che altra assunzione, sempre per lo svolgimento delle medesime mansioni, era stata disposta nel periodo in cui la società aveva già programmato la chiusura della sede genovese). — Cass. Sez. L, sent. 4068 del 19-2-2008

 

Lo spoglio costituisce atto illecito che lede il diritto del possessore alla conservazione della disponibilità della cosa e obbliga chi lo commette al risarcimento del danno, sicché la relativa condotta materiale deve essere sorretta da dolo o colpa, la cui prova incombe, secondo i principi generali in tema di ripartizione dell’onere probatorio, su chi propone la domanda di reintegrazione. — Cass. II, sent. 3955 del 18-2-2008

 

Il danno conseguente alla violazione delle norme del codice civile e integrative di queste relative alle distanze nelle costruzioni si identifica nella violazione stessa, costituendo un asservimento «de facto» del fondo del vicino al quale, pertanto, compete il risarcimento senza la necessità di una specifica attività probatoria. Nel caso, invece, di violazioni di norme speciali di edilizia non integrative della disciplina del codice, mancando un asservimento di fatto del fondo contiguo, il proprietario di questo è tenuto a fornire una prova precisa del danno, sia in ordine alla sua potenziale esistenza che alla sua entità obiettiva, in termini di amenità, comodità, tranquillità ed altro. — Cass. II, sent. 3199 del 11-2-2008

 

In tema di licenziamento individuale e di distribuzione degli obblighi e degli oneri di cui all’art. 2 legge n. 604 del 1966 e successive modificazioni, vi è distinzione tra la mancanza di richiesta dei motivi di licenziamento e la mera denunzia della loro tardività, posto che mentre nel primo caso non trova applicazione l’ultima parte del disposto del comma 2 dell’art. 2 della legge citata, mancando il presupposto per l’osservanza dell’onere, incombente sul datore di lavoro, della comunicazione scritta dei motivi di licenziamento da inoltrare nel termine perentorio di sette giorni dalla richiesta (previsto a pena di inefficacia del licenziamento), nel secondo caso, invece, in cui viene eccepita dal datore di lavoro la mera tardività della richiesta da parte del lavoratore dei motivi di licenziamento, incombe sul lavoratore l’onere di provare l’effettuazione di detta richiesta entro il termine di quindici giorni dalla comunicazione per iscritto del licenziamento al fine di indurre il datore di lavoro a specificare, entro un termine necessariamente breve, in quanto imposto dall’esigenza di concentrare la contestazione e la difesa, le ragioni poste a base del recesso. — Cass. Sez. L, sent. 2498 del 1-2-2008

 

In tema di eccezione di simulazione di prezzo opposta dall’acquirente di bene immobile al curatore del fallimento del venditore che agisce, ai sensi dell’art. 67, n. 1, legge fall., per la dichiarazione di inefficacia dell’atto, spetta al convenuto l’onere di provare, sulla base di un documento di data certa anteriore al fallimento ex art. 2704 cod. civ., il versamento del maggior prezzo dissimulato e poi il collegamento di tale versamento con il contratto revocabile; ne consegue, per il caso in cui la prova documentale della simulazione relativa sia data da una serie di documenti tra loro ricollegabili, che ciascuno di essi, secondo il regime probatorio suo proprio, deve avere data certa anteriore al fallimento. (Applicando tale principio, la S.C. ha parzialmente riformato la sentenza di merito, che aveva ritenuto provata la simulazione di una parte del prezzo dalla prova per testi, ammessa oltre i limiti dell’art. 2722 cod. civ. ed al fine di dimostrare la causale del rilascio di cambiali, cui era stato però negato il predetto requisito della data certa). — Cass. I, sent. 1759 del 28-1-2008

 

In tema di revocatoria fallimentare del pegno, costituito a garanzia dei debiti nascenti su conto corrente, la sussistenza, all’epoca dell’atto costitutivo, di un ammontare dell’esposizione inferiore al valore del bene dato in garanzia (nella specie, un certificato di deposito) e rientrante nei limiti dell’apertura di credito, non preclude la riferibilità dell’azione all’intero atto, ai sensi dell’art. 67, primo comma, n. 3 legge fall., in quanto stipulato in favore della banca non solo a garanzia del debito per la parte di fido utilizzato, dunque da valutarsi alla stregua di debito non scaduto, ma anche per i debiti futuri; ne consegue l’obbligo per la banca di restituire l’intero pegno o il suo equivalente monetario. — Cass. I, sent. 1745 del 25-1-2008

 

Ove l’Amministrazione finanziaria contesti al contribuente il diritto a godere dei benefici fiscali previsti per l’acquisto della prima casa, l’Amministrazione stessa ha l’onere di provare il previo acquisto di altri immobili da parte del contribuente attraverso la produzione dei relativi atti, i quali, per essere soggetti a registrazione, sono necessariamente in suo possesso. (Nella specie la S.C. ha cassato la sentenza di merito che aveva ritenuto sufficiente, ai fini della dimostrazione della titolarità di più immobili da parte del contribuente, la produzione in giudizio di una stampa del risultato dell’interrogazione della banca dati dell’anagrafe tributaria). — Cass. V, sent. 1612 del 25-1-2008

 

Qualora il fallito, dopo l’apertura della procedura concorsuale, intraprenda una nuova attività economica autorizzata e si avvalga della collaborazione di un terzo, i pagamenti in favore di quest’ultimo eseguiti dal fallito ricadono nel regime generale di inefficacia dell’art. 44 della legge fall. se non viene dimostrato, da parte di chi ne invoca l’immunità dalle iniziative recuperatorie della curatela, la natura di costi inerenti alle operazioni che, ai sensi della diversa disposizione di cui all’art. 42 secondo comma del citato decreto, sono destinate ad incrementare l’attivo concorsuale con beni sopravvenuti al fallito. (La S.C. ha affermato il principio per cui la curatela ha facoltà di ottenere la restituzione degli esborsi del fallito ad un terzo, in difetto di una qualsiasi prova di effettiva acquisizione all’attivo fallimentare di un reddito proveniente dall’attività autorizzata, di cui quei pagamenti costituissero passività). — Cass. I, sent. 1600 del 24-1-2008

 

È configurabile il nesso causale — la cui sussistenza deve essere provata dal danneggiato ai sensi della norma generale prevista dall’art. 2697 cod. civ. — fra il comportamento omissivo del medico e il pregiudizio subito dal paziente qualora attraverso un criterio necessariamente probabilistico si ritenga che l’opera del medico, se correttamente e prontamente prestata, avrebbe avuto serie ed apprezzabili probabilità di evitare il danno verificatosi. (Nella specie, la S.C., in applicazione del riferito principio, ha confermato la sentenza dei giudici appello secondo cui l’omissione del monitoraggio della paziente in un dato arco temporale era irrilevante in quanto l’evento lesivo — grave anossia cerebrale del feto — si sarebbe comunque verificato pure nel caso in cui il monitoraggio fosse stato effettuato, avendo i predetti giudici accordato prevalenza al significato del dato della limpidezza del liquido amniotico al momento della rottura del sacco su quello dell’alterazione del PH nel sangue del feto alla nascita, indicativo, secondo i ricorrenti, che l’anossia cerebrale si era verificata nel periodo in cui era stato omesso il monitoraggio, ritenendo la corte di appello, con piena adesione al parere espresso dal primo CTU, che l’anossia fosse insorta dopo l’amnioressi nel corso del parto). — Cass. III, sent. 867 del 17-1-2008

 

Responsabilità dei gestori di una palestra per i danni provocati ad un associato da una cyclette difettosa – Prova liberatoria – Ripartizione dell’onere probatorio – La responsabilità prevista dall’art. 2051 cod. civ. per i danni cagionati da cose in custodia presuppone la sussistenza di un rapporto di custodia della cosa e una relazione di fatto tra un soggetto e la cosa stessa, tale da consentire il potere di controllarla, di eliminare le situazioni di pericolo che siano insorte e di escludere i terzi dal contatto con la cosa; detta norma non esonera il danneggiato dall’onere di provare il nesso causale tra cosa in custodia e danno, ossia di dimostrare che l’evento si è prodotto come conseguenza normale della particolare condizione, potenzialmente lesiva, posseduta dalla cosa mentre resta a carico del custode offrire la prova contraria alla presunzione «iuris tantum» della sua responsabilità, mediante la dimostrazione positiva del caso fortuito, cioé del fatto estraneo alla sua sfera di custodia, avente impulso causale autonomo e carattere di imprevedibilità e di assoluta eccezionalità. (Nella specie la S.C., in applicazione dell’enunciato principio, ha rigettato il ricorso avverso la sentenza di appello che, valutati esaurientemente tutti gli elementi del caso concreto, aveva ritenuto sussistente la responsabilità continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezione III, Sentenza 17-1-2008, n. 858

 

In tema di responsabilità extracontrattuale per danno causato da attività pericolosa da emostrasfusione, la prova del nesso causale, che grava sull’attore danneggiato, tra la specifica trasfusione ed il contagio da virus HCV, ove risulti provata l’idoneità di tale condotta a provocarla, può essere fornita anche con il ricorso alle presunzioni (art. 2729 cod. civ. ), allorché la prova non possa essere data per non avere la struttura sanitaria predisposto, o in ogni caso prodotto, la documentazione obbligatoria sulla tracciabilità del sangue trasfuso al singolo paziente, e cioè per un comportamento ascrivibile alla … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza 11-1-2008, n. 582

 

Responsabilità contrattuale della struttura sanitaria – In tema di responsabilità contrattuale della struttura sanitaria e di responsabilità professionale da contatto sociale del medico, ai fini del riparto dell’onere probatorio l’attore, paziente danneggiato, deve limitarsi a provare l’esistenza del contratto (o il contatto sociale) e l’insorgenza o l’aggravamento della patologia ed allegare l’inadempimento del debitore, astrattamente idoneo a provocare il danno lamentato, rimanendo a carico del debitore dimostrare o che tale inadempimento non vi è stato ovvero che, pur esistendo, esso non è stato eziologicamente rilevante (nella specie la .S.C. ha cassato la sentenza di merito che — in relazione ad una domanda risarcitoria avanzata da un paziente nei confronti di una casa di cura privata per aver contratto l’epatite C asseritamente a causa di trasfusioni con sangue infetto praticate a … continua a leggere ► Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza 11-1-2008, n. 577

 

Locazione – Pagamento degli oneri condominiali – Contestazione del credito da parte del conduttore – Onere probatorio del locatore – In tema di locazione di immobili urbani, qualora il conduttore, convenuto in giudizio per il mancato pagamento di oneri condominiali, contesti che il locatore abbia effettivamente sopportato le spese di cui chiede il rimborso o ne abbia effettuato una corretta ripartizione, incombe al locatore stesso, ai sensi dell’art. 2697 cod.civ., dare la prova dei fatti costitutivi del proprio diritto, i quali non si esauriscono nell’aver indirizzato la richiesta prevista dall’art. 9 della legge n. 392 del 1978, necessaria per la costituzione in mora del conduttore e per la … continua a leggereCassazione Civile, Sezione 3, Sentenza 1-4-2004, n. 6403